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Sa Filonzana, maschera del carnevale sardo

di | 2021-02-14T07:04:39+01:00 14-2-2021 6:10|Attualità, Sezione 3|0 Commenti

NUORO – Febbraio è un mese freddo, piovoso e ventoso, ma da sempre ci regala momenti gioiosi col carnevale che rivive nelle tradizioni e nei ricordi di grandi e piccini. Non sappiamo se quest’anno, causa pandemia, sarà possibile vedere per le strade sfilate di maschere e carri allegorici che con canti e risate allietano le serate dei vari centri isolani, è pur vero che la memoria storica non dimentica certi personaggi che in passato hanno destato ilarità o paura negli animi di tutti.

Tra le varie maschere che caratterizzano il carnevale sardo una è di sicuro nota per la sua particolarità. È “Sa Filonzana”, unico personaggio femminile del carnevale isolano, che riprende la scenografia mitologica dell’antica Grecia. Era molto temuta per il suo significato, oggetto di superstizione. “Sa Filonzana” è la “Parca “sarda e come tale è rappresentata con in mano un fuso che, in continuazione, fila un filo sottile. Secondo la mitologia, le Parche, figlie di Giove e Temi (la Giustizia), stabilivano il destino degli uomini. In arte e in poesia erano raffigurate come vecchie tessitrici scorbutiche o come oscure fanciulle. In un secondo momento furono assimilate alle Moire, Clòto, Làchesi e Àtropo, e divennero le divinità che presiedono al destino dell’uomo. La prima filava il filo della vita, la seconda decideva i destini, assegnandone uno a ogni individuo e stabilendo anche la durata, la terza, l’inesorabile, tagliava il filo della vita al momento stabilito. Le loro decisioni erano immutabili e neppure gli dei potevano cambiarle.

“Sa Filonzana” quindi tiene tra le mani il filo del nostro destino che solo lei lo conosce. È vestita con un lungo abito nero, come una vecchia donna dall’andatura storta e sgraziata e viene rappresentata con una gobba tanto grande da spezzare la figura quasi in due e visibilmente gravida. Come tutte le maschere della nostra regione anche questa ha il volto coperto da una terrificante maschera nera che rende la figura arcigna, orribile, cattiva e spaventosa. Tutti la temono ma hanno per lei grande rispetto. La sua origine risale alla notte dei tempi, con i racconti popolari tramandati di generazione in generazione, ma ad oggi non se ne conserva più l’origine.

Assieme ai Boes e ai Merdules è la principale maschera del paese di Ottana che spesso compare alla fine delle sfilate, quasi come ammonimento per gli uomini che hanno fatto baldoria e magari “alzato un po’ il gomito” ebbri di vino. Secondo la tradizione Sa Filonzana accompagnava i ragazzi a fare la questua nella notte di capodanno. Ad Ottana ogni porta del paese si spalancava per ricevere la visita dell’oscura figura e le persone regalavano frutta secca e dolciumi. La presenza della “filatrice” assicurava di solito una buona riuscita della questua perché chi non si dimostrava generoso, riceveva frasi o proverbi tradizionali di malaugurio.

Nelle sfilate “Sa Filonzana” è solita accompagnare Boes e Merdules che rappresentano lo storico rapporto-conflitto tra l’uomo e l’animale. Il Merdule infatti rappresenta il mandriano, il Boe l’animale. L’uomo cerca di prevalere sulla bestia per dominarla e piegarla ai propri scopi. La scena che li ritrae rappresenta il momento dell’addestramento, infatti il Merdule insegue il Boe, lo cattura, lo frusta e infine lo sottomette. “Sa Filonzana” è colei che decreta la fine dell’animale tagliando il filo che tesse per indicare la fine del suo ciclo vitale, ma poiché tesse in continuazione il filo della vita, durante le sfilate può decidere di tagliarlo davanti a chi non le offre una copiosa tazza di vino nero da pasto.

Sebbene “Sa Filonzana” sia un personaggio femminile, la sua maschera può essere indossata solo da un uomo perché, secondo la tradizione accertata anche da fonti certe, le donne non potevano partecipare alla mascherata. I cortei di Ottana sono sempre accompagnati da questa figura inquietante che tesse di continuo la lana e che spesso sfila anche negli altri centri isolani in compagnia delle maschere della tradizione sarda.

Virginia Mariane

Amante del buon cibo, di un libro, della storia, dell’archeologia, dei viaggi e della musica

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