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Un organo della famiglia Morettini anche in Colombia

di | 2020-08-14T12:58:36+02:00 16-8-2020 6:25|Cultura, Sezione 6|2 Comments

PERUGIA – Un “pezzo” di Perugia in Sud America: precisamente un organo Morettini in Colombia. Lo ha “scoperto” Stefano Vinti, anima di Rifondazione comunista, durante un viaggio. Si conosceva già la presenza di un organo firmato “Morettini – Perugia” per la chiesa di Sant’Agostino a Santiago del Cile, costruito da Angelo e Nicola, padre e figlio, messo a punto nel 1877, smontato e caricato su un mercantile a Civitavecchia per essere successivamente montato nella capitale cilena: forse lo strumento più importante degli organari perugini e l’ultimo di Angelo, morto pochi mesi dopo.

Ora si riscopre anche questo secondo organo nella città di Cartagena, posto nel santuario san Pedro Claver della città “murallada”, cioè fortificata (inglesi, olandesi, francesi e filibustieri l’attaccavano molto spesso per le ricchezze che custodiva e che poi inviavano via mare in Spagna). I Morettini – Angelo (1799-1877), Nicola (1836-1924) e Francesco (1871-1938) – costituirono una famiglia di costruttori d’organo di Perugia famosi per più di un secolo. I loro organi, molti dei quali suonano ancora nelle chiese dell’Umbria, del Lazio, delle Marche e del Sud America, risultarono particolarmente apprezzati. Basti pensare che a Roma ce ne sono installati in San Pietro, in San Giovanni in Laterano, in Santa Maria in Vallicella o Chiesa Nuova, ad Assisi nella basilica di Santa Maria degli Angeli, a Perugia nella basilica di San Domenico ed in Sant’Ercolano.

Racconta Vinti: “Ero andato a Cartagena, che tra l’altro è la città di Gabriel Garcia Marquez, per un matrimonio di un nostro familiare: io, mia moglie e mia figlia, mia sorella e il suo compagno. Una vera e propria spedizione di perugini… – sorride Stefano -. Entrando nel Santuario, nel corso di un giro turistico, ho letto di quest’organo Morettini di Perugia, donato dal pontefice Leone XIII alla cattedrale colombiana, in occasione della santificazione di Pedro Claver, un missionario, ritenuto una sorta di San Francesco degli schiavi. Un gesuita che aveva speso la sua vita missionaria a favore degli schiavi in questa città che, all’epoca, era al centro di questo triste e doloroso mercato di uomini, soprattutto provenienti dall’Africa (tanto che la chiesa lo dichiara patrono delle missioni cattoliche dell’Africa e degli afroamericani, ndr)”.

La data data di fabbricazione dell’organo incisa sullo strumento è il 1888, per cui l’opera è da attribuire a Nicola Morettini, figlio del fondatore della dinastia di organari, Angelo e padre di Francesco, epigono della casata di artigiani. “Ho letto – sottolinea ancora Vinti – che l’organo venne commissionato dalla diocesi di Cartagena ai Morettini quale dono al Papa in occasione del suo giubileo sacerdotale. Quest’ultimo lo donò, subito dopo, al Santuario nel giorno della canonizzazione di Pedro Claver, lo schiavo degli schiavi, come lo definiscono i colombiani”. In effetti parte della fortuna internazionale dei Morettini potrebbe essere stata facilitata proprio da papa Leone XIII (1810-1903), al secolo Vincenzo Gioacchino Pecci, che era stato vescovo di Perugia dal 1846 fino al 1877 (persino dopo la nomina a cardinale, nel 1853, perché ritenuto di idee moderniste e pericolose dall’occhiuto cardinale Giacomo Antonelli, ultimo segretario di Stato dello Stato Pontificio e noto anti-liberale) e che dunque aveva conosciuto da vicino e altamente stimato la fabbrica perugina di organari.

Nel momento migliore della loro storia di produzione di organi, i Morettini costruivano qualcosa come quattro strumenti all’anno. In tutto se ne contano circa 240 sparsi in Italia e nel mondo. Non a caso risulta che Leone XIII nominò proprio Nicola, che lavorò a lungo anche nella basilica di San Giovanni in Laterano, cavaliere di San Gregorio Magno. “L’organo di Cartagena – precisa Vinti – è stato perfettamente funzionante per novanta anni, fino al 1980”.

Elio Clero Bertoldi

2 Commenti

  1. CLAUDIO MARCELO CIAFARDINI 29 settembre 2020 at 17:09 - Reply

    Sono di Salto, provincia di Buenos Aires, Argentina, e qui abbiamo anche un organo Morettini, nella nostra parrocchia San Pablo, arrivato nel 1906. Si registra “Nicola Morettini e figlio. Anno 1905”.
    Purtroppo non funziona da molti anni.

  2. Alberto Bugari 11 dicembre 2020 at 23:21 - Reply

    Articolo molto interessante. Ho fatto menzione di questo strumento in un mio articolo pubblicato in “Voce della Vallesina” (settimanale della diocesi di Jesi), n. 7, anno 2011.

    Alberto Bugari, organologo, laureato presso la Facoltà di Musicologia dell’Università degli Studi di Pavia.

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