ROMA – Salome. La figura che compare nei Vangeli di Marco e Matteo come la figliastra di Erode – tetrarca della Galilea – per influenza della madre Erodiade fece uccidere il grande profeta Giovanni Battista, reo di averla calunniata. Salome, inquadrata ora come incestuosa ninfoname, ora come vittima dei lussuriosi genitori, ebbe infiniti risvolti nell’arte, nella letteratura e nella musica, basti pensare alla pittura di Tiziano, Caravaggio, Moreau, Klimt, alle creazioni letterarie di Flaubert, Baudelaire, Oscar Wilde (in versi), a quelle dei musicisti, addensate nella stupenda partitura di Richard Strauss sul testo di Wilde, già vòlto in tedesco da H.Lachmann e messo in scena a Dresda nel 1905.
L’opera in un atto, tradotta in italiano da Strauss stesso, fu rappresentata en première al Regio di Torino nel 1906 (ne fu prima data una, diretta da Toscanini, alla Scala di Milano: ma tralasciamo gli scambetti reciproci dei musicisti), ed arrivò a Roma al Teatro Costanzi nel marzo 1908. Ed è sempre la partitura di Strauss quella che il Teatro dell’Opera propone, dal 7 al 16 marzo. Essa sarà diretta, nella sua ricchezza timbrica, dallo specialista straussiano Marc Albrecht: alla regìa avremo il noto Barrie Kosky, attivo all’Opera di Berlino, e reduce da una discussa e morbosa “Salome” data all’Opera di Francoforte (2020), a cui egli forse manterrà a Roma il carattere di femme fatale.
Intanto, come non ricordare la Salomè di Pasolini, nel film “Il Vangelo secondo Matteo”, in cui ella è semplice fanciulla, che dopo il ballo si getta nelle braccia della madre, benchè concupita dal vizioso Erode? All’Opera ella sarà il soprano Lisa Lindstroem, dalla inimitabile voce, utilizzata come detto dal regista Kosky. Erode con le sue voglie e la sua debolezza sarà il valoroso John Daszak, Erodiade il mezzosoprano Katarina Dalayman; impersonerà lo spiritato profeta Jochanaan Nicholas Brownlee, e la guardia reale Narraboth un tormentato Joel Prieto.
Paola Pariset
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