VITERBO – Due file di sfingi poste le une di fronte alle altre accolgono il visitatore e, come per incanto, lo scenario cambia: dallo splendido contesto medioevale di piazza del Duomo si passa a un altro, una enorme statua lignea dorata di divinità egiziana che accompagna, idealmente, in un viaggio attraverso un mondo antico e misterioso fatto di figure, rappresentazioni e simbolismi.
Viterbo, Scuderie del Palazzo dei Papi. Scendendo le scale che dall’ingresso portano al piano inferiore con l’oscurità e il fresco si ha la sensazione di trovarsi effettivamente in una tomba. Forse si tratta di una ricostruzione non del tutto casuale poiché l’ultima dimora del faraone Tutankhamon fu rinvenuta a otto metri di profondità. Nella realtà ci si ritrova in una sala che attraverso busti, iscrizioni ed effigi racconta il Nuovo Regno (1580-1085 a.C.), periodo storico in cui il “Re fanciullo” nacque, visse e morì. E fu appunto in tale periodo che i faraoni abbandonarono l’uso delle piramidi come luogo di sepoltura e scelsero di farsi costruire sontuose tombe sotterranee nella Valle dei Re a Luxor, non lontano dalla capitale Tebe.
Un percorso suggestivo che, dopo aver contestualizzato il periodo storico, porta di fronte a quello che fu il cuore della scoperta di Howard Carter: la camera funebre della tomba del faraone Tutankhamon. Uno spettacolo emozionante per chi, oggi come allora, passa attraverso quel varco e vede all’interno qualcosa di meraviglioso e affascinante.
Prima di entrare in quella che è la ricostruzione della camera funebre, lateralmente, c’è la parete in cui sono riprodotte le foto scattate da Harry Burton, egittologo e fotografo britannico, famoso per i servizi fotografici fatti sugli scavi nella Valle dei Re negli anni Venti. Celebri sono le fotografie che ritraggono lo scavo nel novembre del 1922 effettuato da Howard Carter. The Times pubblicò 142 immagini nel numero del 21 febbraio del 1923. Burton passò ben otto anni a fotografare la tomba di Tutankhamon: le sue sono considerate le migliori fotografie archeologiche mai realizzate.
Due statue del Ka (forza vitale o fantasma) del faraone sono poste ai lati dell’ingresso della camera funebre come guardiani dell’ultimo riposo del sovrano. La sensazione che si prova, guardandosi intorno, è quella di trovarsi in un luogo la cui ricostruzione sembra essere molto fedele al contesto originario. Alle pareti sono riprodotti i disegni funerari e al centro della camera troneggia un enorme contenitore di legno, il Santuario, all’interno del quale furono rinvenuti i tre sarcofagi, uno all’interno dell’altro e, nell’ultimo dei quali, era conservata la mummia del faraone.
Il culto dei morti: molto importante nella civiltà dell’antico Egitto, l’anima viveva oltre la morte per cui, oltre al corpo mummificato del faraone, venivano sepolti con lui tutti gli oggetti di uso personale nonché il suo tesoro. Uscendo si accede alla sala successiva dove sono in mostra molti degli oggetti che facevano parte del corredo funebre del faraone, oggetti personali come sandali, poggiatesta, letto, arco, frecce statuine del faraone, cofanetti, scrigni, il carro, il trono, navicelle che conducevano l’anima dei morti nell’aldilà, tre sarcofagi grandi e due piccoli in cui erano conservati i due feti, nati morti, delle figlie di Tutankamon.
Nella sala seguente sono esposti invece alcuni degli oggetti facenti parte del tesoro del faraone: collane, pettorali, bracciali che nella tomba originaria erano protetti dal dio Anubi, dio della necropoli e della imbalsamazione, la cui statua era posta all’ingresso della stanza del tesoro rivolta verso la camera funebre.
Si dice che circa cento ornamenti, tra amuleti e gioielli, di uso esclusivamente funerario furono trovati sulla mummia del faraone mentre all’intero delle bende che avvolgevano il defunto fu rinvenuto un pugnale. Nella stessa sala c’è in mostra il Santuario per i vasi canopi, anche questo trovato nella stanza del tesoro. Vasi che dopo la mummificazione venivano usati come contenitori delle viscere del faraone.
E al centro della sala troneggia la famosa maschera funeraria d’oro e pietre preziose che serviva a proteggere la testa, il busto e le spalle della mummia,
Il ritratto del faraone è idealizzato e al posto della corona indossa un copricapo reale, il Nemes, sul quale, all’altezza della fronte, sono ben visibili un avvoltoio e un cobra che simboleggiano il potere del sovrano d’Egitto. Completa la maschera un largo e prezioso collare che orna il petto.
La maschera funeraria di Tutankhamon è diventata il simbolo dell’antico Egitto, è conservata al museo Egizio del Cairo insieme alla maggior parte degli oggetti personali e di valore rinvenuti all’interno della tomba.
La mostra resterà aperta fino al 28 ottobre.
Silvia Fornari
Nella foto di copertina, un’immagine della mostra “I tesori di Tutankhamon” a Viterbo
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