Punteggi inventati alle prove scritte. Sei procure della Repubblica che indagano. Otto sentenze del Tar, di cui due di annullamento. Richieste di accesso agli atti negati dal Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca. E l’attuale ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, vincitrice di concorso e arroccata nella sua posizione: appellarsi al Consiglio di Stato per bloccare ogni richiesta di trasparenza.
È questo il resoconto del corso-concorso per dirigenti scolastici indetto nel 2017, iniziato nel 2018 con la prima prova, che si è trasformato, come denunciato un anno fa dall’Espresso in una serie di inchieste , in una slavina di ricorsi al Tar per chiederne l’annullamento immediato. Un caso politico, perché se il 15 ottobre il Consiglio di Stato dovesse decidere di mandare tutto all’aria con sentenza definitiva, la scuola si ritroverebbe senza tremila presidi in uno dei momenti più delicati dell’istruzione pubblica, alle prese con la ripartenza e la nuova riorganizzazione imposta dal Covid-19.
L’Espresso ha potuto visionare in anteprima decine di prove, scoprendo che alcuni presidi, ormai assegnati a capo delle scuole, hanno ricevuto il massimo del punteggio ad alcuni quesiti, nonostante le risposte date non fossero corrette.
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