//Valle d’Itria da scoprire e tutta da assaporare

Valle d’Itria da scoprire e tutta da assaporare

di | 2019-08-25T06:26:35+02:00 25-8-2019 6:31|Punto e Virgola|0 Commenti

Alla scoperta della Valle d’Itria; un angolo di Puglia abbastanza noto, ma comunque meritevole di essere vissuto per qualche giorno, All’incrocio di tre province (Taranto, Bari e Brindici), la zona è particolarmente conosciuta per i trulli, antiche costruzioni a tronco di cono, realizzate con lastre di pietra (dette “chianche”), posizionate con maestria da esperti “fabbricatori”. Conviene partire da Martina Franca (il centro più popoloso), che ospita ogni estate il Festival della Valle d’Itria, prestigiosa manifestazione musicale dedicata al barocco, particolarmente apprezzata dai cultori della materia. Al centro del Tarantino (circa 50mila abitanti) fanno corona una serie di comuni più piccoli, ma non per questo meno attraenti: Locorotondo e Alberobello (provincia di Bari), Ceglie Messapica e Cisternino (nel Brindisino). Poche centinaia di chilometri quadrati che racchiudono preziosi scrigni di arte, reperti archeologici, musei rupestri, antiche chiese: tutti da godere attraverso percorsi guidati nei quali il contatto con la storia e con la natura ritempra mente e cuore.

Orecchiette al sugo

Posizionata praticamente a metà strada tra mar Tirreno e mar Ionio, la Valle d’Itria è agevolmente raggiungibile sia in auto che in aereo (utilizzabili gli scali di Bari e Brindisi), un po’ meno in treno. E quindi alla bellezza dei luoghi e ad un clima decisamente meno afoso anche nei giorni più caldi dell’estate, affianca la possibilità di trascorrere piacevoli giornate marine su spiagge che ben poco hanno da invidiare a quelle più famose dello Stivale.

Il capocollo di Martina Franca

Un capitolo a parte merita la gastronomia che, pur evolvendosi verso i canoni della modernità, non ha affatto perso le caratteristiche più intime del passato: dalla classiche orecchiette (apprezzate con ogni tipo di condimento, ma imperdibili con il ragù di polpette e una spolverata di cacioricotta) alle fave e cicorie; dalle verdure (melanzane, zucchine e peperoni in primis) cucinate e preparate in mille modi alle carni, alle salsicce, ai fegatini, agli “gnomarieddi” (piatto iperpovero che utilizza le interiora), alle “bombette” (involtini di carne cotti alla barce e farciti con salumi e caciocavallo). Un trionfo di sapori semplici e caratteristici…

Gli “gnomarieddi”

Un piccolo capitolo meritano i latticini (mozzarelle, scamorze, burrate, caciocavallo, formaggi a pasta dura e molle) e i salumi: da non perdere il capocollo di Martina Franca, soprattutto se si ha la possibilità di gustare quello preparato in maniera assolutamente artigianale attraverso metodi che si tramandano da secoli secondo tradizioni e segreti rigorosamente custoditi. Una caratteristica essenziale di ogni ristorante della zona è la ricchissima carrellata di antipasti. E i vini? Senza voler rubare il mestiere ad enologi e sommelier, due timidi consigli: il Bianco di Martina e il Negramaro del Salento.

Buona domenica (magari in Valle d’Itria).

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