ROMA – Secondo quanto è emerso dalla ricerca degli psicologi della Brunel University London svolta su un campione di circa 600 individui e pubblicata sulla rivista Personality and Individual Differences, negli utenti troppo attivi sui social network, che aggiornano compulsivamente il proprio “profilo” pubblicando continuamente la propria situazione sentimentale o cosa hanno mangiato o che libro hanno letto, si denota un livello di autostima inferiore alla media ed un bisogno continuo di conferme legato a quanti “mi piace” riescono ad ottenere.
“Questi comportamenti – afferma Tara Marshall , una delle autrici della ricerca – che inducono gli utenti dei Social a riempire i propri profili di foto, dichiarazioni e commenti su qualsiasi argomento, non sono altro che un modo per mascherare la propria necessità di attenzione che trova il massimo beneficio nei like dei propri contatti. Più è elevato il numero dei ‘mi piace’ e più aumenta la sensazione di una maggiore inclusione sociale”.
Gli psicologi londinesi evidenziano inoltre che gli iperattivi dei social, al fine di ottenere una maggiore ricerca di consensi, sono soliti inondare le bacheche virtuali di aforismi dal significato profondo, copiato o condiviso sul profilo personale, che possa servire a far riflettere ma ancor più spesso a dimostrare che quelle belle frasi pubblicate corrispondono esattamente ai propri sentimenti e alle proprie emozioni. Forse, conclude la ricerca, questi tipi di condivisioni sui Social nascondono il desiderio di voler apparire migliori, “postando” frasi di notevole intensità e facendole proprie, quasi come per dire: questo è il mio pensiero, questo sono io, cercando così inconsciamente di accrescere la propria autostima.
Di sicuro le frasi e gli aforismi dei grandi filosofi, poeti e scrittori contengono sempre un motivo di profonda riflessione ma sarebbe certamente più credibile, da parte degli utenti dei social, pubblicare il proprio personale pensiero per esprimere semplicemente se stessi senza aver bisogno di conferme da nessuno.
Paolo Paglialunga
È come dire “meglio apparire che essere”. Giusta riflessione e considerazione dei social network !
Condivido. ..l’abuso dei social. ..va di moda…moda lanciata sicuramente da un depresso/a e molto solo….mi fa più pena di un malato grave….purtroppo il male è invasivamente subdolo