PALERMO – Maruzza era avvezza alle quarantene forzate. Nel tempo che fu, le sue tre gravidanze l’avevano costretta a fermarsi e ad attendere con santa pazienza che le creaturine stessero al sicuro sino al nono mese. Quando era incinta del suo secondo figlio, il soffitto di una stanza di ospedale prima e quello della sua camera da letto dopo, erano stati per quasi due mesi il suo unico cielo. Però si trattava di quarantene private: sofferte, ma comunque felici, necessarie per dare alla luce una vita. Ora la faccenda è molto diversa: bisogna stare tutti a casa per sfuggire al coronavirus e impedire che il contagio semini morte.
Così a Maruzza torna in mente la massima di Epicuro: “Vivi nascosto”. Ma, nel quarto secolo avanti Cristo, il filosofo greco non intendeva la solitudine e la vita ritirata come una fuga dalla società, ma come una modalità per non cedere alla lusinga del successo e dei falsi idoli, e come un mezzo per entrare in contatto con la propria interiorità e vivere con maggiore serenità e consapevolezza. Nei nostri giorni l’invito di Epicuro ha una valenza ben diversa, quella dell’obbligo di restare a casa, giustamente impartito dal Governo italiano per fronteggiare, col distanziamento sociale, la pericolosa epidemia. “Vivi nascosto” ovvero “Resta a casa” è quindi, per necessità, l’attuale condizione esistenziale degli italiani.
Maruzza si è attrezzata per dare a questi giorni – la cui durata si prevede lunga e assai incerta – un ritmo, una direzione e un senso: si dà un tempo per cucinare, uno per pulire, uno per rigovernare, uno per stare al balcone, uno per tenere i contatti col mondo via web o via telefono, uno per annaffiare le piante e uno per godere su Skype dei sorrisi dei nipotini. In questo assai difficile frangente, Maruzza benedice la vita per la grazia delle sue relazioni virtuali, con parenti, colleghi/colleghe e amiche/amici preziosi. Comprese due silenziose alleate speciali: lettura e scrittura, che mai come in questo momento le stanno donando aiuto e sollievo. Ad esempio, gli scenari complessi e allarmanti di una pandemia, lei – come tanti amanti della letteratura – li conosceva da tempo, avendo letto e riletto “I promessi sposi” del nostro Alessandro Manzoni e l’inquietante “Cecità” di José Saramago. E poi, da studiosa di Storia, ricordava l’esempio di Anna Frank, capace di vivere rinchiusa per due lunghi anni in una stanzetta: nascondiglio che l’avrebbe salvata, se lei e la sua famiglia non fossero stati traditi e consegnati ai nazisti.
Maruzza prendeva poi lezioni di resilienza da Nelson Mandela, in carcere per ben 27 anni per la sua lotta contro l’apartheid, prima di diventare presidente del Sudafrica. Certo aveva paura anche lei, con nostra sorella Morte padrona di casa nel suo Paese. Le frequenti sirene delle autoambulanze le istillavano poi un’ansia sottile. Cercava però di tenere lontani gli improvvidi e perniciosi rumori di fondo: le chiacchiere senza costrutto, le chat immondezzaio, le ansie irrazionali… Per fortuna, il pranzo da preparare, l’articolo da scrivere e le mutande da lavare le offrivano una salutare distrazione. E poi un giorno sarebbe finita, questa vera, lunga Quaresima: l’aveva definita così una zietta che aveva già compiuto 100 anni. Zietta che se ne stava a casa tranquilla, recitando le lodi, i vespri e il rosario. Ed era lei a chiedere per prima, al telefono, notizie della salute di nipoti e pronipoti, specie di quelli lontani…
Maruzza nutriva nel cuore una grande speranza: che dopo questo calvario, l’Italia intera avrebbe mostrato a se stessa e al mondo una nuova Rinascita, basata su un’economia solidale, non più schiava del dio profitto, ma attenta ai lavori e ai settori davvero importanti. E, come tutti, sognava un’etica nuova, attenta a ciò che nella vita conta davvero. E infine sperava in una nuova politica, capace di occuparsi dei bisogni reali del nostro Paese: la sanità, la ricerca scientifica, l’energia pulita, la cultura, le comunicazioni e i trasporti, l’armonia e la sicurezza sociale, l’equa condivisione di risorse e beni comuni. Allora, forza Italia…
Maria D’Asaro
grazie Maria aiutiamoci !