/, Sezione 1/Tanti “cervelli” rientrano in Italia

Tanti “cervelli” rientrano in Italia

di | 2021-01-17T07:02:28+01:00 17-1-2021 6:00|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

ROMA – Tra dieci, venti, cento anni, quando gli storici dovranno inquadrare la grande crisi conseguente al Covid e, per convenzione, ne fisseranno con date precise l’inizio e la fine, analizzeranno anche tutti quegli elementi che si sono contraddistinti come fattori di ripresa economica. O, almeno, speriamo che sia così perché il fenomeno si sta diffondendo e non si presenta male. Si tratta del rientro dei cervelli dall’estero. La loro “fuga”- come era stata denominata – indicava l’espatrio di tanti giovani ricercatori e studenti che non vedevano in Italia un posto dove potersi realizzare e crescere, soprattutto in termini economici. Ad andarsene, negli anni scorsi, erano state tantissime giovani eccellenze della scuola e dell’Università, con qualifiche accademiche anche elevate. Menti fresche, brillanti, con nuovissime specializzazioni che in Italia trovavano occupazioni con stipendi da fame ma all’estero erano state molto apprezzate, non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti e in Australia.

Poi venne il Covid con la sua devastazione socio-economica e culturale ma – come si dice? – non tutto il male viene per nuocere e tra le tante notizie negative a riguardo, una positiva, invece, c’era e c’è: che molti cervelli sono rientrati in Italia da quando è iniziata la pandemia. Del fenomeno dà conferma la ricerca “COVID-19 – L’impatto sui giovani talenti”, condotta dal Centro Studi Pwc su iniziativa congiunta di Talents in Motion e Fondazione con il Sud. La ricerca, condotta nel pieno della fase acuta della pandemia attraverso la piattaforma Linkedin, aveva l’obiettivo di comprendere come la pandemia avesse influenzato stili di vita, percorsi professionali e aspettative dei talenti italiani con un profilo internazionale. Ed era giunta a conclusioni interessanti: solo all’inizio della pandemia 1 giovane su 4 era propenso a tornare ma i dati dell’anno appena terminato ci diranno di più. Molti specialmente al Sud ma non solo, hanno riportato entro il 2020 la residenza nel paese d’origine per rientrare nei benefici di legge.

A far tornare la voglia di casa era stato dapprima il Decreto crescita che dal giugno 2019 aveva previsto un sistema di agevolazioni per chi fosse rientrato. La pandemia, poi, ci ha messo lo zampino portando il Governo ad approvare ulteriori nuovi sgravi fiscali, nel 2020, con l’obiettivo di trasformare il rientro dei cervelli in un volano per la crescita economica. E così l’Italia, che era diventato un “paese per vecchi” si sta ripopolando di menti fresche ma soprattutto di nuovi propulsori per l’industria e il mondo del lavoro. Diversi gli elementi che hanno contribuito a questo dietrofront, oltre alla riduzione dell’imponibile dal 50 al 70 per cento che arriva a 90 nel caso che il paese d’origine sia in una regione del meridione (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia) , ma anche la diffusione dello smart working che rende possibile lavorare da casa per un’azienda che si trovi in ogni parte del mondo. E stare a casa, con una pandemia in corso, è molto meglio che stare da soli in u paese straniero. Questi giovani portano da fuori confine tanta esperienza di vita ma soprattutto professionalità, esperienza e innovazione e per questo potrebbero rappresentare il nucleo di una nuova partenza.

Le loro storie saranno quelle che faranno la “Storia” perché probabilmente proprio da loro dipenderà il futuro che si studierà sui libri.

Gloria Zarletti

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi