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Un anno senza Nissirio, amante dei gatti e della Francia

di | 2021-05-06T18:47:22+02:00 9-5-2021 6:45|Sezione10, Spettacolo|0 Commenti

ROMA – Morì l’anno scorso, il 31 maggio esattamente, il mitico addetto-stampa Cesare Nissirio che in Italia e Francia si faceva chiamare César, dato il suo amore per Parigi, per la sua musicalissima lingua, l’arte, la pittura. Ma anche per il clima, l’atmosfera della Belle Ėpoque e per quegli anni spesi nei divertimenti e piaceri dei cabaret, prima che la rivoluzione industriale ne cancellasse e disperdesse le tracce. Nella casa di Roma in via Cremona 40, Cesare – dopo i viaggi in Francia e a Parigi, lui che era nato a Rodi – negli anni ’90 creò l’Associazione Culturale Athena Parthenos, e soprattutto il Museo Parigino a Roma, in quella stessa casa, date le difficoltà per ottenere una sede.

Cesario Nissirio in un pastello di Giancarla Frare

Era spiritoso e contagioso nella sua inesauribile curiosità intellettuale, cui faceva seguire la rapidità della trasformazione delle idee in atto. Fu per anni l’organizzatore del Festival di Danza di Positano, creato dal coreografo e critico Alberto Testa, dove passarono tutti i grandi, da Nureyev alla Fracci, da Vasiliev alla Savignano e oltre. Era un posto magnifico, imbevuto di luce mediterranea: e tanto piacque a Nureyev, che comprò per sé i due scogli al largo di Positano chiamati “Li Galli”, ormai passati in mani private (ma italiane). A Cesare piacevano i gatti: e quindi ne comprò dipinti a olio, all’acquarello, in veste litografica: amò perfino i locali parigini che ne possedevano il nome, come il noto “Le Chat Noir” a Montmartre – cui egli dedicò una mostra coi propri materiali artistici, nel 2017 alla Casina delle Civette in Villa Torlonia. In casa sua gatti ne giravano sempre, e spesso di notevole stazza: con l’accortezza però di farli sparire in una stanza chiusa a chiave, quando si presentava un ospite visibilmente allergico al bell’animale.

Cesare invece non era allergico a niente: cucinava lui e alla francese, favorendo ostriche e manicaretti parigini. La sua morte fu intrecciata a scritte di dolore e di ineliminabile malinconia affidate al web: ma mai a una performance in omaggio a lui come quella che, il 4 maggio scorso alle 21, è comparsa in streaming su Zoom, intitolata “Qui est sur scène?”, messa in atto (ovviamente senza pubblico) dalla Compagnia “Danza e parole”, composta da Luciano Tribuzi, Michela Barone, Giulia Fabrocile, Maury Incen. Il testo delle due citate artiste, recitato dalla prima e danzato dalla seconda, è stato una scintillante rievocazione della vita e dell’operato di Nissirio, compresi brani di cabaret, genere che egli a dir poco adorava, e le cui meravigliose canzoni da ultimo interpretava da chansonnier, con Gianni Truncellito al piano e Paolo Rozzi alla fisarmonica.

Così lo abbiamo rivisto, César, nel suo riso franco e senza timori, di quando si beava al sole di Positano, fra Gianni e il maestro Testa nel 2009, mentre a Li Galli il Teatro dell’Opera di Roma metteva su, nelle sale allora adattate da Nureyev, i Balletti Russi di Diaghilev rimontati da Carla Fracci con Menegatti. L’intramontrabile riso di César, lo ha spento solo la morte, anzi neanche questa.

Paola Pariset

 

Nell’immagine di copertina, Cesare Nissirio fra il maestro Testa e Gianni Truncellito

 

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