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Viva il Reading party, la “festa” della lettura

di | 2024-10-02T18:41:33+02:00 6-10-2024 1:10|Attualità, Sezione 3|0 Commenti

MILANO – In un mondo che legge sempre meno i gruppi di lettura sono diventati “cool” e si sono trasformati in party, reading party per l’esattezza. La tendenza arriva dagli Stati Uniti, dove Ben Bradbury, Tom Worcester, Charlotte Jackson e John Lifrieri (quattro ventenni newyorkesi appassionati di lettura) hanno creato una serie di eventi a tema. Si tratta di ragazzi normali, inseriti nella vita moderna che hanno ideato delle vere e proprie feste che coinvolgono decine di persone che si incontrano in location interessanti per leggere, commentare insieme, scambiarsi impressioni, conoscersi sulla base di una passione comune: la lettura. Sono occasioni di “connessione” con chi ha la stessa passione per i libri che però contempla contemporaneamente una disconnessione dal digitale, il solo modo per immergersi nel mondo fantastico del libro che si ha in mano estraniandosi e assaporando la parola scritta.

Ma cosa può aver spinto dei giovani a realizzare party di questo genere? Una riflessione: la vita reale frenetica e quella digitale spesso ingombrante fanno sì che il libro venga accantonato. Allora diventa un’esigenza, per poter recuperare spirito critico e voglia di trovare argomenti nuovi di discussione e confronto, leggere libri in luoghi belli, accoglienti, e confortevoli. Rigorosamente con gli smartphone spenti, o quantomeno silenziosi. Un modo nuovo per conoscere altre persone, uscire dalla solitudine creata dal mondo digitale, uscire di casa e trovarsi a trascorrere del tempo con altri essere umani per scoprire argomenti interessanti di cui parlare a partire dalla lettura di un libro che si può portare da casa o scegliere sul posto tra quelli proposti. Il reading party diventa così la risposta a un desiderio diffuso di tirarsi fuori dal flusso della contemporaneità, di “staccare”, senza che si tratti necessariamente di un’esigenza intellettuale.

Un’intervista ad uno dei cofondatori del format originale, chiamato Reading Rhythms, ha permesso di ricostruire la storia dei reading party partendo proprio dal primo step. Si tratta di Tom Worcester che racconta: “Un anno fa io e Ben, il mio coinquilino britannico che vive qui con me a New York, ci siamo resi conto di non avere più tempo per leggere. All’epoca entrambi conducevamo delle vite sociali attive, andavamo a ballare, ai concerti, avevamo tante occasioni per divertirci e per passare delle serate spensierate con i nostri coetanei, ma è come se le nostre vite sociali così vivaci entrassero in conflitto con la lettura, che è stata una parte importante della nostra amicizia, una parte fondamentale di ciò che siamo. Sentivamo una specie di frustrazione, un turbamento. Una sera ho bussato alla porta della stanza di Ben e abbiamo deciso che sarebbe stato bello passare dalle parole ai fatti, organizzando delle feste di lettura a casa nostra. Il rooftop del nostro palazzo è piccolo, può ospitare 20 persone massimo, ma non era niente male. All’inizio abbiamo coinvolto 5-10 invitati per leggere insieme. Abbiamo deciso che noi due avremmo fatto da moderatori, ci sarebbero state due sessioni di lettura, con un intermezzo tra l’una e l’altra e poi una discussione finale”.

Come è stato il primo reading party, incalza l’intervistatore? “Abbiamo creato un po’ di atmosfera con delle luci prestate da uno dei nostri amici, allestendo una specie di set cinematografico, molto cool, con dei drappi un po’ esotici. Come sottofondo la playlist musicale di Ben, chiamata Reading Rhythms con sonorità pensate per conciliare la lettura. Dei piccoli accorgimenti che hanno reso il tutto più accattivante”. Alla domanda su come si sono sentiti alla fine di quella sessione di lettura ha risposto spiegando che alla fine dell’evento si sono guardati e si sono detti: “Wow, è stato molto meglio di quanto potessimo immaginare”.

Quella strana idea di festa di lettura funzionava perciò bisognava continuare e strada facendo i partecipanti sono aumentati tanto da richiedere spazi sempre più grandi. Da lì è partito un grande successo che sta arrivando in Europa e anche in Italia. A New York le location scelte variano: ci sono i pub, le terrazze con vista mozzafiato sulla città e i ristoranti, ma anche boutique, gallerie d’arte e parchi. Gli eventi in genere prevedono l’acquisto di un biglietto e vengono pubblicizzati sui social, con l’invito a presentarsi anche da soli e con il libro preferito in borsa, oppure di sceglierne uno direttamente dalla selezione che viene proposta.

In Italia sono nate diverse iniziative tra cui “Viaggiare coi libri” che è un progetto ideato dalle book influencer Giulia Buzzoni e Gaia Lapasini. Organizzano ritiri di lettura, picnic letterari al parco e anche reading party, come quello organizzato a Milano, all’Ècate Caffè Libreria per leggere. A Roma l’Urban Book Club organizza reading party. Anche Tlon, il progetto di divulgazione filosofica di Maura Gancitano e Andrea Colamedici, ha organizzato, a fine aprile 2024, il suo primo Party letterario, nella Libreria Teatro Tlon, a Roma. A Bari ci sono i Silent reading party sul tetto del Collettivo “Bandelle” di Ilenia Caito: si lasciano i cellulari in una cesta, ognuno sceglie un posto,: una seduta, un cuscino, un telo, e si inizia a leggere. Un Party letterario decisamente più spirituale, tra campane tibetana e momenti di meditazione, è stato “condotto” in Emilia Romagna da Richard Romagnoli, coach fondatore dell’Happygenetica.

Viene da chiedersi quali siano gli ingredienti del successo di queste iniziative. La risposta è semplice: offrire un’opportunità, un’occasione per incontrarsi spendendo bene il proprio tempo. Il boom si è poi ottenuto grazie al video realizzato per TikTok da una delle co-fondatrici. Lo slogan “non il solito drink, non la solita cena ma un’occasione per leggere e conoscere gente nuova”. E da lì a pochi giorni il post ha superato il milione di visualizzazioni. La cosa è quindi diventata di dominio pubblico. Anche il New York Times se ne è accorto e la giornalista Molly Young, dopo aver partecipato ad uno di questi eventi, ha scritto un articolo che ha fatto il giro del mondo.

Un vero successo che continua a far parlare di sé e a dilagare ovunque.

Margherita Bonfilio

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