FORLI’ – Gli anni Settanta, per la pallacanestro italiana, si possono dire a ragione favolosi. La palla a spicchi di casa nostra conobbe un vero a proprio boom. A quei tempi, quando c’erano solo due stranieri per squadra, si guadagnava anche bene. Quello che l’indimenticato giornalista Aldo Giordani aveva definito come lo “Spaghetti Circuit”, come importanza era secondo solamente alla Nba. Ma quel basket purtroppo era capace anche di divorare i suoi figli. Di quegli anni resteranno sempre indelebili nelle memorie le storie di tre giovani americani approdati in Italia nel nostro campionato. Si tratta di Steve Mitchell, Robert Louis “Bob” Elmore e Leonard Fessor.
Steve Mitchell, dopo aver studiato alla Kansas State University, viene selezionato dai Phoenix Suns al draft NBA 1973 (scelto al 3º giro con la 43ª scelta) senza però collezionare presenze. Nello stesso anno viene scelto, dai Denver Nuggets, anche al draft della lega ABA. Reduce da un’esperienza nel campionato olandese, Mitchell arrivò alla Virtus Bologna di coach Dan Peterson per sostenere un provino, ma lo staff delle Vu nere preferì confermare John Fultz a suo discapito. Nel 1974-75 viene ingaggiato dalla Libertas Forlì sponsorizzata Jollycolombani, formazione che in quell’anno conquistò la promozione nella massima serie. Il giocatore rimase in terra forlivese per tre ulteriori stagioni fino all’estate del 1978, quando passò ad un Basket Rimini che si apprestava a vivere la prima stagione professionistica. Lui e Mark Crow furono infatti i primi stranieri della storia del club. Il 4 dicembre 1978, dopo una serata passata tra Rimini e Pesaro, viene ospitato per la notte da Jim Thomas, cestista all’epoca in forza alla Scavolini. L’indomani mattina Thomas e sua moglie lo trovano ancora sul divano ma, pensando stia solo dormendo, si avvicinano a lui solamente nel primo pomeriggio: Steve era già morto. La causa della morte fu un arresto cardiaco, occorsogli con la complicità di alcool e droga.
Robert Louis “Bob” Elmore era nato a New York il 23 ottobre 1954, morì a Roma il 26 novembre 1977. Fratello minore di Len Elmore, stella dei professionisti Nba, si mette in evidenza con la Wichita State University divenendo “All Conference” nei due ultimi anni con una media di 11 rimbalzi a partita. Centro di 208 centimetri per 110 chili di peso è quarta scelta dei New York Nets nel 1977. Viene “tagliato” poco prima dell’inizio della stagione e accetta così di venire in Italia. All’Eldorado Lazio trova un altro giovane che ha sfiorato la Nba: Gary Cole. A poche settimane dal suo arrivo a Roma viene ritrovato cadavere nel suo residence, fulminato da una overdose di eroina.
Leonard Fessor viene selezionato dai Washington Bullets al quarto giro del Draft NBA 1975 (71ª scelta assoluta). Disputa due stagioni – 1975-76 e 1976-77 – a Bologna, sponda Fortitudo (allora sponsorizzata Alco), prima di trasferirsi alla Federale Lugano. Lunedì 20 febbraio 1978 il suo corpo, privo di vita, viene rinvenuto da un vicino, nonché compagno di squadra, nel suo appartamento a Canobbio, vicino a Lugano. Il corpo era disteso sul materasso, adagiato sul pavimento (essendo alto 213 cm, Leonard quasi mai riusciva a trovare reti in grado di ospitarlo). La stampa parlò subito di suicidio, ma in realtà Fessor Leonard morì intossicato dal monossido sprigionato da un mozzicone di sigaretta spento malamente e gettato nel cestino della carta. Le porte e finestre erano chiuse perché era inverno; l’autopsia rivelò che non vi erano tracce di droga nel sangue. Leonard, giocatore di grandi qualità atletiche e tecniche, era afflitto da una personalità fragile e instabile. Durante le festività natalizie del 1977 venne accusato dalla polizia svizzera di aver aggredito un’anziana signora a Lugano. Nonostante la donna non avesse mai sporto denuncia, Leonard aveva passato la vigilia di Natale in prigione. Anche lui, come Elmore, solo in una camera di residence. Aveva promesso alla madre che avrebbe passato le feste con lei. I biglietti aerei di quello che avrebbe dovuto essere un viaggio natalizio negli Usa vennero trovati sul comodino.
Fabrizio Rappini
Nell’immagine di copertina, Bob Elmore (a sinistra) morì fulminato da una overdose di eroina
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