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Viaggio in Sardegna, dove il silenzio è la lingua più parlata

di | 2022-09-24T13:10:33+02:00 25-9-2022 6:20|Cultura, Sezione 5|0 Commenti

VITERBO – La Sardegna vista da Michela Murgia in un percorso che porta il lettore ad andare oltre questa isola che non è, solo, paradisiaci paesaggi marini. È il libro “Viaggio in Sardegna”, undici percorsi nell’isola che non si vede, Giulio Einaudi editore, pubblicato in accordo con l’agenzia letteraria Kalama, prima edizione ET Geografie.

Ex venditrice di multiproprietà, portiere di notte, che apre un blog su internet nel quale racconta l’esperienza degli operatori dei call center dove era impiegata anche lei (che diventa il suo primo libro “Il mondo deve sapere”, ispiratore della sceneggiatura del film ‘Tutta la vita davanti’, di Paolo Virzì) guida il lettore con l’ospitalità propria dei sardi in una Sardegna a molti ancora sconosciuta.

Ichnusa (il nome dato dagli antichi greci a questa isola per via della sua forma che vista dall’alto somiglia ad un sandalo) non è da cartolina o magnete da frigorifero, bensì una Sardegna che si può già intuire dai titoli dei vari capitoli come Alterità, Fede, Femminilità, Suoni, via via in un percorso avvolgente dove scoprire (e, per altri, ri-scoprire) un mondo ancora legato a valori, dove l’isola “ha vissuto una storia alternativa che l’ha resa radicalmente diversa rispetto ad analoghe zone isolate di altre regioni tanto che la sensazione che si ha è che a un certo punto questo posto abbia scelto un momento preciso del tempo e vi abbia messo dimora stabile cristallizzandolo”.

Michela Murgia, vincitrice del Premio Campiello 2010 con “Accabadora” (romanzo anch’esso ambientato in Sardegna), con stile e maestria evocativa scavalca la superficialità del turismo e del suo marketing, per offrire ai viaggiatori e non turisti, la vera facciata di un territorio citando il  celebre libro di viaggio, “Mare e Sardegna” di D. H. Lawrence (1917), tra informazioni dettagliate, curiosità storiche e culturali, senza immagini stereotipate.

Undici percorsi in un’isola che non tutti vedono, che c’è, ma non si vede, con 11 mete con altrettanti titoli tra nuraghi, suoni, pietre, cibo, indipendenza di una terra attiva territorialmente, citando la festa “Sa Die de sa Sardigna”, il giorno in cui si celebra ogni anno il 28 aprile il ricordo dei cosiddetti vespri sardi del 1794, ossia “la sommossa con la quale il vicerè piemontese e i suoi cortigiani vennero cacciati dalla popolazione e costretti ad imbarcarsi dal porto di Cagliari”. Una festa che viene percepita come festa nazionale, dove sono “tutti padrone di una nazione senza stato”.

È una vera isola la Sardegna dentro il suo splendore e le sue tempeste come scriveva Elio Vittorini, dove la donna si trova in una condizione culturale pari a quella dell’uomo, perché “si è trovata – sottolinea Michela Murgia – a vivere spesso in circostanze in cui doveva badare a sé e a quel che aveva intorno con la stessa misura di autonomia e responsabilità con cui agiva il suo compagno in altro ambito”. Un’isola con l’anima femminile dove l’archetipo della femminilità dai tratti quasi leggendari richiama senza ombra di dubbio alla storica figura di Eleonora d’Arborea che alla fine del 1300 resse il regno d’Arborea in qualità di giudice ad interim. Un capitolo della storia sarda caratterizzato dalla Carta de Logu, il documento giuridico in lingua sarda configurato per molti giuristi come il primo esempio di costituzione scritta da uno stato libero con norme legate al territorio e ai diritti di chi lo abita. Per non parlare di Maddalena Calia, la prima donna eletta sindaco a Lula, paese barbaricino colpito dal fenomeno delle faide e dal rifiuto delle istituzioni di qualunque forma.

Una Sardegna unica, ancestrale “davanti ai camini si racconta che ci sia, che poi è la stessa cosa, perché in una terra dove il silenzio è ancora il dialetto piú parlato, le parole sono luoghi piú dei luoghi stessi, e generano mondi” come scrive l’autrice, in un libro da sfogliare lasciandosi guidare in un’isola selvaggia che troppo spesso non si vede, ma che si delinea nitida nel libro di Michela Murgia.

Laura Ciulli

Nell’immagine di copertina, la scrittrice sarda Michela Murgia

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