ROMA – “Vivere per lavorare o lavorare per vivere…”: sono le parole di “Una vita in vacanza”, canzone scritta e arrangiata dal gruppo Lo Stato Sociale, con la quale ha gareggiato a Sanremo 2018. Si tratta di una riflessione sul mondo del lavoro di oggi in cui spesso si deve per forza identificare una persona con la professione che svolge. Il brano descrive il sogno di ogni giovane (ma non solo…), cioè la voglia di lavorare per puro piacere e non perché spinti solamente dalla necessità o dal dovere.
La domanda che prima o poi tutti dovremmo porci è proprio questa: vogliamo vivere per lavorare o lavorare per vivere?”
Un quesito non banale, soprattutto di questi tempi. Dovendo fare un discorso più generale sul benessere di una persona, va detto che è importante che un uomo o una donna si sentano realizzati in una professione o in un lavoro, ma la loro vita non può essere limitata a questo. E’ importante avere una famiglia, coltivare relazioni sane e soddisfacenti, interessi e passioni. Vivere per lavorare, dunque, non è l’auspicio migliore.
La giornata dei lavoratori, donne in primis, è diventata un puzzle da comporre giorno dopo giorno sperando che i pezzi la sera si incastrino bene tra loro. L’ideale sarebbe, senza alcun dubbio, applicare la teoria dei “tre otto” vale a dire otto ore di lavoro, otto di ozio (o comunque da dedicare a se stessi) e otto per dormire. Il tempo, però, sfugge sempre di più dalle mani, come se si fosse ristretto.
Un po’ di sana ambizione va bene, ma bisogna fare attenzione: il lavoro non deve diventare la nostra “droga”; non dobbiamo diventare schiavi del nostro lavoro, privandoci dei piaceri della vita e isolandoci sempre più. La quotidianeità deve essere bilanciata con altri fattori come la salute, la famiglia, gli amici, gli affetti, la necessità di dedicare tempo a se stessi, ai propri progetti. Trovare il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata è sempre più difficile soprattutto in un società che va avanti senza lasciare il tempo per poter conciliare l’attività lavorativa con gli altri aspetti della vita.
Il modo in cui si impiega il tempo libero può rivelare molto dell’impatto che il lavoro ha nella vita di ognuno di noi. Chi lavora per vivere è consapevole del valore del tempo trascorso sul luogo di lavoro e, di conseguenza, è consapevole di quante ore di lavoro sono necessarie per fare un acquisto. Di contro le persone che vivono per lavorare spendono con maggior difficoltà sia perché hanno meno tempo e sia perché la loro mente è totalmente presa dalle preoccupazioni che derivano dal proprio lavoro da non riuscire a concentrarsi su altro.
Vale la pena riflettere su una frase di Platone: “Non bisogna tenere in massimo conto il vivere come tale, bensì il vivere bene” . Ecco, consideriamo il lavoro come lo strumento per vivere bene e, in quanto strumento, dobbiamo saperlo ben calibrare in termini organizzativi, evitando che ci faccia star male mettendoci in difficoltà e rovinando la nostra vita.
Adele Paglialunga
Decisamente un gran bell ‘articolo brava!!!!