NAPOLI – C’è un fascino nella Costiera amalfitana che non si può comprendere a fondo se non dopo averci camminato, non solo per le viuzze dei suoi paesi più caratteristici e noti ma attraverso percorsi molto più esclusivi e gratificanti. Sicuramente Positano, Amalfi, Ravello, Sorrento, Cetara sono di impatto più immediato con le loro lussuose ville sul mare, con i vicoli colorati, con i giardini curatissimi e le botteghe di fine artigianato che li rende famosi in tutto il mondo. C’è però un altro modo di vivere la Costiera, lontano dai locali e dagli alberghi chic, dalle spiagge alla moda, e questo modo non è proprio per tutti pur godendo di un certo riscontro non solo in Italia ma anche all’estero. E’ il trekking, la camminata, perché solo a piedi si possono apprezzare pienamente i tesori di questo territorio tanto impervio dove il lavoro dell’uomo e la natura sono riusciti a sposarsi dando vita ad un Eden sospeso tra la terraferma e il mare.
Non c’è angolo che non racconti la storia di come questi luoghi siano nati, una storia scritta sulle terrazze vertiginose ricavate nella fitta boscaglia per piantare limoni e viti, per allevare pecore e capre, raccontata dalle rocce scavate per diventare le caratteristiche case. Ogni cespuglio è stato accarezzato dall’aria di mare ma anche protetto dalla montagna. La natura – non solo le cose – parla di fatti antichi e nuovi: bisogna solo ascoltarla per capire quale fiaba vuole raccontare. E’ proprio per questo, probabilmente, che è conosciuto in tutto il mondo il “Sentiero degli dei”, un viottolo che si snoda per circa 8 chilometri collegando la località di Bomerano (frazione di Agerola) con il paesino di Nocelle (frazione di Positano). Non c’è stagione dell’anno in cui vi manchi il traffico di escursionisti di diverse provenienze. E non c’è solo chi lo percorre per la prima volta perché, per provare ancora quella emozione, chi c’è già stato ci vuole ritornare.
Da una parte la parete rocciosa, dall’altra il mare con prospettive sempre diverse man mano che si procede. Un ramo, un rudere, una curva: tutto si presta come cornice per sfondi sempre diversi e sorprendenti. In autunno i gialli e rossi delle foglie secche, a primavera l’intenso profumo dei fiori stordiscono la vista e l’olfatto dei passanti: tutto è motivo di sorpresa e gioia intensa. Il nome di questo sentiero è spiegato in parte dalla sua origine mitologica secondo cui proprio da qui gli dei salvarono Ulisse dalle sirene. Di fatto c’è che in questi 8 chilometri che si dipanano a picco con vista sui faraglioni di Capri, punta Penna, l’isola dei Galli e i monti Lattari, si sente viva la presenza del nume tra gli alberi, nel volo degli uccelli, nel rumore delle onde che si infrangono sulla roccia.
Il successo del Sentiero degli dei spiega la qualità dell’accoglienza turistica, che gode della fama di una certa sacralità da queste parti. In particolare ad Agerola e ancora più precisamente nella sua frazione di Bomerano da cui si diparte il sentiero, che dispone di moltissime strutture alberghiere e ristoranti funzionali ad un turismo sempre numeroso. Lo ammette Nicola Giannulo che da 30 anni gestisce “Rabbit”, con la famiglia. “Rabbit” oggi è una struttura alberghiera in espansione per rispondere ad una richiesta sempre crescente. Giannulo ricorda l’origine commerciale del sentiero, nato in tempi remoti come via di collegamento tra paesi per trasportare materie prime e sottolinea l’importanza di mantenere i luoghi intatti. “Una vocazione rimasta tale ma solo cambiata nelle modalità – spiega – perché oggi, essendo una attrazione turistica internazionale, rappresenta il volano dell’economia locale”.
Che nessuno tocchi il Sentiero degli dei, dunque, neanche per renderlo più agevole con una strada carrabile come era stato proposto tempo fa. La sua bellezza è nelle tracce della vita semplice e antica di contadini arsi dal sole e consumati dalla fatica, negli orti che fornivano da mangiare in momenti durissimi e poi nella sua posizione privilegiata che ne fa il sentiero considerato, non a caso, il più bello del mondo.
Gloria Zarletti
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