//Undicimila scienziati: la Terra è in pericolo

Undicimila scienziati: la Terra è in pericolo

di | 2019-11-17T06:36:11+01:00 17-11-2019 6:40|Top Blogger|0 Commenti

Cambiamenti climatici, il pianeta Terra è in grave pericolo. Lo affermano senza mezzi termini oltre undicimila scienziati di tutto il mondo e lo fanno uscendo apertamente allo scoperto “sulla base di alcuni indici inequivocabili”. Un vero e proprio allarme lanciato a gran voce da William Ripple della Università dell’Oregon, Thomas Newsome della Università di Sydney, e William Moomaw della Università di Tufts, sul rapporto “Avvertimento degli scienziati riguardo alla emergenza climatica”, pubblicato sulla rivista Bioscience. Una convinzione sottoscritta da ben 11258 scienziati/e di 153 nazioni, provenienti da ogni continente. Tra questi più di 250 lavorano in enti di ricerca e accademie italiane.
Ma c’è di più, gli scienziati firmatari del documento sono decisi a uscire dai laboratori, dagli istituti di ricerca e dalle aule universitarie per mettersi a disposizione di coloro che devono prendere decisioni politiche in materia ambientale e scegliere la giusta via per assicurare un futuro alla nostra e alle prossime generazioni. Nel documento ci sono dati e grafici comprensibili a tutti, in alcuni casi più comprensibili delle indicazioni dell’International Panel for Climate Change. Sottolinea l’ecologo statunitense William Ripple: “Non credo che l’IPCC abbia una serie tanto ampia di grafici semplici come quelli del nostro rapporto”. I grafici mostrano tendenze sociali, economiche ed ecosistemiche che, interagendo tra loro sono segnali vitali rispetto ai quali è necessario attivare una serie di efficaci azioni di mitigazione. Ci sono la crescita della popolazione dal 1980 ad oggi ma anche la fertilità umana, i consumi energetici e le emissioni globali di CO2. Ci sono il prezzo del carbonio, i sussidi ai combustibili fossili, la produzione pro capite di carne e perfino i trasporti aerei.
Una vera e propria cartella clinica degli ultimi 40 anni dove il malato, in questo caso la Terra, appare seriamente bisognoso di cure urgenti. Secondo gli undicimila scienziati i governanti di tutto il mondo non possono e non devono far finta di niente, la situazione è drammatica e rischiamo la catastrofe. Ripple e colleghi, in sintonia con i precedenti rapporti dell’IPCC, come in una specie di decalogo forniscono sei, drastiche, raccomandazioni che, se seguite, possono tirarci fuori dalla crisi.
La prima riguarda il settore energetico. Bisogna sostituire i combustibili fossili con fonti rinnovabili a basse emissioni, lasciare sotto terra le rimanenti scorte di gas e petrolio, eliminare i sussidi alle compagnie petrolifere e imporre tasse sul carbonio sufficientemente elevate per scoraggiare l’impiego degli idrocarburi.
La seconda comporta la rapida riduzione di emissioni di metano, polveri sottili, idrofluorocarburi e altri inquinanti climatici non persistenti. Questo potrebbe ridurre di oltre il 50% la tendenza al riscaldamento globale a breve periodo.
Poi, terza, viene la natura. Secondo gli esperti si devono ripristinare e proteggere ecosistemi come foreste, praterie, torbiere, zone umide e mangrovie e consentire a questi ecosistemi di sequestrare l’anidride carbonica atmosferica.
Quarto, il cibo. Come nel recente rapporto IPCC, il nostro modo di mangiare sta erodendo le riserve del pianeta. È necessario passare a una dieta più bilanciata e a base di vegetali (riducendo soprattutto le carni rosse). Il cambiamento dietetico ridurrebbe notevolmente le emissioni di metano e altri gas serra e consentirebbe la coltivazione di cibo per il nostro consumo piuttosto che per l’alimentazione del bestiame.
Quinta raccomandazione, l’economia. È arrivato il momento di convertirsi a un’economia carbon-free per riavvicinare l’umanità alla biosfera e allontanarla dall’obiettivo, ormai superato, incentrato sulla crescita del prodotto interno lordo. Solo così si possono sfruttare gli ecosistemi in modo da mantenere a lungo la sostenibilità delle risorse della biosfera. Pensare che l’economia non sarà toccata dalla crisi climatica è una illusione.
Sesta raccomandazione, la crescita della popolazione. Bisogna invertire la rotta perché la popolazione umana aumenta ancora di oltre 200.000 persone al giorno. Ciò va fatto applicando approcci che garantiscano giustizia sociale ed economica.
Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici si può, è questione di volontà, impegno e sacrificio da parti di tutti. In palio c’è il futuro della Terra e dell’Umanità.

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