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Sulmona, patria mondiale dei confetti

di | 2024-09-06T18:49:10+02:00 1-9-2024 1:00|Enogastronomia, Sezione 1|0 Commenti

SULMONA (L’Aquila) – I confetti alla mandorla rappresentano una delle glorie della storica città peligna legata al grande Ovidio: Sulmona, città abruzzese in provincia del capoluogo, L’Aquila. Il visitatore non può fare a meno di apprezzare il gusto dei confetti passeggiando lungo il corso Ovidio pieno di negozi dove sono in mostra meravigliose e artistiche composizioni realizzate con i confetti colorati e dal sapore variegato. Si presentano sotto forma di fiori meravigliosi, spille, calamite, segnalibro oppure i confetti sono custoditi in preziose bomboniere. Se inizialmente il confetto era bianco e tassativamente alla mandorla ora ce ne sono di teneri, colorati e dal gusto sapientemente creato per stupire il palato anche delle persone più esigenti. Si acquistano per festeggiare particolari occasioni o semplicemente per offrirli in un simpatico porta bob bon agli ospiti, magari anche dopo il caffè.

Leader del settore è la premiatissima Fabbrica Mario Pelino che sin dal 1783 si dedica alla lavorazione dei famosi confetti di Sulmona. In un’area accanto alla fabbrica ha sede “Il Museo dell’Arte e della Tecnologia del confetto”, dove sono esposti cimeli, macchinari e tutti gli strumenti, oggi rari, dell’antica confetteria sulmonese. Nel negozio annesso è poi possibile fare acquisti e soprattutto assaggiare queste prelibatezze.
Gustati dall’imperatore Tiberio, elogiati da Boccaccio, regalati da Goethe, i confetti di Sulmona da sempre vengono utilizzati per scandire le tappe più importanti della vita di un individuo e rappresentano un simbolo di augurio e buon auspicio. In base a diverse testimonianze storiche, sembra che l’uso dei confetti fosse diffuso soprattutto nelle famiglie di nobili origini, con la funzione di omaggio durante le feste o le ricorrenze. Si usavano per esempio nelle famiglie patrizie romane per celebrare nascite e matrimoni ma con una piccola variante: il cuore di mandorla era ricoperto da miele e farina, in luogo dello zucchero.

La storia dei confetti subisce una svolta proprio nel momento in cui lo zucchero fa la sua comparsa in Europa importato dagli arabi. Nel 1400 inizia ad essere utilizzato costantemente nella produzione di questi dolci, favorendo lo sviluppo di confetterie, centri specializzati nella lavorazione artistica. Sulmona diviene uno dei massimi luoghi di produzione. La lavorazione dei confetti inizialmente avveniva presso il Monastero di Santa Chiara dove, tramite una tecnica particolare, i confetti venivano utilizzati per dare vita a motivi decorativi quali fiori, spighe, grappoli, rosari ora abilmente riprodotti. Anni dopo, fu la famiglia Pelino a dare vita a una fiorente industria del confetto contribuendo alla fama della città, tanto che Sulmona è diventata nel tempo – e lo è tuttora – sinonimo dei confetti per antonomasia. Fondata nel 1783 da Bernardino Pelino, l’azienda ha tramandato la ricetta dei confetti per 7 generazioni e, per questo, rientra oggi nella rinomata lista delle Hénokiens, il club delle aziende familiari europee e giapponesi con 200 anni di storia e più. Alla guida attualmente ci sono Mario Pelino e i due figli Alfonso e Olindo che, insieme al padre, ne hanno attualizzato la produzione senza rinunciare alla qualità. Risulta che la bontà dei confetti di Sulmona sia stata sempre apprezzata anche dai reali d’Inghilterra, tanto che il Principe Harry e Meghan Markle hanno scelto di celebrare il loro Royal wedding con i colorati confetti Pelino, secondo una tradizione già inaugurata da Carlo e Diana e proseguita anche con William e Kate.

Nonostante tutto però anche i confetti di Sulmona hanno vissuto momenti di fortune alterne. Nella prima metà dell’Ottocento per esempio emerse la preoccupazione per la difesa del loro primato tanto da indurre svariati autori a pronunciarsi in difesa dell’insuperabile confetto abruzzese, che sicuramente si presentava più bianco e più buono degli altri, per via del clima particolare della zona e dell’acqua con cui era prodotto. Molto più probabilmente invece a fare la differenza tra i confetti di Sulmona e gli altri suoi simili, era l’assoluta purezza dello zucchero impiegato che, contrariamente a quanto succedeva nelle altre fabbriche, non veniva “corrotto” con addensanti a basso costo, come farina o amido. Tra alti e bassi i confetti Pelino restano un primato nella categoria e tengono alto il nome della città.

In molti sanno descrivere i confetti come chicchi dolci a base di mandorle ricoperte di zucchero bianco o colorato, immancabili durante i matrimoni e le cerimonie in genere. Pochi però ne conoscono le origini e le loro numerose varianti, le vicende storiche, o le leggende, che li hanno portati ad essere a tutt’oggi il simbolo di feste e celebrazioni. Tra queste, c’è quella di Napoleone che, entrato a Verdun, venne accolto da tre archi di confetti bianchi. O quella di Goethe che corteggiò la sua futura sposa regalandole una scatola colma di confetti. Prima e dopo di loro, i confetti sono nati, si sono diffusi e hanno arricchito le tradizioni di tutti i ceti sociali. Molti sono i personaggi famosi e gli autori che, nei secoli, li hanno apprezzati e menzionati all’interno dei loro scritti. Tra loro anche Alessandro Manzoni, Giovanni Pascoli, Giovanni Verga, Gabriele D’Annunzio, Giosuè Carducci e Giacomo Leopardi.

Come avviene la fabbricazione dei confetti Gli ingredienti del confetto classico sono apparentemente semplici: mandorle e zucchero. Eppure per ottenere un confetto perfettamente ricoperto e liscio occorre un procedimento lungo e meticoloso. Il primo passaggio è la lavorazione delle due materie prime: le mandorle vanno essiccate, pulite e passate in forno per togliere l’umidità; mentre lo zucchero va sciolto lentamente, fino a ottenere uno sciroppo, facendo attenzione a non trasformarlo in caramello. Le mandorle vanno innanzitutto gommate, ovvero rivestite di un leggero strato di gomma arabica per favorire l’adesione dello zucchero. Vengono poi versate all’interno delle cosiddette bassine, grandi contenitori di rame, oggi simili alle moderne betoniere che, girando continuamente, fanno sì che lo sciroppo di zucchero si distribuisca uniformemente, formando strati sempre più duri e bianchi a mano a mano che si solidifica ed evitando che le mandorle si appiccichino tra loro. Prima della motorizzazione, e in alcuni casi ancora oggi, le bassine erano mosse a mano per tutte le ore necessarie al completamento della lavorazione. Per avere un’idea di quanto questa attività possa essere lunga, il già citato Mario Pelino nel maggio 2018 dichiarava che per fare un confetto classico sono necessari due giorni e per quello alla cannella (“il cannellino” di cui era ghiotto Leopardi) fino a cinque. Un lavoro da autentici specialisti.

Visitando il museo del confetto è possibile dare un’occhiata anche al procedimento di fabbricazione dei confetti attraverso dei finestroni che danno sulle scale di accesso al museo che permettono di vedere donne al lavoro rendendo affascinante “la nascita” dei confetti. Un altro aspetto che pochi conoscono è l’importanza rappresentata dal numero di confetti da distribuire o da offrire in un sacchetto, scatolina, cofanetto o bomboniera. Ogni numero ha un significato diverso: un confetto per significare l’unicità del matrimonio; tre con riferimento alla coppia e all’auspicio di un figlio; cinque per augurare felicità, prosperità e lunga vita.

Dalla nascita dei confetti, le usanze sono cambiate molto: matrimoni, sì, ma non solo. Oggi i confetti sono utilizzati in molte altre occasioni e in altrettante varianti. Oltre che durante il banchetto nuziale, i confetti vengono oggi offerti agli ospiti di lauree, battesimi e altre ricorrenze. Esiste addirittura un rigido codice colore: bianchi per le nozze, la prima comunione, la Cresima e i 60 anni di matrimonio; rosa per il battesimo delle bambine e il primo anno di matrimonio. I bambini battezzati ricevono invece i confetti azzurri, mentre sono rossi quelli per le lauree e per le nozze di rubino (45 anni). Nozze d’argento e nozze d’oro: confetti di color grigio metallico per i 25 anni di unione e dorati per chi raggiunge il mezzo secolo insieme.

Ma i confetti si acquistano anche solo per il piacere di gustare una chicca dolce e gustosa ed ecco che compaiono di ogni forma e colore per il solo piacere del palato e della vista che li vuole raccolti in mazzi di fiori e in tante altre composizioni colorate e artistiche.

Lunga vita allora ai famosi confetti Pelino di Sulmona.

Margherita Bonfilio

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