Gli Stati Uniti d’America sono attualmente uno dei 55 Stati al mondo in cui è prevista l’applicazione della pena capitale. A luglio scorso il Death Penalty Information Center, organizzazione con sede a Washington che si concentra sulla diffusione di studi e rapporti relativi alla pena di morte ha presentato il rapporto di metà anno riferito al primo semestre del 2022: 7 nuove condanne a morte e 7 esecuzioni. Gli Stati Uniti, quindi, si mostrano sulla buona strada per celebrare l’ottavo anno consecutivo con meno di 30 esecuzioni e meno di 50 nuove condanne a morte. Ma questo non basta, anche se la pena di morte diminuisce, ci sono alcuni Stati che tentano di aumentare le esecuzioni e la Corte Suprema americana continua a limitare i diritti d’appello dei condannati a morte e a pregiudicare l’applicazione giudiziaria dei diritti costituzionali degli imputati.
Da sottolineare che le condanne a morte e le esecuzioni, seppur relativamente poche, anche in questo semestre rimangono concentrate nelle solite poche giurisdizioni da sempre segnalate nei rapporti del Death Penalty Information Center e che fanno un uso intensivo della pena di morte pur non riuscendo con questa strategia ad abbassare il livello di criminalità nei distretti interessati.
E c’è da dire un’altra cosa, seppur poche le persone giustiziate appartengono alle cosiddette categorie svantaggiate e vulnerabili: uomini e donne affette da malattie mentali o disabilità intellettiva, e per diversi dei giustiziati ci sono e ci sono stati elementi che rendono credibili procedure legali non adeguate, ed elementi indiziari o probatori circa la possibile innocenza degli imputati sottovalutati o volutamente ignorati. Cinque dei 7 imputati condannati a morte nell’ultimo semestre sono di colore, 3 sono neri e 2 sono latini.
Fanno discutere anche le procedure tecniche e legali circa i protocolli dell’iniezione letale. Il DPIC, prendendo in considerazione le notizie di stampa, ha contato 7 nuove condanne a morte emesse in 5 stati da gennaio a giugno 2022. E’ bene ricordare che il conteggio che il DPIC fa da anni riguarda le nuove condanne, non quelle che scaturiscono da precedenti condanne annullate e che al termine del processo di rinvio generano la conferma della condanna precedente. Con 7 nuove condanne in un semestre si è più nel range delle 18 nuove condanne a morte comminate nel 2020 e del 2021, durante gli anni della pandemia in cui i processi hanno subito dei rallentamenti a causa delle norme sul distanziamento. Quanto alle esecuzioni, sono state 7 in 5 stati. Almeno 5 dei prigionieri giustiziati presentavano prove di una o più delle seguenti menomazioni significative: grave malattia mentale; lesione cerebrale, danno cerebrale dello sviluppo o un QI nella gamma di disabilità intellettiva; traumi infantili gravi cronici, negligenza dei genitori e/o abusi. Gli Stati dove sono state eseguite le esecuzioni sono Alabama, Arizona, Missouri, Oklahoma e Texas. L’azione e l’inazione della maggioranza conservatrice della Corte Suprema degli Stati Uniti nella prima metà del 2022 ha continuato a erodere l’applicazione giudiziaria delle protezioni costituzionali nei casi di pena di morte. La Corte ha anche rifiutato di riesaminare numerosi casi in cui i tribunali di grado inferiore non erano riusciti a far valere i diritti costituzionali dei condannati a morte. I problemi con l’iniezione letale hanno continuato a gettare un’ombra sulle esecuzioni.
In Oklahoma pochi giorni dopo che un giudice federale ha confermato il protocollo, lo stato ha chiesto di procedere con l’esecuzione di 25 persone, e il 1° luglio la Corte d’Appello ha emesso un’ordinanza che fissava le date delle 25 esecuzioni tra agosto 2022 e dicembre 2024. L’Arizona ha ripreso le esecuzioni dopo una pausa di 8 anni, ma entrambe le esecuzioni compiute hanno dimostrato la scarsa preparazione e l’addestramento inadeguato della squadra di esecuzione. Alcuni Stati hanno modificato le leggi nel tentativo di risolvere le difficoltà nel rifornirsi di farmaci letali. Florida e Idaho hanno approvato leggi sulla segretezza, consentendo l’anonimato ai fornitori di farmaci letali.
Rimangono rilevanti le polemiche sugli errori giudiziari. Il numero delle persone prima condannate a morte e poi, a volte a distanza di molti anni, assolte (esonerate è il termine statunitense) è salito a 189. Il conteggio, condotto dal Death Penalty Information Center all’interno del suo progetto “Innocence Database”, parte dal 1973.
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