PALERMO – “Se tutte le api sparissero, agli uomini resterebbero circa quattro anni di vita”. L’affermazione apocalittica non è da prendere a cuor leggero. Anche perché a pronunziarla è stato un gigante della scienza, Albert Einstein. Recentemente, il Tg scientifico “Leonardo” ha ricordato che il 75% della produzione alimentare europea dipende dall’impollinazione degli insetti apoidei che, con i lepidotteri, hanno un ruolo cruciale nella conservazione della biodiversità. Purtroppo in Europa quasi la metà delle specie di insetti è a rischio e, a causa dell’impiego massiccio di pesticidi nell’agricoltura, circa un terzo rischia addirittura l’estinzione. Le sostanze pesticidi – chiamate con un termine meno crudo fitofarmaci – anche se assunte dagli insetti in dosi non letali, li rendono infatti più fragili e vulnerabili.
Per monitorare quantità e localizzazione degli insetti nei vari Parchi italiani, lanciata con lo slogan “Gli impollinatori contano: contiamoli” è stata messa a punto “AppBio-PoMS-Italia 1.0”, sviluppata per integrare i dati provenienti dai vari territori, inserirli in un unico database, e ottenere così informazioni omogenee e confrontabili sulla distribuzione di api e farfalle nelle diverse zone, per valutarne lo stato di conservazione e adottare buone pratiche nell’ambito dei programmi di monitoraggio. In particolare, secondo i protocolli dell’Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale), l’applicazione dovrà acquisire, tracciare ed elaborare i dati raccolti, creare archivi fotografici delle specie rilevate, mettere a sistema i dati geografici con quelli alfanumerici, evitare possibili errori di trascrizione e infine realizzare una banca dati comune per tutti i parchi d’Italia, banca dati mirata alla tutela degli insetti impollinatori.
Lo sviluppo dell’applicazione è stato coordinato dal Parco dell’Alta Murgia (situato in Puglia, tra le province di Bari e di Barletta-Andria-Trani) con il supporto dell’Ispra, nell’ambito di un progetto pilota che coinvolge l’area Tirrenico-Adriatica con i parchi dell’Appennino Lucano, Aspromonte, Gargano, Pollino, Sila e Vesuvio. I dati raccolti verranno sincronizzati, validati e condivisi nel Network Nazionale della Biodiversità.
“È un contributo concreto e innovativo che migliora la tutela degli impollinatori – ha dichiarato Francesco Tarantini, presidente del Parco della Murgia – una ‘App’ mai realizzata in Italia farà da collante tra tutti i parchi nazionali e regionali, permettendo ai ricercatori di costruire una mappatura costantemente aggiornata delle specie presenti nei territori, in modo più agevole rispetto al passato”. Sicuramente l’uso della tecnologia sarà in grado di fornire informazioni più precise, ma, come ha sottolineato anche Susanna D’Antoni, responsabile Sezione Aree Protette dell’Ispra, non basterà conoscerà l’ubicazione degli insetti per salvarli: “Il mondo dell’agricoltura è cosciente del problema del declino degli impollinatori. Ѐ chiaro che ci vuole un cambiamento in questo settore”.
Non si può che auspicare che il cambio di rotta nelle tecniche agricole sia drastico e concreto, oltre che rapido e comune in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Perché, come ammoniva Einstein, se non si salveranno le api, non ci salveremo neppure noi umani…
Maria D’Asaro
Lascia un commento