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Strage di innocenti e il mal di vivere

di | 2018-12-18T09:45:09+01:00 16-12-2018 6:00|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

ENNA – È venerdì sera, vigilia dell’Immacolata: orde di ragazzini arrivano da ogni angolo dell’Anconetano per assistere all’esibizione del trapper Sfera Ebbasta in un noto locale di Corinaldo, ignari del pericolo a cui sono esposti. Un evento, già annunciato, che aveva fatto lievitare le prevendite e le prenotazioni. Un fruttuoso dj set per i gestori della discoteca, Lanterna Azzurra, i quali in barba alla sicurezza, continuano a staccare biglietti su biglietti.

 

Così una fiumana di teenagers invade la pista da ballo: corpi che si muovono al ritmo della techno music, telefonini che filmano, selfie, drink, fumo e genitori che nella calca sperano di tener d’occhio la figliola e l’amichetta. L’aria è già irrespirabile dagli effluvi di corpi acerbi quando lo spruzzo di uno spray urticante da parte dell’uomo nero, probabilmente un altro ragazzino, diffonde il suo odore acre e pungente e in uno sputo di tempo scatena l’inferno. I giovani, investiti in pieno dal gas al peperoncino, cercano una via di fuga verso l’esterno, corpi che urtano altri corpi, grida, domande sospese in aria, risposte abbozzate, panico, fuga.

 

Un effetto domino che in breve fa accalcare i presenti attorno alla poche vie d’uscita, quelle aperte, mentre le altre sono bloccate. Poi il crollo delle balaustre che proteggono alcuni gradini che portano verso l’esterno e i ragazzi finiscono giù, un salto sui corpi di altri infelici. Corpi su corpi, proiettili umani che sgretolano altri esseri umani, che uccidono inconsapevolmente. Il pandemonio. I genitori addormentati nelle macchine si destano, non capiscono, corrono nella direzione delle urla; cercano invano i figli, qualcuno li trova e ringrazia il cielo, altri no e si disperano. Implorano aiuto, pregano e bestemmiano.

 

Intanto arrivano i soccorsi. La Lanterna azzurra è illuminata a giorno dai fari dei vigili del fuoco: vigili, carabinieri, polizia, volontari sciolgono braccia e gambe aggrovigliate tra loro, sollevano ragazzine svenute, ragazzi feriti, bambini pestati. E poi ancora cadaveri. Sei. Una mamma di 39 anni, che era accorsa nel tentativo di salvare sua figlia e altri cinque adolescenti. E poi un pullulare di sirene, di ambulanze che sfrecciano per sottrarre alla morte altri giovani. Un continuo squillo di cellulari che annunciano la salvezza e altri invece il sacrificio di innocenti.

 

E poi ancora le indagini, le testimonianze, le ipotesi, i colpevoli, i giornalisti, le interviste: un copione che si ripete in Italia a distanza di 18 mesi dalla strage di San Carlo a Torino, dove alcuni balordi, durante la proiezione su maxi-schermo di una partita, usano lo spray urticante per razziare qualche oggetto di valore agli astanti. Il gesto lascia a terra un morto e un migliaio di feriti, mentre la calca umana scappa in ogni direzione per sfuggire a un presunto attacco terroristico.

 

Chissà cosa avranno pensato i ragazzi di Corinaldo, mentre vedevano l’onda umana infrangersi contro l’uscita di sicurezza? Un attentato, una fuga di gas, un tafferuglio ? Di certo si sa che la causa scatenante è stato un gesto balordo di un irresponsabile ragazzino. Di certo si sa che qualche avido adulto, in nome del dio denaro, ha ammassato degli innocenti nel tempio del divertimento sacrificandone alcuni.

 

Ora la polemica. Le accuse. Polemica contro i gestori dei locali, polemica contro i genitori mollicci che accompagnano i figli in un locale di perdizione, da un cantante che inneggia alla violenza. Accuse contro la società degli indifferenti, la politica dei tagli, la scuola del permissivismo. La rissa verbale cresce: opinionisti, politici, sociologici, psicologici che argomentano. Tesi, antitesi, torto e ragione. Tra qualche giorno i riflettori si spegneranno, qualche sporadica voce si leverà ancora flebile a ricordare la strage degli innocenti, mentre gli insegnanti nelle loro aule continueranno in silenzio la loro battaglia per riportare i giovani ad avere fiducia nel domani. Perché se un male c’è, di certo, è il mal di vivere.

 

Tania Barcellona

 

Nell’immagine di copertina, i soccorsi dopo la strage di Corinaldo

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