A Glasgow, in Scozia, si è da poco conclusa la conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite. E non si è conclusa nel migliore dei modi (ma chi ci ha mai creduto?). Dall’ennesimo bla bla bla che dura da decenni è scaturito solo l’impegno all’uscita dal carbone e lo stop ai sussidi alle fonti fossili, inserito per la prima volta nella storia delle conferenze sul clima delle Nazioni Unite in una bozza iniziale che aveva galvanizzato i negoziati di Glasgow ma che poi si è trasformato in un ridimensionamento, un elenco di buone intenzioni, una cocente delusione per gli ambientalisti, per la stragrande maggioranza degli scienziati e dei ricercatori, per gran parte degli osservatori.
Insomma sul futuro del Pianeta e dell’umanità c’è ancora molto da lavorare mentre i tempi diventano sempre più stretti.
In ambito ambientale una buona notizia comunque arriva dall’Inghilterra: il Tamigi, il fiume di Londra, è rinato. Dichiarato biologicamente morto sessant’anni fa, il fiume più importante della Gran Bretagna è tornato a ospitare foche, squali e tante altre specie animali da tempo scomparse.
Ad annunciarlo è il rapporto della Zoological Society of London (Zsl), da anni impegnata nel recupero e ripristino dell’ecosistema di questo ambiente naturale. Due i programmi sviluppati dall’organizzazione sulla tutela di squali e foche ma l’organizzazione si sta occupando anche di rimuovere le barriere che ostacolano la migrazione delle anguille, sta monitorando lo stato di salute degli affluenti e i movimenti delle specie ittiche che vivono nelle acque del fiume. Inoltre allo Zsl si sta lavorando per il restauro di paludi e praterie sottomarine e si sta cercando di far vietare la vendita a Londra delle confezioni d’acqua nelle bottiglie di plastica.
Grazie a questo lavoro il Tamigi, simbolo di Londra e tanto caro ai londinesi, rappresenta un caso di successo a livello globale. Le concentrazioni di ossigeno al suo interno sono risalite e la qualità dell’acqua è migliorata grazie a un efficace trattamento delle acque reflue. Nel 2025 dovrebbe aprire anche il Thames tideway tunnel, una rete fognaria sotterranea lunga 25 chilometri in grado di catturare, immagazzinare e convogliare quasi tutti i liquami grezzi e l’acqua piovana che attualmente traboccano nell’estuario.
“Le foci dei fiumi – afferma Alison Debney, della Zsl – sono fra gli ecosistemi più produttivi al mondo, ci forniscono acqua pulita, protezione dalle inondazioni e sono un importante vivaio per pesci e altri animali selvatici”. E lo stesso Debney ha aggiunto: “l’estuario del Tamigi e i suoi habitat associati sono di fondamentale importanza nella lotta per mitigare i cambiamenti climatici e costruire un futuro forte e resiliente per la natura e le persone”.
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