Transizione ecologica in Italia, otto punti per salvare l’ecosistema, l’ambiente e la salute dei cittadini. Il ministro del nuovo dicastero, Roberto Cingolani, ha presentato la sua strategia per “un Pianeta in salute e una società giusta”. D’altro canto lo stesso Papa Francesco che, convinto delle sue ragioni le cose non te le manda a dire, all’inizio della pandemia da Covid 19 si era espresso così: “Vi illudevate di vivere sani in un mondo malato?”.
La nostra Terra sta andando di corsa verso un danno climatico le cui conseguenze gli scienziati definiscono disastrose. Bisogna fermare l’inquinamento, l’abuso delle risorse ambientali, lo sfruttamento sconsiderato della terra e del mare. Ed è per tali motivi che nel Governo Draghi troviamo il Ministero della Transizione ecologica, nel suo programma indica i temi più importanti per salvare la situazione: trasporti, abitazioni, chimica, rifiuti, uso delle risorse naturali, biodiversità.
Un programma impegnativo e difficile con il rischio evidente che il nuovo Ministero sia un elenco di buone intenzioni ma poi si trasformi in una scatola vuota. “Non abbiamo la ricetta, non ce l’ha nessuno. Stiamo cercando di capire dove andare”, sono le parole del ministro Cingolani dette nel corso del seminario online Verso la Conferenza Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.
Ma quali sono gli 8 punti del programma?
Al primo punto c’è la globalizzazione delle strategie e degli impegni da assumere. “Non basta e non basterà l’impegno dell’Italia – evidenzia il responsabile del nuovo dicastero – la vera transizione ecologica dovrà essere affrontata a livello globale e ogni Paese dovrà fare la sua parte”. Poi c’è il clima e i i trasporti. Il primo è vittima di un danno veloce da realizzare e lungo da recuperare. “Se portiamo le temperature sopra i 2 gradi dai livelli pre-industriali, ci metteranno secoli a scendere”. Mentre in materia di mobilità l’obiettivo sarà quello di raggiungere un “giusto equilibrio fra le esigenze dell’economia e dell’ambiente”. Il quarto punto è sulle abitazioni: “In metà del pianeta la principale fonte di inquinamento sono le case e le cucine. I centri urbani creano grandi opportunità, ma anche grandi problemi”, sottolinea Cingolani.
Poi la lotta all’uso improprio della plastica, dei pesticidi, degli antibiotici “sostanze nuove di cui non conosciamo i rischi”. Al sesto punto c’è il ciclo dei rifiuti (“occorre puntare sul recupero dei materiali, servirebbe insegnare ai nostri figli forme di sobrietà digitale”) e al settimo l’uso delle risorse naturali (“la soluzione non è fermare il progresso ma neppure fare quello che si vuole”). All’ottavo punto cibo e biodiversità.
Tra luglio e agosto 2021 avremo già consumato le risorse dell’anno e cominceremo a consumare quelle dell’anno successivo.
Per gli ambientalisti di Greenpeace la transizione ecologica è un processo necessario che non potrà prescindere da giustizia economica e sociale e inclusione. Il costo di questa trasformazione non può ricadere sulle spalle dei cittadini ma dovrà essere a carico di chi, anteponendo i propri profitti alla salute delle persone e del Pianeta, ci ha condotto alla crisi climatica e ambientale. E lanciano un messaggio: “Noi siamo sempre aperti al dialogo ma non rinunceremo a monitorare ogni passo fatto dal nuovo governo, denunceremo ogni scelta che contrasti con gli annunci fatti e con l’urgenza che ci impone l’emergenza climatica e ambientale in corso”.
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