“Ce la farò a laurearmi?”. Domenico, questa frase, l’ha ripetuta sempre più spesso negli ultimi mesi da quando, l’estate scorsa, gli fu diagnosticato un tumore. In questo periodo la sua seconda casa erano diventati i due ospedali di Taranto: il Santissima Annunziata e il Moscati. E i suoi amici e confidenti erano, oltre agli operatori sanitari che lo hanno seguito con abnegazione e competenza, anche i membri dell’Associazione volontari ospedalieri che aiutano i malati oncologici e ai quali raccontava i suoi affanni e il suo grande obiettivo. Perché Domenico Palmisano, 26 anni, di Palagiano, sapeva di non avere molto tempo a disposizione e quel poco che gli restava lo ha utilizzato per studiare. Il suo sogno era la laurea in ingegneria informatica: lo voleva realizzare prima che…
L’ultimo esame lo aveva sostenuto il 29 gennaio in ospedale perché il Politecnico di Bari aveva accolto la richiesta che la commissione si recasse nella sua camera al Moscati. I professori erano andati lì per interrogarlo e lui aveva risposto alle domande nonostante i dolori lancinanti di chi è allo stremo nella lotta contro il tumore. A quel punto, mancavano solo gli ultimi adempimenti burocratici per ottenere il diploma di laurea e metterlo in cornice. Perché per noi del profondo Sud il “pezzo di carta” non rappresenta soltanto crescita culturale e la possibilità di ottenere un buon lavoro, giustamente remunerato, è anche un segno di riscatto da secoli di dominazioni (e pure umiliazioni) che, almeno in parte, continuano anche oggi. Ma questo è un altro discorso che meriterebbe non un articolo giornalistico, ma interi trattati…
Domenico aveva un’altra grande passione: la Juventus. Sognava di poter incontrare e abbracciare Cristiano Ronaldo, il suo campione preferito, ma sapeva che la cosa non era affatto semplice e quindi preferiva “accontentarsi” di quella laurea per la quale aveva fatto tanti sacrifici insieme alla sua famiglia.
Dopo l’ultimo esame, non restava che attendere la conclusione dell’iter. Si sa come vanno i tempi della burocrazia… All’Università, assicura il rettore Eugenio Di Sciascio, in segreteria tutti hanno lavorato con il massimo impegno dando totale priorità alla pratica di Domenico. E’ intervenuto anche un consigliere regionale pugliese, Renato Perrini, per sollecitare la soluzione della vicenda.
Ma la morte ha fatto prima ed è arrivata inesorabile il 5 febbraio. E il diploma di laurea glielo hanno messo nella bara. Per cornice avrà per sempre una fredda lamiera di zinco. Centinaia di palloncini bianconeri hanno accompagnato il feretro nell’ultimo viaggio.
Ciao, dottor Domenico Palmisano.
Lascia un commento