PALERMO – Deve essersi sentita al sicuro, in un luogo propizio e non troppo inquinato, la tartaruga Caretta-Caretta che, il 20 giugno, nella notte quieta del solstizio d’estate, è approdata a Mondello, la suggestiva località balneare a pochi chilometri da Palermo, e ha deposto le uova nella spiaggia bianca e fine del litorale, nel tratto vicino Valdesi.
Allertati anche da un gruppo di pescatori, i volontari di Liberambiente, un’associazione che si occupa di monitoraggio ambientale e di ripulire della plastica la zona balneare, hanno individuato la tartaruga ancora presente in spiaggia e hanno posto una recinzione temporanea di protezione attorno alle uova. “Ho provato una grande emozione nel vedere il nido pronto nella sabbia”, ha detto a Laura Pasquini, giornalista del TG regionale siciliano, Giuseppe Chiofalo, il volontario presidente di Liberambiente, che si è subito preso cura della nidiata della tartaruga e ha allertato la Capitaneria di Porto.
C’è stato poi l’intervento della sezione nord-occidentale del WWF siciliano. Il vice presidente Giorgio De Simone, in accordo con i gestori dei lidi di Mondello, ha concordato le modalità operative per la tutela delle uova: “Ci saranno dei volontari che si alterneranno nella sorveglianza. Ci daranno una mano anche i gestori dei lidi. Vigileremo insieme perché le tartarughe vengano alla luce in sicurezza”.
La schiusa delle uova dovrebbe avvenire dopo circa 50/70 giorni dalla loro deposizione, quindi tra fine luglio e inizio agosto.
Dopo l’accoppiamento, che avviene nella stagione estiva, le tartarughe femmine attendono per qualche giorno in acque calde e poco profonde il momento propizio per deporre le uova, spesso disturbate dalla presenza di persone, animali, rumori e luci. Giunte sulla spiaggia prescelta, vi depongono fino a 200 uova, grandi come palline da pingpong, disponendole in buche profonde, scavate con le zampe posteriori. Le ricoprono poi con cura, per garantire una temperatura d’incubazione costante e per nascondere la loro presenza ai predatori. Completata l’operazione, fanno ritorno al mare.
Le uova si schiudono quasi tutte simultaneamente. Per uscire dal guscio, le tartarughine neonate utilizzano una struttura particolare, il “dente da uovo”, che verrà poi riassorbito in un paio di settimane. Fuori dal guscio, sono necessari ancora dai due ai sette giorni per scavare lo strato di sabbia che sormonta il nido e raggiungere la superficie. Poi, in genere col calare della sera, si dirigono rapidamente verso il mare.
Solo una piccola parte dei neonati riesce nell’impresa, perché è spesso vittima dei predatori. Giunti al mare, per più di un giorno nuotano ininterrottamente per allontanarsi dalla costa e raggiungere la piattaforma continentale, dove le correnti concentrano una gran quantità di nutrienti. Dei piccoli che raggiungono il largo, pochi riescono però a sopravvivere sino all’età adulta.
La tartaruga Caretta-Caretta è quella più comune del mar Mediterraneo. Diffusa anche in altre zone – si può trovare negli oceani Atlantico, Indiano e Pacifico e anche nel mar Nero – la sua sopravvivenza nel nostro mare è molto minacciata. La IUCN Red List (Lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) la classifica come specie vulnerabile. Infatti, la specie è a rischio per l’inquinamento marino, la riduzione degli habitat di nidificazione, per le collisioni con le imbarcazioni, per gli incidenti causati dalle reti a strascico e dagli altri sistemi di pesca. Nel Mediterraneo gli ambienti di riproduzione sono ormai molto limitati per il disturbo umano dovuto al turismo balneare.
Auguri, allora, alle tartarughine che nasceranno a Mondello fra poche settimane.
Maria D’Asaro
Nell’immagine di copertina, le uova di Caretta-Caretta deposte sulla spiaggia di Mondello, a Palermo
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