ROMA – Una volta c’era il “delitto d’onore”, una legge che concedeva attenuanti agli uomini colpevoli di aver ucciso una moglie, una compagna o, insomma, una donna per ripristinare “l’onore” leso con il tradimento di lei. Era l’articolo 587 del Codice civile (detto, appunto, “delitto d’onore”), e venne abolito il 5 agosto 1981, “solo” 40 anni fa con la legge 442, dopo tante battaglie nell’ambito del processo riformatore a tutela delle donne che portò all’introduzione del divorzio nel 1975 e alla legge sull’aborto nel 1978. La conquista più recente è stata la definizione del reato di “femminicidio”, il cui unico movente è il fatto di essere commesso verso un individuo per la sua appartenenza ad un genere diverso e quindi ne è riconosciuta l’ulteriore gravità.
I fatti di cronaca sempre più numerosi, però, ci dicono che gli uomini violenti non si fermano e che il fenomeno è in crescita. Mogli, fidanzate e compagne vengono uccise ogni giorno, punite per la decisione di voler interrompere relazioni impossibili, o semplicemente che non funzionano. Il cammino, quindi, ancora non è terminato e ogni giorno le cronache riportano notizie di donne uccise da uomini respinti, in un crescendo che fa paura e sintomatico di una mentalità maschile ancora tutta da “riorientare”. Il lavoro di informazione e formazione diventa sempre più difficile e ci racconta di riserve profonde di razzismo nella nostra cultura, ancora da eliminare e su cui l’informazione ha una responsabilità enorme.
Ma per Barbara Palombelli, conduttrice di “Stasera Italia”, programma di Rete4, non sono evidentemente troppi gli 83 femminicidi commessi solo nell’anno in corso per convincersi che il problema è ancora tanto grave e che anche lei ha un ruolo nella diffusione di certi tipi di messaggi devianti. Quindi, dovrebbe informarsi di più. Riferendosi all’ennesimo caso di cronaca in cui vittima era una donna, nei giorni scorsi la Palombelli ha pronunciato su questa vicenda proprio tutte le parole che denotano una scarsa informazione sull’argomento. Ha, infatti, detto: “Questi uomini erano completamente fuori di testa”, giustificazione inaccettabile perché un momento di rabbia non è più un esimente per l’uccisione di una persona e questo è stato stabilito con l’abolizione del delitto d’onore. La conduttrice ha poi aggiunto una considerazione che spazza via anni e anni di battaglie per portare alla definizione del reato di femminicidio.
Ha posto, infatti, una domanda insinuante a proposito della vittima, che non ha lasciato dubbi sul suo retaggio culturale o forse solo sulla sua superficialità di intellettuale radical chic. Ha infatti chiesto “C’è stato un comportamento esasperante, aggressivo anche dall’altra parte?”. Per Barbara Palombelli, forse, nonostante l’evoluzione della mentalità occidentale, non è ancora chiaro che uccidere una persona è comunque un reato anche se è stato istigato.
L’uomo che uccide una donna in un momento di rabbia, in particolare, lo fa perché si sente autorizzato a farlo essendo uomo e perché “ne va del suo onore”, della sua virilità, della sua superiorità sul cosiddetto “sesso debole”. E’ una questione di educazione, o di mala educazione.
Vale sempre il principio che si debba cercare nelle parole l’origine di certi comportamenti e in questo caso è proprio “onore” la parola chiave per capire a fondo il fenomeno del femminicidio. Esso consiste nella convinzione, instillata da sempre nell’educazione dei figli maschi, di dover sottostare a una serie di norme – una convenzione sociale – che fanno di un individuo un uomo, con una “immagine” da esibire nel contesto in cui vive. In questo senso l’onore che giustificava il relativo delitto va inteso come reputazione, stima e considerazione di cui si gode presso l’ambiente sociale che si frequenta. E questa considerazione consiste nel possedere tutti i requisiti di un maschio che, in quanto tale, non si fa lasciare da una donna.
E’ questo il contesto in cui maturò il “delitto d’onore” e che evidentemente è ancora in vigore, a giudicare da quello che succede ogni giorno. Se il numero dei femminicidi è in crescita e non si riesce a fermarlo significa che ci sono ancora troppi uomini che hanno paura di perdere la faccia, sì, l’onore per essere stati lasciati e perché credono ancora che la donna meriti la morte per “il suo comportamento esasperante”, proprio quello cui alludeva la Palombelli.
Gloria Zarletti
Nell’immagine di copertina, una scena del film “Sedotta e abbandonata” con Ugo Tognazzi
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