C’è chi si occupa dell’orto: seminare, zappare e innaffiare le verdure, destinate alla vendita; chi invece pensa alla campagna e alla terra; altri si dedicano alle marmellate e alle creme spalmabili; altri ancora alla cura degli animali, degli asini in particolare; e chi adora le fragole le coltiva e le segue con passione infinita tanto che, al momento della raccolta, ai 4-5 frutti che finiscono nel cestino ne alterna uno che finisce in bocca: “Sono troppo buone, è impossibile resistere…”. Ma i loro nomi (Simona, Marco, Ottavio, Vincenzo, Simone…) contano davvero poco: ciò che conta è quello che fanno e perché. Sono alcuni dei ragazzi che partecipano al progetto “Farm4Autism, Una fattoria per l’autismo”, voluto dalla Fondazione Oltre il Labirinto (nata nel 2009 in provincia di Treviso ad opera di un gruppo di genitori) che da allora si occupa della tutela dei diritti e di progetti di integrazione per bambini e ragazzi con autismo, con l’obiettivo di renderli il più possibile autonomi.
Il progetto, che prende il via nella marca travigiana presso gli spazi del Laboratorio Polifunzionale per l’Autismo della Fondazione, consiste in laboratori di agricoltura dedicati a ragazzi con autismo e tenuti da professionisti esperti di giardinaggio e maestri di bottega con il supporto di educatori che seguono tutte le fasi delle attività. Tutti i ragazzi, accolti dalla Fondazione “Oltre il Labirinto”, soffrono di disturbi dello spettro autistico, ma come racconta il presidente Mario Paganessi, nella cura della terra, trovano ogni giorno una “cura” alla loro patologia, mettendo a segno piccoli grandi progressi e miglioramenti, capaci di regalare gioia agli operatori che li seguono, alle famiglie, agli amici ma anche la prospettiva di una vita normale.
Sono oltre 600.000 le persone in Italia che soffrono di disturbo dello spettro autistico: 1 bambino ogni 77 in prevalenza maschi, con una percentuale di 4,4 maggiore rispetto alle femmine. Si tratta di un disturbo dello sviluppo che si manifesta nei primissimi anni di vita con gravi risvolti affettivi e cognitivi nel percorso di crescita di questi bambini: si presenta con un deficit persistente della comunicazione e dell’interazione sociale con comportamenti ripetitivi e interessi limitati. Le cause scatenanti sono poco conosciute e ancora oggi le persone con autismo hanno difficoltà nel ricevere una diagnosi tempestiva, accedere a terapie mirate e devono confrontarsi con un tessuto sociale poco adatto alle loro esigenze.
“Portiamo avanti il progetto delle Fattorie Sociali (Farm4Autism) da diversi anni e, ogni volta, cerchiamo di arricchirlo con attività diverse e laboratori – afferma Paganessi -. Fondamentale in questi luoghi è il contatto con la natura che riesce a stimolare nelle persone con disabilità mentale, capacità emotive e comportamentali e offrire loro una risorsa di inclusione, un futuro lavorativo in autonomia ma soprattutto l’esperienza, spesso preclusa, di recuperare la dignità, di sentirsi parte attiva nella società. Noi diciamo sempre: ‘cura la terra e la terra curerà te, rispetta la terra e la terra ti rispetterà’ e questo ‘slogan’ vale certo per i nostri ragazzi ma, come sostiene il Papa, dovrebbe essere un imperativo per tutti gli uomini, per tentare di recuperare quell’alleanza tra l’umanità e l’ambiente che farebbe bene ad entrambi e che oggi sembra essersi spezzata”.
Sono molti i benefici che i ragazzi traggono dalle attività a contatto con la natura: rafforzamento dell’autostima dato dalla possibilità di vedere realizzati i frutti del proprio lavoro; miglioramento delle capacità di interazione sociale e sviluppo delle capacità di lavorare in gruppo; riduzione di stress, ansia ed eventuali comportamenti problematici grazie all’attività fisica collegata al lavoro di piantumazione e cura delle piante. I giovani ospiti della Fondazione lavorano all’aperto per nove mesi l’anno, oltre ovviamente a partecipare a tanti laboratori, come quello di cucina che ha avuto un grande successo. Si accorgono che lavorare la terra è impegnativo, faticoso, ma anche gratificante. Inoltre per chi come loro ha difficoltà a relazionarsi col mondo esterno, a comunicare con gli altri, l’agricoltura diventa un porto sicuro. Imparano il linguaggio delle piante e la loro autostima cresce al passo di una pianticella di pomodoro: così comprendono il ciclo della vita e se ne sentono parte. “Questo porta benessere – conclude Paganessi – inclusione sociale, riduzione delle stereotipie di comportamenti e l’acquisizione di competenze tecnico-operative specifiche che possono, in casi ad alto funzionamento, essere replicati e declinati in un’attività più grande e dunque generare inclusione lavorativa”. Per questo molte aziende del territorio, in Veneto, hanno deciso di sostenere la Fondazione, dando vita a progetti di impresa sociale e divenendo così parte di quel circolo virtuoso che è in grado davvero di operare un’inversione di rotta.
Ognuno nella fattoria ha il suo compito preciso, regole da rispettare, turni da seguire, ma tutti sono accomunati dal desiderio di alzarsi la mattina, vestirsi e correre a lavorare. E’ un richiamo antico e potente quello che arriva dalla terra. Tra l’altro, in questo podere di Treviso, si realizzano solo prodotti biologici, che prevedono cioè la totale assenza di inquinanti e di elementi esterni a quelli che la natura già offre e tutti sono ottenuti con tecniche produttive nel pieno rispetto delle risorse naturali, della vita degli organismi viventi, nella salvaguardia della biodiversità. Tutte tematiche contenute nell’enciclica Laudato si’ che ispirano da sempre la Fondazione “Oltre il Labirinto”.
Da Treviso arriva dunque un ottimo sistema di integrazione per le persone svantaggiate e di rispetto e cura della natura. E un invito forte e rivolto a tutti a smetterla con l’edonismo e il consumismo a tutti i costi. I ragazzi di “Farm4Autism” ne sono un esempio qualificante.
Buona domenica.
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