Lettera ad una bambina, contro la violenza sulle donne
Un dolce guardarsi al profumo di felicità accompagnava il tuo instancabile lamento, mentre – con un fare quasi ingenuo – ti lasciavi cadere fra le braccia di Morfeo. I nostri occhi intrecciati splendevano come stelle nel cuore di un cielo di luglio, e la mia mente, trasportata da un dolce mescolarsi di pathos e fantasia, navigava nell’oceano delle preoccupazioni.
Ti osservavo, ed osservandoti pensavo che un giorno apparentemente lontano saresti diventata donna in un mondo troppo piccolo per prendersi cura della tua grandezza. Donna fra le mille conseguenze, donna fra le mille battaglie da affrontare, donna fra gli sbalzi d’umore e quella meravigliosa capacità di saper sorridere sempre. Anche contro il mondo. Ti scontrerai con la crudeltà di chi credeva che la vita fosse solo un gioco, affogando le conseguenze di un amore a cui hanno strappato il lieto fine nei pugni sporchi e beceri di un uomo senza dignità.
Dovrai sopportare le ingiurie di chi ti regalerà un insulto per la sola colpa di essere nata fragile, perché – dicono – l’appellativo di donna dai facili costumi, magari per un vestito troppo corto e che ti imbarazza un po’, può essere definito uno scherzo, un argomento su cui ridere davanti ad una birra che si ghiaccia insieme ai cuori. E chissà cosa penserai quando, un direttore chiuso nel suo ufficio da troppo tempo, giudicherà il tuo lavoro come si giudica un qualcosa di poca importanza, soltanto perché “alcuni mestieri una donna non li può fare”.
Ti arrabbierai, ed arrabbiandoti continuerai a credere che una donna è simbolo di vita, di fecondità, di un’inalienabile libertà che non può essere sottratta. Mi arrabbierò, ed arrabbiandomi continuerò a credere che un giorno, la violenza di genere, sarà sconfitta dalla forza immane della cultura. Lotteremo affinché la tua adolescenza non sia un continuo guardarsi intorno per poi chiedersi se, anche in quella giornata, avrai fatto il possibile per apparire quella che sei: una donna orgogliosa di poter essere definita tale. E quando un uomo sarà troppo duro con te, quando tenterà di poggiare i piedi sulla tua testa che non merita di essere calpestata, non avere il timore di affrontare i suoi sbagli. Se ti dirà che tutto è lecito e niente è proibito dalla dura legge della coscienza, lascialo affogare nel mare delle sue debolezze.
E mentre penserai che la violenza fa parte di un essere umano troppo debole per riuscire a scontrarsi con la forza di una carezza, incontrerai chi – senza volere nulla in cambio – porterà un sorriso in mezzo a quelle guance troppe volte rigate dalle lacrime.
Perché una donna vince sempre. Anche contro il pregiudizio. Anche contro la violenza. Anche contro quel male intimorito da chi, con le mani, lascia in dono carezze e sogni.
Alessio Campana
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