PALERMO – Nella martoriata Palestina e nello stato di Israele, la speranza di far cessare la follia brutale della guerra ha il volto limpido di quattro giovani. Quello di Sofia Orr e di Daniel Mizrahi, una ragazza e un ragazzo israeliani che hanno fatto l’obiezione di coscienza, rifiutando di indossare la divisa militare e imbracciare le armi e per questo, secondo le leggi israeliane, sono stati per un certo periodo in prigione; e quello di Tarteel Yasser Al Junaidi e Aisha Amer, due donne palestinesi attiviste nonviolente, in lotta contro l’occupazione dei loro territori e in difesa dei diritti umani, calpestati nell’attuale situazione di guerra.
Sofia e Daniel, Tarteel e Aisfa credono nella possibilità del dialogo tra palestinesi e israeliani e lavorano insieme per una risoluzione non violenta del lungo e sanguinoso conflitto tra le parti. Sono una sorta di “gruppo misto” israelo-palestinese, e rappresentano due importanti movimenti: Sofia e Daniel fanno parte di Mesarvot, una rete di giovani attivisti israeliani che rifiutano di prestare il servizio militare obbligatorio, mettendo in pratica l’obiezione di coscienza; mentre Tarteel e Aisfa fanno parte di Community Peacemaker Teams – Palestina (CPT), un’organizzazione che sostiene la resistenza di base non violenta all’occupazione israeliana.
I quattro attivisti sono stati invitati in Italia dal Movimento nonviolento per la Campagna di Obiezione alla guerra: nel nostro paese hanno partecipato a conferenze stampa e iniziative pubbliche. Arrivati a Milano il 16 ottobre, nella capitale lombarda hanno tenuto il primo incontro pubblico; il 17 e il 18 sono stati a Verona, dove hanno incontrato il sindaco, il vescovo della città e i giovani di un liceo cittadino; il 19 si sono recati a Bologna, domenica 20 ottobre a Parma e Reggio Emilia; il 21 e il 22 a Firenze. Penultima tappa del loro viaggio è stata Roma, dove sono stati il 23, il 24 e il 25 dove hanno incontrato gli studenti universitari dell’Università della Sapienza, i giovani che svolgono il Servizio Civile e sono stati ascoltati dalla Commissione permanente per i Diritti Umani alla Camera dei Deputati. Infine, sabato 26 si sono recati a Bari, dove hanno partecipato alla Giornata di mobilitazione nazionale “Fermiamo le guerre. Il tempo della pace è ora”. Da Bari, proprio oggi domenica 27 ottobre Sofia, Daniel, Tarteel e Aisfa torneranno nei loro paesi.
In questi dieci giorni di permanenza in Italia, con la loro testimonianza hanno ribadito che è possibile il rifiuto della violenza e delle armi e della follia della guerra. Hanno chiesto a noi italiani di sostenere concretamente e politicamente i movimenti nonviolenti, gli obiettori di coscienza, i pacifisti che lavorano per la convivenza dei due popoli.
Come scrive il Movimento nonviolento che ha organizzato il loro viaggio in Italia: “La richiesta di pace che si alza dalle popolazioni civili, è l’unica alternativa alla violenza cieca dell’esercito e dei gruppi armati che a Gaza, in Cisgiordania, in Libano e in Israele stanno seminando odio e vendetta. La spirale che ci sta portando al terzo conflitto mondiale può essere spezzata: l’obiezione alla guerra è il primo passo. Per questo chiediamo alle istituzioni, all’ Unione Europea, al nostro governo, di riconoscere lo status di rifugiati politici a tutti gli obiettori di coscienza, disertori, renitenti alla leva, che fuggono dalle guerre e chiedono asilo e protezione”.
Grazie allora a Sofia, Daniel, Tarteel e Aisfa che, con le loro difficili scelte individuali, dimostrano che il dialogo tra israeliani e palestinesi non è un’utopia e che è possibile desiderare e progettare insieme la pace.
Maria D’Asaro
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