ROMA – “L’anno che lasciamo, il futuro che vogliamo”, “Al fianco delle Imprese”, “Siamo fatti così”: sono i tre capitoli della dettagliata Relazione sulle attività 2020 pubblicata da Unindustria Lazio, che festeggia i 10 anni dalla fusione delle associazioni di Roma Frosinone, Latina Rieti, Viterbo. E’ stato un “annus horribilis” per tutto il mondo e non è un caso se la relazione inizia con le parole di Albert Einstein: “E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo brevi brezze”. Il vento ha tirato forte e bisogna rimettere la nave nella giusta direzione. Filippo Tortoriello, nei suoi quattro di presidenza, si è trovato in uno scenario imprevedibile, in cui ha saputo trovare i giusti riferimenti per spronare la struttura e tenere insieme gli associati, ma non si è potuta svolgere l’assemblea pubblica di fine mandato.
Tuttavia, al pari di Confindustria, Unindustria è riuscita a confermare tutte le fasi delle procedure per eleggere il nuovo presidente, Angelo Camilli, con oltre il 90 % dei voti. Il programma fino al 2024 nasce nella consapevolezza delle difficoltà imposte dalla pandemia, offrendo una visione di crescita in grado di tracciare nuove linee di sviluppo, con un percorso di azione reattivo, concreto (l’istituzione di un Consiglio Direttivo adottato già da Confindustria), autorevole, all’insegna dell’unità. Individuando un Gruppo di Giovani Imprenditori, mentre il Comitato della Piccola Industria seguirà il tema della business community, con la consapevolezza che nel Lazio le piccole e medie imprese (servizi, manufatturiero, edilizia) rappresentano oltre il 90% del tessuto imprenditoriale, con 1 milione 200 mila addetti “che costituiscono il cuore pulsante della nostra economia. Dobbiamo identificare i loro bisogni e lavorare sinergicamente come una squadra d’attacco”.
Unindustria ha proposto l’aumento del ricorso all’autocertificazione, la velocizzazione della conclusione dei procedimenti, videoconferenze, collegamenti a distanza, digitalizzazione integrale di tutte le procedure, efficienza nella Pubblica Amministrazione e punta a dare impulso a grandi iniziative in grado di rilanciare l’economia, soprattutto Expo Roma 2035 sulle trasformazioni sostenibili nelle grandi città, il Politecnico di Roma, punto di riferimento accademico unico, trainante e attrattivo, la Blue Economy che rappresenta il 3,5% del Pil nazionale “ma che nel Lazio non è ancora percepita come una priorità strategica”. Nell’autunno 2020 Unindustria si è attivata per capire come il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza avrebbe potuto portare benefici e ha prodotto dieci schede progettuali: Politecnico di Roma e del Lazio; Roma Capitale delle Tecnologie per la storia; aree industriali digitali, interconnesse e green; bonifica e reindustrializzazione dei siti di interesse nazionale; E-government Academy; mobilità sostenibile ed infrastrutture anche digitali per il Lazio; sviluppo idrogeno porto sostenibile; interventi darsena e bacino carenaggio del porto di Civitavecchia; Recovery Centro Italia (ricostruzione e ripresa nelle zone del sisma); gestione risorse idriche in provincia di Latina, senza tralasciare nuove tecnologie per i Beni culturali, ricerca, accordi con l’università di Tor Vergata, osservazioni sul Piano Paesistico Regionale, la riforma del trasporto pubblico locale (attivato il tavolo operativo coordinato da Città Metropolitana di Roma Capitale per lavorare alla definizione del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), movimentazione merci, il futuro del cibo e il progetto filiere, turismo.
Le dieci schede saranno la base fondamentale di interlocuzione con la Regione Lazio (a novembre la Regione ha inviato al Governo una lista con circa 40 priorità di investimento per oltre 17 miliardi di euro, includendo fra l’altro le linee metropolitane e ferroviarie con la chiusura dell’anello ferroviario Roma-Viterbo). Intensa è stata anche l’interlocuzione sul tema dei finanziamenti europei Por Fesr 2021-2017 per i quali Unindustria ha proposto l’inserimento tra le specializzazioni della Smart Specialization Strategy di Automotive Blue Economy, l’istituzione di gruppi di lavoro tra tecnici della Regione Lazio e Unindustria su credito, reindustrializzazione, economia circolare, audiovisivo e digitale, il cofinanziamento da parte della Regione dei contratti di sviluppi e accordi per innovazione, misure che possano favorire l’accesso ai finanziamento delle grandi imprese.
Prioritarie sono le infrastrutture indispensabili come i porti di Civitavecchia e Gaeta, la Roma- Latina (Tor de’Cenci- Borgo Piave), Cisterna-Valmontone, Orte-Civitavecchia, Rieti-Torano, Salaria, Monti Lepini, Formia-Cassino-Sora. Sul fronte del Consorzio Industriale Unico, al quale Unindustria guarda positivamente, le parole chiave sono competitività, risorse, infrastrutture, semplificazione, servizi. Tra le azioni svolte per l’attrattività delle aree industriali è stata identificata l‘area di Anagni, Santa Palomba e Tiburtina. L’asse di Santa Palomba ha 100 aziende e 10 mila dipendenti e rappresenta una delle aree logistiche intermodali più importanti del centro Italia.
Il bilancio finale sugli effetti del tessuto produttivo si potrà valutare quando sarà possibile tornare a una vita sociale ed economica prima della pandemia, comunque le previsioni sul Pil regionale pubblicate dagli istituti di ricerca Svimez, Prometeia, quantificano un impatto del Covid nel Lazio meno pronunciato rispetto ad altre regioni: le ultime stime Prometeia prevedono una flessione del 2020 pari all’8% rispetto all’8,9% nazionale. “In una fase di così grande cambiamento, anche degli equilibri geoeconomici – scrive Camilli – il Lazio deve ritagliarsi un proprio protagonismo, una leadership fondata sulle eccellenze note, ma che sia in grado di valorizzare anche quelle con un potenziale inespresso o da recuperare. La nostra regione ha saputo dimostrare una grande capacità di reazione: dal polo farmaceutico (l’Italia è il primo produttore di farmaci in Europa, insieme a Germania e il Lazio rappresenta il 39% dell’export nazionale) al sistema della sanità, dal mondo della ricerca fino alle aziende protagoniste della svolta digitale”.
Francesca Sammarco
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