RIETI – WeMove Europe è un’organizzazione indipendente, per promuovere un’Europa per le persone e il pianeta; le sue campagne rispecchiano la missione del movimento e la sua visione per l’Europa. “Noi crediamo che i politici europei debbano mettere al primo posto le persone e il pianeta e crediamo che i cittadini abbiano il potere di realizzare questo cambiamento. Se siamo uniti, è possibile immaginare un’Europa in cui le persone e il pianeta siano al primo posto. Non siamo affiliati a nessuna azienda privata, nessun governo e nessuna istituzione statale. Siamo guidati dalla nostra comunità, fatta da più di un milione di persone che, insieme a noi, si danno da fare per trasformare l’Europa in un posto migliore per tutti. Il nostro lavoro si fonda sui valori di uguaglianza, sostenibilità e democrazia”.
La politica è però molto carente sui diritti umani, civili, sociali, libertà, democrazia, uguaglianza, tolleranza, Il potere è in mano a pochi, l’attenzione è rivolta all’incremento dei profitti, con effetti devastanti su ambiente, economia, democrazia, sulle nostre vite quotidiane e quelle dei rifugiati, che vengono brutalmente respinti alle frontiere. I cittadini possono incidere aderendo alle campagne promosse dal movimento, per stimolare un’Europa che prenda seriamente in considerazione le misure per il clima, il benessere, attenta ai bisogni delle persone e alla natura.
In questi giorni il movimento ha lanciato una petizione, una raccolta firme indirizzata alla Commissione europea, al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione europea, a Carlo Nordio, Ministro della Giustizia, e Vincenzo Celeste, Rappresentante permanente presso l’Unione Europea per chiedere all’UE di rafforzare e adottare entro breve la Direttiva sulla violenza contro le donne e la violenza domestica. E’ la prima legge continentale per proteggere le donne dalla violenza. Questa direttiva dovrebbe penalizzare tutte le forme di sfruttamento delle donne, inclusa la violenza sessuale e l’abuso della sessualità femminile, oltre a tutte le forme di violenza online contro donne e ragazze.
La direttiva impone l’istituzione di centri di emergenza per le vittime che sopravvivono alle violenze, supporto telefonico gratuito disponibile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, rifugi per donne e bambini, qualsiasi sia il loro status di residenza, ma alcuni paesi sono ancora indecisi, oppure decisi a fermare questa legge. Nelle prossime settimane decideranno ufficialmente da che parte schierarsi. “Se non dovessero approvarla, potremmo perdere questa opportunità storica per proteggere donne e ragazze – scrive il movimento -. Chiediamo inoltre di stabilire meccanismi di supporto specializzato di alto livello per proteggere le donne che sopravvivono alle violenze e assicurare loro accesso alla giustizia”.
Nonostante i progressi fatti negli ultimi decenni in termini di uguaglianza di genere, in nessun paese d’Europa le donne e le ragazze possono dire di essere completamente al sicuro dalle violenze. In nessun posto, la vita di una donna o di una ragazza può ritenersi protetta da eventuali forme di violenza, che sia in casa o negli spazi pubblici, inclusi gli uffici o le piattaforme online. Nella UE una donna su tre ha subito una qualche forma di violenza fisica e/o sessuale, metà delle donne ha subito molestie sessuali a partire dai 15 anni, ma questa è solo la punta dell’iceberg, perché molte non denunciano.
Nell’ultimo decennio la violenza di genere è aumentata, ogni giorno due donne vengono uccise in Europa per mano dei loro partner attuali o ex-partner con lo stesso obiettivo: metterle a tacere e relegarle ad un ruolo di subordinazione.
Le organizzazioni che si occupano dei diritti delle donne stanno lavorando senza sosta per assicurare che la Direttiva copra il maggior numero possibile di violenze, tutte le forme di violenza sessuale e riproduttive (incluse le mutilazioni genitali), misure specifiche volte a proteggere le donne sopravvissute a qualsiasi forma di violenza di genere e a fornire loro supporto specializzato, accesso alla giustizia e al risarcimento.
A peggiorare le cose: le donne che sopravvivono alle violenze non hanno un’adeguata protezione né il supporto necessario. Ora, abbiamo la possibilità di fermare questa tremenda ingiustizia firmando la petizione. C’è molto da fare in questo campo, inclusa una legge che tuteli i figli di donne uccise. Un click può fare la differenza.
Francesca Sammarco
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