“Quando parti?”. “Dove vai quest’anno?”. “Ci sono già stato: è bellissimo”… Ecco le domande che ricorrono con maggiore frequenza in questi giorni. Tutte incentrate su un unico argomento: le vacanze. Con un occhio sempre molto attento alle previsioni del tempo, al traffico in autostrada, ai consigli per i ristoranti migliori e/o a prezzi più bassi. Tutto vero, tutto bello, ma le statistiche sono impietose quando segnalano che nell’anno del Signore 2019 ben 20 milioni di italiani tra giugno e settembre non faranno nemmeno un giorno in vacanza. Non perché non ne abbiano voglia o perché preferiscono godersi le città semivuote: no, semplicemente perché non ne hanno la possibilità economica. Un numero enorme che si scontra però con un altro dato: rispetto all’anno scorso aumenta dello 0,3% il numero delle famiglie che, sempre nel periodo estivo, potranno trascorrere un breve periodo di ferie, dormendo almeno una notte fuori casa.
L’impossibilità di potersi permettere qualche giorno di vacanza è particolarmente presente nei nuclei familiari con uno o due figli piccoli (circa il 40%); percentuale che arriva a sfiorare il 50% se i figli sono 3 o di più. Di contro, nelle famiglie in cui la figura di riferimento è laureata, soltanto il 19% deve rinunciare per ragioni economiche; se invece il leader ha la licenza elementare, la quota sale in maniera vertiginosa: quasi il 70%: nella zona intermedia si posizionano i nuclei in cui il capofamiglia è diplomato (35,4) o in possesso della licenza media (52,3). In pratica, la povertà coincide sempre più spesso con un basso livello di istruzione.
Tutti questi numeri si traducono in un netto calo del giro d’affari: Federalberghi calcola un movimento pari a 21,8 miliardi di euro, circa il 10% in meno rispetto all’anno scorso, quando si arrivò a superare di poco i 24 miliardi. “L’aspetto economico – commenta Bernabò Bocca, presidente dell’associazione degli albergatori – condiziona fortemente l’orientamento sulla preferenza della vacanza. Agosto in questo senso, è il mese che probabilmente paga più di ogni altro la crisi. Malgrado il quadro non sia particolarmente esaltante, conforta il fatto che la durata media delle vacanze si attesta sulle 10 notti, mantenendosi sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente”.
La sintesi è presto fatta: c’è una crisi che non passa mai e che, anzi, con gli anni, diventa sempre più acuta e riguarda soprattutto le famiglie più numerose e quelle monoreddito. Crisi economica soprattutto, ma anche crisi di identità e di valori acuita da prospettive tutt’altro che favorevoli e dalla mancanza di lavoro che continua a colpire i giovani, soprattutto quelli con un livello di istruzione medio-alta. Se non si affronta con vigore questa tema, ogni discorso diventa puro esercizio retorico.
Buona domenica.
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