MILANO – Vincere lo scudetto quando tutti ti danno per quarta o quinta forza del campionato è una soddisfazione maggiore dell’essere vincenti in maniera scontata. Ancora adesso, a fine stagione, qualcuno si azzarda a discutere la valenza del Milan che, anche nei momenti meno spettacolari (vedi eliminazione dalle coppe europee e italiane), ha saputo mantenersi compatto. Vuoi Ibrahimovic, vuoi la società, vuoi il lavoro sapiente di Pioli, bisogna ammettere che il campionato l’ha vinto la squadra che senza presunzione ma con una concentrazione e voglia di essere protagonista, è emersa in maniera costante per tutta la durata del torneo.
C’è chi scommetteva nell’Inter, squadra solida da una parte ma sconnessa nei reparti e, forse, anche nella società. Chi sperava nel Napoli, squadra vivace e imprevedibile ma con punti oscuri che non hanno dato la giusta continuità nel tempo. Oltre alla Juve, riemersa dopo un inizio disastroso ma non sufficiente a tenere il passo, altre squadre hanno cercato di osteggiare il cammino della capolista ma senza esito. Restano le vittorie da parte del Milan con tutte le sette sorelle tranne in un paio di volte. Questo la dice molto sui meriti di una squadra che nel suo mix sapiente di giovani impazienti di mostrarsi realmente per il valore che avevano e alcuni esperti (non li chiamiamo anziani visti i risultati) hanno sorpreso non poco i giornalisti e i competenti del mestiere.
Dedizione, coraggio, struttura societaria impeccabile, spogliatoio compatto dietro una guida che non sempre era di Pioli ma che, a sua volta, ha saputo cedere il passo quando l’irruenza di Ibrahimovic si rendeva efficace. Come dire, dare fiducia e spazio all’esperienza del campo rispetto all’esperienza della lavagna. Il Milan ha saputo suggerire, fermo restando gli ultimi investimenti di Cardinale e della sua RedBird che porteranno linfa e sostegno economico all’intera società, una forma elegante e sobria, una capacità entusiastica e ordinata della gestione societaria fatta di veri appassionati del calcio e poco degli azzardi economici che tante squadre continuano a mostrare. Vero è come si afferma da più parti che lo scudetto lo vince la squadra più forte e su questo non ci piove, ma la forza è nel gruppo di lavoro e non nel singolo. Sacchi docet.
Stupiva che dopo ogni partita, nella zona interviste, Pioli sistematicamente “non aveva parole” per descrivere i suoi fenomeni. Una continua esaltazione senza ombre di ipocrisia. Ma questo non è l’aspetto educativo più bello che si possa portare avanti? Con le dovute differenze ma un padre di famiglia non si comporterebbe allo stesso modo? Esaltare un proprio figlio e richiamarlo alla giusta vocazione con rettitudine senza schiamazzi o particolari esuberanze. Molti giocatori poco più che maggiorenni hanno avuto l’intelligenza di seguire fedelmente chi come Pioli o anche Ibrahimovic, hanno saputo curare, suggerire, indirizzare, scuotere, forzare, incoraggiare ogni singolo “figlio” esaltandone le singole capacità e scovando le propensioni anche se gli stessi giocatori erano convinti del contrario. Nuovi ruoli, nuovo gioco, nuove capacità. Ed ora si aspettano nuovi “finanziamenti” che possano condurre il Milan su vette già toccate qualche tempo fa per il bene di una società ma soprattutto di una nazione ultimamente priva di esponenti calcistiche nel calcio che conta.
“Io mi auguro che ci sia una situazione definita in modo da poter affrontare il mercato che abbiamo davanti a noi con una proprietà chiara, perché questo agevola la vita a tutti”, ha detto il presidente del Milan Paolo Scaroni parlando con i giornalisti a Firenze a proposito dell’imminente acquisizione della società rossonera da parte di Gerry Cardinale, il capo di RedBird Capital Partners. E i tifosi ci sperano per davvero.
Innocenzo Calzone
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