//Se l’azienda fallisce, ci pensano gli operai

Se l’azienda fallisce, ci pensano gli operai

di | 2021-06-12T19:53:10+02:00 13-6-2021 7:00|Punto e Virgola|0 Commenti

Le sfide più belle, quelle che generano entusiasmo e voglia di andare avanti, spesso sono sotto i nostri occhi, ma non ce ne accorgiamo. Più che una sfida vinta, la storia della Cooperativa Fonderia Dante a San Bonifacio, in provincia di Verona, sembra una favola. A lieto fine, naturalmente, come si conviene ad una vera e propria fiaba. Il racconto comincia quaatro anni fa, nel 2017, quando a seguito di una pesante crisi la storica azienda che produce caldaie e altri manufatti è ormai sull’orlo della chiusura. La dichiarazione di fallimento è pronta, mancano solo da definire gli ultimi dettagli tecnici e procedurali. Il fallimento per decine di famiglie significa molto semplicemente perdere il lavoro e finire nel vortice, spesso senza fine, della cassa integrazione e della disoccupazione. Insomma, un futuro che definire incerto appare solo un cortese eufemismo.

Ma alcuni operai non ci stanno: sono il nucleo storico di quella fabbrica, quelli che c’erano già dai primissimi tempi come dipendenti della famiglia che aveva dato vita a quell’impresa. Loro non si arrendono, sono convinti che i loro prodotti hanno ancora mercato e quindi decidono di mettere in piedi una cooperativa che nasce ufficialmente nel luglio del 2017. Tecnicamente si chiama Wbo, workers buyout, cioè il recupero dell’impresa da parte dei lavoratori. I soci iniziali sono 62 e varano la Cooperativa Fonderia Dante: oggi, i soci sono diventati 72, con 130 dipendenti (numero raddoppiato rispetto agli inizi) e un fatturato di circa 20 milioni di euro, con esportazioni in tutto il mondo di 35 prodotti differenti.

“Non volevamo che anche il territorio perdesse una simile ricchezza – sottolinea l’amministratore delegato Erasmo D’Onofrio -. Eravamo certi del valore delle caldaie prodotte, un valore che noi potevamo continuare a generare. Il nostro compito era di mettere in atto un nuovo piano industriale”.  “L’avventura – continua – ha potuto muovere i primi passi grazie ai fondi cooperativi e al reinvestimento del sussidio di disoccupazione, come previsto dal Jobs Act. Questi due elementi sono stati la propulsione iniziale senza la quale non sarebbe stato possibile costituire la cooperativa. Devo dire che nel rischio intrapreso non ci siamo sentiti accompagnati dalle banche, anzi, le abbiamo avvertite lontane dall’economia reale”.

Ma anche per loro lo scoppio della pandemia non si è rivelato indolore, anzi. Per la prima volta, nel 2020 il bilancio si è chiuso in passivo, ma già in questo primo scorcio del 2021 le cose vanno decisamente meglio: il fatturato cresce dell’80% rispetto all’anno scorso (e questo era abbastanza prevedibile), ma soprattutto si segnala un +30% rispetto al 2019. E’ un segno tangibile che la locomotiva della Cooperativa Fonderia Dante ha ripreso a marciare su ritmi elevati.

“Anche in questo frangente, però – aggiunge D’Onofrio – abbiamo visto affiorare il valore della cooperativa che ci è stato riconosciuto dai clienti stessi: a seguito di una nostra richiesta di aiuto, i libanesi, così come i canadesi hanno deciso di pagare in anticipo la consegna della merce ordinata permettendoci di produrre e di non fallire. Alcuni, poi, ci hanno inviato dei messaggi con la scritta ‘Pray for Italy’ in segno di vicinanza a tutto il Paese”.

Ma i problemi non sono affatti finiti. Negli ultimi mesi, infatti, si è scatenata una speculazione globale che ha fatto schizzare in alto i prezzi delle materie prime, soprattutto dei materiali ferrosi. E’ un problema che preoccupa, ma non spaventa i lavoratori: “Siamo pronti ad affontare le nuove sfide del mercato  – conclude Erasmo D’Onofrio – con la conpapevolezza che il nostro lavoro, le nostre conoscenze e il nostro entusiasmo saranno il carburante giusto per vincere anche le prossime battaglie”.

Buona domenica.

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