NUORO – In Sardegna sono presenti numerosissime aree archeologiche nelle quali coesistono monumenti risalenti ad epoche varie o con alcune peculiarità che le rendono uniche e pertanto difficilmente classificabili. Sono però visibili ad occhio nudo e affascinano i visitatori che provengono da diverse località anche extra-isolane. Spesso però il mare sardo nasconde resti archeologici che talvolta vengono scoperti per puro caso. È quanto accaduto poco meno di una settimana fa. Nel territorio di Arzachena, infatti, nel mare della costa nord-orientale della Sardegna, è stato rinvenuto un tesoro del valore inestimabile, un ricco deposito di decine di migliaia di “follis”, quantificabili in circa 50mila monete risalenti alla metà del IV secolo dC.
L’incredibile scoperta è stata fatta in un tratto costituito da un grande spiazzo di sabbia che si apre tra la spiaggia e la posidonia che, per posizione e morfologia del fondale, potrebbe conservare i resti di un relitto. A scoprire i reperti numismatici è stato un sub, un privato cittadino che, durante un’immersione, ha notato dei resti metallici e luccicanti depositati a poca profondità, in una zona non molto distante dalla costa. È stato possibile quantificare il numero delle grandi monete di bronzo a seguito di una stima effettuata sulla base del peso complessivo dei “follis”, il cui contesto cronologico va dal 324, monetazione di Licinio, al 340 dC. La datazione è confermata dalla presenza di monete di Costantino il Grande e dei membri della famiglia, ma soprattutto dall’assenza di centenionales, monete coniate solo a partire dal 346 dC.
Il gruppo dei “follis” recuperato proviene da quasi tutte le zecche dell’impero di quel periodo tranne Alessandria, Cartagine e Antiochia. Il follis è una moneta romana in bronzo introdotta circa nel 294 dC, con la riforma monetaria di Diocleziano. Le monete sono state scoperte in due punti diversi del fondale marino. Non è ancora chiaro come esse siano finite sul fondo del mare, forse, come ha supposto il ministero, ciò è accaduto a seguito di un naufragio di una nave. C’è da dire che tutte le monete rinvenute sono in uno stato di conservazione eccezionale. Solo 4 pezzi risultano danneggiati, anche se comunque leggibili.
Non è la prima volta che il mare regala tesori di così grande valore ma mai in numero così elevato. Nel Regno Unito, infatti, nel 2013, nella località di Seaton, riemersero 22.888 follis con pareti di anfore di produzione africana e di produzione orientale. Il rinvenimento di Arzachena è una delle scoperte più importanti avvenuta negli ultimi anni. La scoperta del deposito è stata confermata il giorno seguente dal Nucleo archeologico subacqueo della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Sassari e Nuoro, con la collaborazione dei nuclei specializzati dei carabinieri e dei vigili del fuoco, insieme alla Polizia di Stato, alla Guardia di Finanza e alle Capitanerie di Porto. Lo studio dei materiali rinvenuti, grazie al loro stato di conservazione, permetterà di approfondire la conoscenza del contesto dei reperti, che potranno sicuramente fornire ancora numerose e utili informazioni.
Secondo il dottor Luigi La Rocca, direttore generale ABAP, Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio, “il tesoro rinvenuto nelle acque di Arzachena rappresenta una delle più importanti scoperte di reperti numismatici degli ultimi anni ed evidenzia la ricchezza e l’importanza del patrimonio archeologico che i fondali dei nostri mari, attraversati da uomini e merci fin dalle epoche più antiche, ancora custodisce e conserva. Un patrimonio straordinario ma anche molto fragile, costantemente minacciato da fenomeni naturali e dall’azione dell’uomo, sulla cui tutela il Ministero, attraverso l’azione delle sue strutture centrali e periferiche, ha sviluppato metodologie e tecniche di recupero e di conservazione di straordinaria efficacia e messo in campo innovative strategie di valorizzazione”.
Virginia Mariane
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