ROMA – C’è un circolo vizioso alla base del sistema socio-economico del nostro paese, che risiede nella mancanza di una visione generale, di un progetto in cui le esigenze delle fasce sociali più bisognose si possano incontrare con quelle di chi potrebbe portare loro aiuto. Detto in soldoni, il problema sta nella scarsità di manodopera da una parte e nel bisogno di lavorare dall’altra. Messi insieme questi due elementi, il risultato sta in una parola: sfruttamento, un sottoprodotto del lavoro nero e causa di povertà che porta con sé disagio, emarginazione, malattie. Fino a quando non ci saranno leggi precise a regolamentare il rapporto tra offerta e richiesta di lavoro, in Italia non ci sarà crescita economica ma solo un grande sbilanciamento tra ricchi e poveri e i poveri il più delle volte sono stranieri.
Se ne è parlato a Roma martedi 18 luglio alla Sala Stampa Estera in una conferenza tenuta dall’associazione LIBERALinsieme, per ora attiva in Lombardia, Friuli e Veneto ma la cui intenzione è di creare dei laboratori di idee e progettualità nel resto del paese. “Serve un percorso più snello per rendere legale la presenza in Italia di ogni straniero – spiega Samara Geagea, responsabile per l’immigrazione – per una ripartenza dell’economia, oltre che per la tutela di queste persone”. Samara parla per esperienza. Immigrata dal Libano una ventina di anni fa, ha provato “sulla pelle”, la sofferenza di chi tenta di essere legalizzato in un paese dove ogni tappa di questo lungo percorso comporta vessazioni burocratiche quando non, addirittura, l’abuso. E’ per questo che ora sta aiutando tanti che, come lei, hanno voglia e bisogno di integrarsi.
Ma la missione, benchè meritevole, è impossibile: solo nel 2023 sono arrivati 40mila stranieri in un flusso inarrestabile che rischia di travolgere l’intero sistema. “Ricordiamoci – sottolinea Geagea – che dove non c’è legalità c’è anche lavoro nero che porta con sé sfruttamento, disagio sociale, e tutto questo è un danno per la crescita del tessuto economico”. Così si spiegano le numerose zone ghetto di molte città italiane, situazioni in continua emergenza socio-culturale ma anche igienico-sanitaria, veri bubboni pronti ad esplodere (vedi il caso della bambina scomparsa a Firenze), ma su cui le amministrazioni locali e le autorità non sanno come intervenire soprattutto a causa di una burocrazia farraginosa, leggi lacunose che impediscono interventi decisivi e risolutivi.
Troppo lunghi i tempi per regolarizzare uno straniero, troppo difficile la sua integrazione sociale e lavorativa e tutto questo porta ad una sclerotizzazione del problema. “Ciò accade – aggiunge Mauro Boccato, imprenditore e vice presidente dell’associazione – mentre alcune ditte sono costrette a rifiutare appalti perché non c’è manopera”. E’ il solito circolo vizioso: che il lavoro non regolarizzato porta con sé lo sfruttamento e così l’Italia risulta dal 1990 al 2023 il paese europeo dove i salari sono cresciuti di meno, anzi sono diminuiti del 2, 90 per cento.
“Per questo serve un progetto ad ampio raggio – dichiara il presidente Alessandro Porcu – che coinvolga tutti questi settori insieme cui aggiungerei, in vista di un vero cambiamento della società, la sanità e il digitale ma per fare questo ci vogliono le competenze e non tutti le hanno”. LIBERALinsieme ha chiamato a raccolta tutte le forze buone della società che diventino “laboratorio” di progettualità ed esperienza. “Solo incrociando le esigenze di questi quattro settori si potrà avere un miglioramento – conclude il segretario Dario Brotto – nel rispetto della libertà di tutti e della collaborazione reciproca”.
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