RIETI – Anno scolastico 2020, iniziato da appena un mese, particolarmente convulso e tormentato da incertezze, malumori e continui cambiamenti che mettono a dura prova la ricerca di equilibrio tanto sperata. Le scuole, nei mesi precedenti alla riapertura, sono state attenzionate al massimo per cercare di effettuare un rientro in sicurezza. E così è stato. Si è considerata la necessità di riorganizzare e riadattare le modalità della didattica ordinaria con la didattica integrata, ovvero quella prevista dal protocollo per la riapertura. Una didattica che prevedesse momenti in presenza e momenti a distanza, con la turnazione degli studenti delle classi e dividendole per rispettare il distanziamento o, allestendo in aula, apposite lezioni a distanza da trasmettere anche a chi stava a casa. Ma soprattutto per mantenere il distanziamento, che in molte scuole non è ancora possibile per questione di spazio.
Ciononostante si preannunciano ancora ulteriori cambiamenti, che si vogliono intendere come “aggiustamenti”, relativi alla situazione contingente, con probabili cambi di orari di ingresso, ingressi scaglionati, orari rimodulati, turni pomeridiani, per le scuole superiori di secondo rado, se si verificheranno ulteriori situazioni definite critiche. Questa la precisazione arrivata dal capo dipartimento del ministero dell’Istruzione, Marco Bruschi, diretta ai dirigenti scolastici e ai dirigenti degli uffici scolastici regionali per chiarire cosa in realtà potrebbe ulteriormente cambiare per le scuole con l’entrata in vigore del nuovo DPCM di fine ottobre. Nella nota si precisa che “eventuali interventi sull’organizzazione scolastica avverranno solo in caso di situazioni critiche o di particolare rischio”. Situazioni che dovranno essere “comunicate dalle autorità sanitarie o dagli Enti locali” e comunque non potranno essere adottate autonomamente, ma solo “dopo aver condiviso le modifiche nei Tavoli regionali e locali con gli Uffici scolastici, previsti dal cosiddetto “Piano Scuola”, emanato a giugno scorso e approvato anche dalle Regioni”.
Tutto questo in maniera preventiva, come aveva detto il presidente Conte nella conferenza stampa del 18 ottobre, spiegando che le lezioni in presenza sarebbero continuate per tutti e che alcuni correttivi sarebbero stati introdotti solo per gli studenti delle superiori per evitare gli assembramenti sui mezzi di trasporto. Questo voler rivedere un piano di riapertura già accuratamente studiato e messo in atto con molta fatica e sofferenza dai dirigenti scolastici e dal personale, ha ovviamente creato ulteriori nervosismi, in quanto, come ha affermato, in una nota, il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli “rivedere l’orario di ingresso sarebbe irragionevole in quanto le differenti realtà geografiche delle sedi scolastiche non permetterebbero di poter applicare orari diversificati. Basti pensare alle differenze esistenti tra l’area metropolitana di qualsiasi città e un qualsiasi centro rurale o montano”.
Un altro aspetto da considerare è la gestione degli adempimenti ordinari come il rinnovo degli Organi Collegiali (consigli di classe e di istituto) e le riunioni che ne conseguiranno, se tenerle in presenza o a distanza per garantire il distanziamento fisico, ovvero la sicurezza del personale convocato. Inoltre grava sul mondo della scuola anche il concorso crdinario per docenti le cui prove dovrebbero cominciare a breve :dal ministero non ci sono segnali di volontà di slittamento. L’unica variabile che potrebbe metterlo in discussione è la sospensione delle attività didattiche in Campania, decisa dal governatore Vincenzo De Luca fino al 31 ottobre.
Stefania Saccone
Lascia un commento