TODI (Perugia) – Il primo protagonista emerso era stata la regina Altea nel momento in cui ripone in una cassapanca, il legno che, se bruciato, avrebbe messo fine alla vita del bambino, Meleagro, appena dato alla luce. Nel secondo quadro la regina, irata perché il figlio, tornato dall’impresa degli Argonauti, nel corso di un litigio aveva ucciso due suoi zii, fratelli della madre, getta sul fuoco il legno e lascia morire (per poi pentirsene, ma ormai è tardi) la sua stessa progenie.
Anche il sindaco tuderte, Antonino Ruggiano, effettuando un sopralluogo subito dopo la scoperta, è rimasto estasiato davanti a quegli affreschi saltati fuori, durante i lavori di restauro, affidati alle mani esperte di Marcello e Luca Castrichini, in via del Monte sull’acropoli di Todi. “E’ un’emozione ed un privilegio – commenta il primo cittadino, accompagnato dagli assessori Claudio Ranchicchio e Moreno Primieri – nel rivedere emergere colori e pitture di oltre 500 anni fa…”. La ditta “Arte e Restauro” dei Castrichini sta svolgendo i lavori di recupero nella Sala Affrescata del palazzetto degli Atti, che dovrebbe diventare, insieme ad altri progetti, come afferma l’assessore Primieri, “un filo conduttore nella ricerca del dialogo tra le espressioni di arte contemporanea con i luoghi storici e artistici della città”. L’amministrazione comunale intende trasformare la Sala in una sede espositiva e di incontri sull’arte contemporanea. Un ulteriore richiamo per Todi, definita qualche anno fa da un giornale statunitense “la città ideale”.
I restauratori hanno appena riportato alla luce affreschi con i miti di Meleagro e Atalanta, cantati da Ovidio nelle Metamorfosi, e scene della storia di Tideo e Menalippo. Affreschi, quando sarà completato il recupero, per circa 60 metri quadrati di superficie su una fascia in alto delle quattro pareti e di circa 40 metri di lunghezza. “Una sorta di fumetto, ante litteram – chiarisce il professor Castrichini – che illustra un tema, quello delle Metamorfosi, che solo qualche decennio più tardi diverrà usuale nell’arte”.
I restauri – partiti, per la prima volta in virtù della lungimiranza del Lions tuderte e proseguiti grazie al contributo della Regione dell’Umbria, affiancatasi nell’impresa al Comune – riguardano un palazzetto appartenuto alla famiglia guelfa degli Atti, legata da vincoli di amicizia e di parentela ai Baglioni di Perugia. Le prospezioni ed i saggi effettuati indicano che gli affreschi sono stati dipinti in un’epoca a cavallo tra il Quattrocento ed il Cinquecento, esattamente tra il 1490 ed il 1510. In quegli anni gli Atti, col sostegno dei capitani di ventura Giampaolo Baglioni di Perugia e Vitellozzo Vitelli di Città di Castello e sotto la protezione dell’allora governatrice di Spoleto Lucrezia Borgia (figlia di Rodrigo Borgia, Papa Alessandro VI), sconfissero, una volta per tutte, nella cruenta battaglia di Acquasparta, i Chiaravalle, ghibellini partigiani dei Colonna, che vi si erano asserragliati e che persero anche il loro capo, Altobello, trafitto dalle spade degli assalitori e smembrato, tanto era odiato, da soldati e popolani. Con quella vittoria gli Atti – in attrito con i Chiaravalle da un paio di secoli – divennero la casata egemone di Todi. Oltre agli affreschi, sotto la superficie stanno emergendo disegni, a carboncino, di volti giganteschi. Come se si stessero preparando cartoni per degli affreschi simili a quelli della Sala dei Giganti di Palazzo Trinci di Foligno.
“Il pittore – ricostruisce ancora il professor Castrichini – appare molto didascalico e forse proveniente dal mondo degli incisori. Nelle parti recuperate ad oggi rappresenta i miti di Atalanta e Meleagro intenti con altri eroi greci (gli Argonauti) nella caccia al cinghiale caledonio, di Tideo e Menelippo”. Con un’ulteriore singolare particolarità: sotto le figure l’autore riporta il nome dell’eroe rappresentato. “Una rarità unica – assicurano i restauratori – il soggetto ed il modo in cui è dipinto con la vergine cacciatrice (che ricorda Artemide, ndr) abbigliata, come gli altri eroi, in vesti coeve all’epoca storica dello sconosciuto artista”.
Todi, insomma, riserva un ciclo di sicuro richiamo per amanti dell’arte e della storia e da approfondire con ulteriori studi.
Elio Clero Bertoldi
Nella foto di copertina, gli affreschi venuti alla luce a Todi
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