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Va riscoperto il valore delle emozioni

di | 2023-11-23T19:04:19+01:00 26-11-2023 5:00|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

MILANO – É forse arrivato il momento di affrontare anche a scuola il tema delle emozioni e dell’affettivita per trovare uno spiraglio di luce in questi giorni così bui dove le cronache raccontano di delitti efferati soprattutto fra i giovani. Riscoprire il valore delle emozioni, riconoscerle, permettere ad esse di manifestarsi senza averne paura maturando la capacità di gestirle, accoglierle e imparare ad agire in modo responsabile è diventata una necessità. Le nuove generazioni spesso restano confuse di fronte a situazioni nuove e reagiscono d’istinto affogando nel mare di pensieri torbidi.

Giulia Cecchettin, uccisa dal fidanzato

La prova lampante ne è stata lo scorrere dei giorni durante il lockdown. Ciascuno è stato messo di fronte a se stesso e ha dovuto guardarsi dentro. Ha avuto il tempo di pensare, di chiedersi e di riflettere. I ragazzi privati della libertà di uscire, di vedere gli altri, di trovare sfogo nelle attività pomeridiane di sport, musica, danza, teatro si sono sentiti svuotati. Si sono chiesti se ci sarebbe stato un domani, se determinati rapporti affettivi avevano senso di esistere oltre il contatto fisico; si sono domandati quale fosse il loro ruolo nella famiglia e nella società. È mancato in quel caso il supporto del branco, del gruppo che comunque racchiude e si dà delle leggi da seguire. I rapporti, però, sono cambiati negli anni e non solo per colpa della pandemia. Dell’amore si ha una visione diversa, così spesso non è dono ma possesso. Non si accetta il confronto, non si accetta di fare un passo indietro, di chiedere scusa. Spesso manca il rispetto per l’altro. Amare vuol dire volere il bene di qualcuno e quindi è giusto incoraggiarlo e sostenerlo nelle scelte, permettergli di realizzarsi nel rispetto reciproco.

Perché mai si dovrebbe arrivare a tanta efferatezza solo perché l’altro non sente più gli stessi sentimenti e vuole seguire la propria strada, perché magari ha deciso di seguire un percorso di studi che fisicamente lo porterà lontano? Perché “tu sei mia e devi stare con me”. È il senso di impotenza nel gestire l’abbandono, la fragilità nel non saper riconoscere il valore di chi sta vicino, nel gestire una situazione sconosciuta. Secondo lo psicologo Paolo Crepet, in un’intervista a Il Giornale sui fatti degli ultimi giorni che hanno visto al centro della cronaca la storia di due giovani fidanzati terminata con l’uccisione di una studentessa appena ventenne, il problema fondamentale risiede nella gestione della frustrazione da parte dei giovani, maturato, a suo parere, a causa di un’eccessiva protezione genitoriale. Sicuramente i genitori di oggi tendono a fare di tutto perché i propri figli siano soddisfatti, felici e pieni di attività ricreative che servano a rafforzare il fisico e ad aprire la mente al futuro.

Lo psicologo Paolo Crepet

Più che giusto. Peccato che spesso – come sostiene anche Crepet – i genitori, nel tentativo di salvaguardare i propri figli da sofferenze e frustrazioni, finiscono per renderli incapaci di affrontare gli aspetti dolorosi della vita. Sarebbe proprio questo atteggiamento protezionistico, secondo lo studioso, a privare i giovani della possibilità di sviluppare la resilienza necessaria per gestire le delusioni e le sfide della vita quotidiana. In sostanza, il compito dei genitori e degli adulti in genere (docenti, istruttori, formatori) è quello di lasciare che i ragazzi compiano le proprie scelte mettendosi in gioco, sbagliando e cadendo se necessario con la consapevolezza di riuscire a rialzarsi facendo di più e meglio. Certamente non si può solo stare a guardare. Vi sarà il tempo del dialogo, magari dello scontro, ma poi dopo ci sarà l’adulto pronto a sostenere e incoraggiare, aiutando il giovane a rialzarsi. Sembra facile, ma non lo è affatto né per un genitore e nemmeno per un insegnante.

Ha senso introdurre a scuola materie come educazione emozionale, affettività, empatia o qualcosa di simile? Farne una materia di studio forse no, ma laboratori ad hoc certamente sì. Perché i giovani non si sentano soli di fronte alla difficoltà di intessere rapporti umani, a quella di accettare e gestire la diversità oppure l’insuccesso, sia che si tratti di quello scolastico sia che si tratti di quello affettivo. Avere un luogo dove ritrovarsi per scambiarsi emozioni senza vergogna, senza giudizio, dove trovare figure rispettabili che godono di un determinato carisma può aiutare. Gli adulti devono fare fronte comune in questo senso collaborando e unendo energie ed esperienze per essere un punto di riferimento e un approdo sicuro.

Crepet cita l’esempio di un bambino che cade dal cavallino a dondolo e sottolinea l’importanza di sperimentare il dolore e la delusione come parte integrante del processo di crescita. Dà perciò un suggerimento, una guida dicendo che i bambini e i ragazzi in genere non devono essere protetti eccessivamente. E inoltre ribadisce ed invita i genitori a lasciare che i propri figli affrontino le piccole sfide e anche quelle più grandi della vita, permettendo loro di imparare dalle proprie esperienze nella consapevolezza di non essere soli. Tanto c’è ancora da fare in questa direzione, riportando alla luce valori come solidarietà, rispetto, gentilezza, comprensione e amore, quello vero che va oltre il tempo e il rapporto carnale. Urgente darsi da fare perché non si senta più parlare di violenza sulle donne, violenza sul disabile, sul diverso, sugli anziani…

Il momento è adesso perché si possa dare un futuro migliore alle nuove generazioni.

Margherita Bonfilio

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