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Scuola delle apparenze e potere dei genitori

di | 2024-09-20T13:18:23+02:00 22-9-2024 1:30|Attualità, Sezione 7|0 Commenti

ROMA – Sono arrivati già stanchi all’inizio della scuola a causa della vacanza un po’ guastata dal caldo eccessivo, con l’acquisto dei libri non ancora completato, già in ansia per le interrogazioni e i voti che verranno ma, soprattutto, già belli organizzati contro il loro nemico numero uno: il professore. Contro quello che, per un motivo o per l’altro, non va loro a genio scatenano l’odio più viscerale e lo riversano dapprima nelle chat di classe e poi, se serve, in azioni più massicce. Non si tratta, però, come si potrebbe pensare, degli studenti bensì dei loro genitori. Quest’anno, dopo tanti tentativi più o meno riusciti, madri soprattutto ma anche papà preoccupati, sembrano ormai aver preso campo libero a scuola dove tentano di dettare legge in merito a programmi e pure valutazioni.

Spesso le contestano, anche a suon di ricorsi al Tar quando non basta la semplice lamentela presso il dirigente. Il settore delle promozioni “postume” è diventato ormai un business per molti studi legali. Questi sono spesso impegnati nel dirimere i contenziosi tra famiglie e scuola non solo in merito a bocciature ma anche quando si tratta di far correggere un voto, magari farlo passare da 8 a 9. Ma la non ammissione all’anno successivo è quella che la fa da padrona sui tavoli dei tribunali amministrativi.

Nell’anno scolastico 2023-24, contro gli esiti della maturità, i ricorsi erano stati 3000 solo nel Lazio. Quest’anno in Campania la sentenza di un giudice preoccupato per il diffondersi del fenomeno, ha ricordato l’insindacabilità della valutazione, per sua natura pertinente solo al docente. Ma questa è solo una goccia nel mare perché loro, sì, i genitori, in qualche modo si sentono in diritto di “vigilare” e dire la propria su quanto avviene tra le mura di una classe.

Comportamenti ormai noti a sociologi e psichiatri che da tempo invocano un ritorno della scuola in mano a chi la fa o, meglio, la dovrebbe fare ma glielo impediscono: i docenti. Paolo Crepet nei giorni scorsi ha parlato del danno subito dalla scuola da quando con i decreti delegati negli anni ‘70 i genitori furono ammessi a dire la propria nei Consigli di classe. La crescente protezione da parte delle famiglie e il loro timore che i figli possano soffrire a causa dello studio, unita ad una strisciante saccenteria diffusa in ogni settore, hanno completamente esautorato gli insegnanti. I genitori li vorrebbero come meri esecutori di ciò che desiderano per i figli.

Nel 2014 lo psichiatra Massimo Recalcati, nel libro “L’ora di lezione”, parló della “scuola Narciso” individuandovi una tendenza dei genitori ad identificarsi con i figli e a badare più all’aspetto esteriore della scuola che a quello sostanziale, come se il voto fosse un giudizio rivolto a loro stessi e non il risultato dell’impegno dei giovani.

Dopo dieci anni dalla pubblicazione di quel prezioso saggio le cose non sono migliorate. Ne sono prova le auto ferme davanti ai cancelli di ogni scuola al suono della campanella come non essere costretti a camminare fosse sinonimo di prestigio. La scuola delle apparenze, come si diceva.

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