RIETI – Continua la carrellata delle nuove professioni che sono nate dal forzato allontanamento dal luogo di lavoro dovuto alla pandemia che da un anno ormai ci tiene con il fiato sospeso e che, come più volte detto, ha sconvolto le abitudini ed i ritmi di tutti noi. La nuova tipologia di lavoro in smart working ci ha indotti a rivedere il nostro potenziale e per alcuni è stato anche un motivo per rimettersi in discussione. Una delle ultime frontiere del lavoro da remoto si chiama “smart working +farm supporting”. Questa formula fa riferimento al termine inglese “azienda agricolo”, perché infatti si tratta di lavorare a distanza alloggiando gratuitamente in aziende agricole attrezzate appositamente per ospitare smart workers, per cui dotate di tutti i comfort, di una rete wifi – fi potentissima. Vista così potrebbe sembrare troppo bello per essere vero e destare forse qualche sospetto una proposta totalmente gratuita.
E dunque, a spiegare e chiarire bene il funzionamento è Federico Pisanty, ideatore di Borgo Office, la prima piattaforma che unisce le necessità di lavorare da remoto dei nomadi digitali all’offerta di ospitalità in zone rurali: “In realtà è una forma ‘do ut des’, perché gli smart workers, seppur non obbligati, sono invitati a sostenere la struttura comprando dei pacchetti con prodotti tipici. In questo modo si sdebitano e aiutano la realtà locale”. Il soggiorno è comunque a costo zero e Pisanty è convinto che comunque si possa creare un circolo virtuoso tra nomadi digitali e proprietari delle strutture. Infatti spiega che “l’ospite può liberamente decidere di acquistare o meno il pacchetto di sostegno, il cesto di prodotti, cioè, che al momento sono da 100, 200 o 400 €. Il tutto si regge sul fatto che l’ospite si affeziona al posto e quindi è invogliato ad acquistare i prodotti dell’azienda agricola, ne diventa automaticamente cliente e continua ad acquistare anche una volta tornato a casa, a distanza. Per cui si attiva un meccanismo virtuoso anche per il Borgo dove è sita l’azienda agricola, grazie alla crescita del turismo da smart working”.
Ad oggi i pacchetti di soggiorno gratuiti proposti sono tre e vanno da una notte al week end per arrivare all’intera settimana, ma Pisanty sostiene che sta valutando l’opportunità di organizzare soggiorni anche per periodi più lunghi, fino a sei mesi. Sorge anche spontaneo chiedersi se magari ci sia qualcuno che possa approfittare del soggiorno libero e andarsene senza prendere nemmeno un cesto. Pisanty è sicuro che chi riceve un regalo, in questo caso l’ospitalità gratuita, ha comunque la spinta a sdebitarsi con chi fa l’omaggio. E continua affermando che al momento le adesioni sono numerose sia da parte delle aziende agricole, sia da parte di chi vuole provare a lavorare da un luogo diverso rispetto a casa propria. E in questo caso da Nord a Sud, isole comprese, le strutture operative sono dieci e l’obiettivo è quello di arrivare ad una trentina l’anno.
L’interesse principale ovviamente è quello di promuovere i borghi che soffrono dello spopolamento, anche perché sono i luoghi in cui si lavora meglio, a contatto con la natura e luoghi di pace. Per cui il Borgo office ha il compito di selezionare le strutture migliori idonee ad ospitare i lavoratori da remoto, che offrano comodità, ausili necessari, work desk panoramici e altri servizi. “Via dalla città: nei vecchi borghi, c’è il nostro futuro”: così il sito della piattaforma invita, come cita Stefano Boeri, architetto e urbanista.
Ma in realtà quali sono i Borghi da esplorare? Si parte dal Trentino, precisamente Caldonazzo che si trova nella piana del Centa, all’estremità meridionale del Lago Centa, appunto. Si prosegue verso il bresciano fino a Bagolino, antico borgo medievale situato nell’alta Valle Sabbia nei pressi del Lago d’Idro. Troviamo poi, in provincia di Alessandria, Paderna, famoso per la produzione dei baci di dama e per la coltivazione dell’uva di Timorasso. Altro Borgo storico è Bertinoro, a pochi chilometri da Forlì, conosciuto anche come il “Balcone della Romagna” per la sua incantevole vista sulla pianura romagnola. Ancora più a Sud si arriva a Staffolo, centro medievale che sorge in cima ad un colle a circa 40 km da Ancona, insignito della Bandiera Arancione per la qualità del turismo e della Bandiera Verde per l’agricoltura.
Oltrepassando l’Appennino, la proposta di Borgo Office cade su Sarteano, un paesino senese tra la Valdichiana e la Val d’Orcia, dominato dal Castello quattrocentesco. Nel Lazio la meta suggerita agli smart worker è Tuscania, antico borgo a 180 m sul livello del mare, che sorge su promontori di roccia tufacea. In Molise invece si può soggiornare e lavorare ad Oratino, in provincia di Campobasso, centro isolato su una rupe nella Valle del Biferno. Per chi preferisce le isole ci sono due aziende ad Acitrezza, borgo di pescatori a pochi km da Catania, dove Giovanni Verga ambientò il celebre romanzo “I Malavoglia” e Gavoi, borgo circondato dai monti del Gennargentu nel cuore della Sardegna a 800 metri di altitudine, a 30 km da Nuoro e al centro di un’area di oltre 3000 ettari ricoperta per circa due terzi da boschi.
Che dire? Ce n’è dunque per tutti i gusti e, oltre all’avventura per la scoperta di nuovi luoghi, in questo modello tutti hanno dei vantaggi.
Stefania Saccone
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