MILANO – Lo scrittore cileno Luis Sepulveda è morto nell’ospedale Universitario di Oviedo per coronavirus: aveva 70 anni festeggiati il 4 ottobre dello scorso anno a Milano in un evento organizzato dalla sua casa editrice italiana, Guanda. Dopo il suo ritorno dal Festival della Letteratura in Portogallo a fine febbraio, gli era stato diagnosticato il Covid-19. Più di un mese di lotta contro la malattia che inesorabilmente lo ha sconfitto proprio il 16 aprile scorso. Una grande perdita per tutto il mondo letterario.
Lo scrittore ha conquistato il pubblico internazionale con opere per adulti e bambini. Autore di oltre 20 romanzi, libri di viaggi, saggi e sceneggiature, vinse il Premio Tigre Juan del 1989 con il suo romanzo “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” ed il Premio Primavera de Novela nel 2009 con “L’ombra di quel che eravamo”. Scrittore sopraffino, capace di un realismo magico dove convivevano in simbiosi George Amado e Ernest Hemingway, Emilio Salgari ed Herman Melville, Luis Sepulveda ha unito la lotta contro la dittatura cilena alle campagne ambientaliste e alla difesa della natura. Una vita da romanzo, la sua, fatta di viaggi, di grandi battaglie e di libri amatissimi.
Ne “Il vecchio che leggeva storie d’amore” che riscosse un clamoroso successo di pubblico in Italia e nell’Europa mediterranea, lo scrittore si fa protagonista parlando di un uomo che vive ai margini della foresta amazzonica, quella foresta che custodisce i ricordi dei suoi sette mesi trascorsi con gli Indios Shuar. A questo segue un altro romanzo famoso “Il mondo alla fine del mondo” dove descrive quello che succede sulle navi-fabbrica che trascinano a bordo balene esangui e si trasformano in mattatoi. Parla di inseguimenti tra le nebbie dell’Antartide e militanti ecologisti contro pescatori giapponesi. Tutto con grande maestria. Molti però, lo identificano con la dolcissima “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” che ebbe un successo mondiale e successivamente diventò film d’animazione.
Il grande scrittore cileno in questa favola tocca i temi a lui più cari: l’amore per la natura, la generosità disinteressata e la solidarietà, anche fra esseri “diversi”. La gabbiana Kengah, sorvolando con il suo stormo la foce dell’Elba, nel mare del Nord, si tuffa per pescare delle aringhe, ma finisce in una macchia di petrolio. Trascinandosi a fatica, riesce ad atterrare ormai in fin di vita sul balcone del gatto Zorba, al quale strappa tre importanti promesse: di non mangiare l’uovo che sta per deporre, di averne cura e di insegnare a volare al piccolo che nascerà. Sorprendentemente alla morte di Kengah, Zorba cova l’uovo e, quando si schiude, accoglie la neonata gabbianella nella affiatata comunità felina del porto di Amburgo. Ma per poter mantenere anche la terza promessa il gatto Zorba dovrà ricorrere all’aiuto di tutti, anche a quello di un uomo. Ecco quindi esplodere il tema della solidarietà attraverso il dipanarsi di una storia fiabesca che fa parlare gli animali insegnando a superare il pregiudizio della diversità, a praticare il rispetto reciproco e a lottare per ciò che si ama.
Si dovrebbe imparare dalla gabbianella a lasciarsi andare, a volare per cercare di raggiungere i propri sogni, e dal gatto ad amare l’altro, quello che all’apparenza è diverso da noi stessi. La gabbianella Fortunata riuscirà a superare le proprie paure e a ritrovare la propria identità, imparando addirittura a volare. Il gatto sperimenterà il fatto che l’occhio dell’amore non vede differenze, ma che si può amare anche chi non ci somiglia. Favola di grande attualità che fa riflettere sull’inquinamento ambientale che sta portando a conseguenze disastrose, alla difficoltà nell’accettare l’altro e alla poca fiducia a spiccare il volo, quella che talvolta paralizza l’essere umano impedendogli di realizzare i propri sogni.
Per Sepulveda la favola è uno strumento per raggiungere il cuore e le menti di grandi e piccoli così propone “La storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” disegna un mondo piccolo e lento, fatto di dettagli cui prestare attenzione in contrapposizione ad una esistenza frenetica che fa perdere le sfumature del cielo, gli sguardi, i sorrisi, la sofferenza, la gioia nel vorticoso scivolare di un giorno dopo l’altro. Lo scrittore lascia all’umanità grandi spunti su cui riflettere soprattutto in questi giorni di “lentezza forzata”, in cui l’individuo si riappropria del proprio tempo per ripensare la propria vita e porsi domande sul futuro della società in cui vive. Ecco che diventa dominante il tema della tutela dell’ambiente per salvare tutte le specie viventi, l’attenzione per l’altro, il diverso, che condivide con tutta l’umanità gli stessi bisogni e desideri, che ha bisogno di aiuto e grida inascoltato. La ricerca della libertà come necessità di esprimersi senza ledere la dignità altrui, la necessità di andare oltre superando le barriere dell’indolenza, della comodità, dell’indifferenza, il coraggio di spiccare il volo verso nuove mete a costo di sacrifici e rinunce. Libertà, sogni e coraggio di volare. Queste sono le parole di Sepùlveda che devono vivere in noi per sempre.
Margherita Bonfilio
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