RONCIGLIONE (Viterbo) – Sorrisi, variopinti costumi, coriandoli, bolle di sapone, stelle filanti, musica, carri allegorici, cavalli e cavalieri e, come avrebbe detto Gianni Rodari, “Van per le strade in gaia compagnia i guerrieri dell’allegria, si sparano in faccia risate scacciapensieri”. È il carnevale romano rinascimentale e barocco di Ronciglione, nella Tuscia, vicino a Viterbo, che anche questl’anno accoglie i numerosi visitatori ed appassionati di un evento che ha una storia lunga oltre tre secoli.
Era il lontano 1538 quando papa Paolo III Farnese per festeggiare l’investitura del figlio Pier Luigi Farnese a duca di Castro e Ronciglione, diede il via a tre giorni di bagordi, le Pubbliche allegrezze. Ed è probabile che a Ronciglione il carnevale sia iniziato verso il 1570, insieme alle corse dei Barberi, anche se poi il primo documento conosciuto relativo ai festeggiamenti sia del 12 gennaio 1748. È, in definitiva, un editto del Vescovo di Sutri e Nepi Giacinto Silvestri, con il quale viene regolamentato il carnevale di quell’anno, che prevede la conclusione dei festeggiamenti carnascialeschi la mezzanotte del martedì grasso, con regole sull’uso della maschera, disposizioni di saltimbanchi, ciarlatani e persino il divieto di partecipare agli ecclesiastici, con gravi pene pecuniarie.
Siamo nel 2024 e questo affascinante spettacolo si rinnova, aprendo con la cavalcata degli Ussari (tra i quali una donna), elegante gruppo di cavalieri nato nel 1866, vestiti con costumi del XIX secolo. Secondo la leggenda, un capitano degli Ussari francesi di stanza nella caserma di Ronciglione, per difendere lo Stato Pontificio, si era innamorato di una bellissima dama e proprio per catturare la sua attenzione e fare bella figura davanti a lei, la omaggiò sfilando alla testa dei suoi dragoni. Da quell’episodio nacque, così, la tradizione della sfilata storica.
Millecinquecento figuranti e cinque carri allegorici: quello del Naso rosso, Il re del ring dedicato all’illustre concittadino Marco Mengoni (recentissimo protagonista al Festival di Sanremo) ed alla banda Alceo Cantiani (istituita nel 1835 e diretta dal Maestro Fernando De Santis), Revolution, La ricchezza del Carnevale e Le delizie. La presenza dei carri a Ronciglione è del 1881, grazie ad manifesto di quell’anno conservato proprio presso la Pro Loco cittadina. Persino un gruppo festoso dell’Unitalsi dalla vicina Civita Vastellana, con tanto di pulmino a sfilare, tra gli applausi della folla.
I Nasi Rossi, società fondata nel 1900 e presenza determinante, sono gli artefici del rituale de ‘la pitalata’: in gruppo girano per la piazza con i loro pitali pieni di rigatoni, brandendo forchettoni. Altra pagina importante della storia dei festeggiamenti di Ronciglione è quella della nascita del Carnevale dei Bambini, negli anni Settanta, con maschere realizzate dalla Scuola Elementare e dalle due Scuole Materne della cittadina: il Giovedì grasso sfilano per le vie del paese.
Carri, maschere che ballano festose, attraversano a suon di musica Ronciglione sotto i flash dei turisti e dei fotografi, diverse le coppie di genitori con i bambini piccoli mascherati, a bordo dei passeggini, introdotti dalla banda cittadina “Alceo Cantiani” e dalle majorette. Regalano ore spensierate ad un pubblico attento e partecipe. Calato il sipario, ognuno di loro tornerà alla vita quotidiana.
Alla fine tutti in piazza della Nave a ballare il tradizionale saltarello. Del resto, come scriveva Carlo Goldoni: “Carneval che tanto vale, che fa i cuori giubilar”. Prossimo appuntamento, Martedì grasso (13 febbraio) per salutare il re del Carnevale a Ronciglione.
Laura Ciulli
Nell’immagine di copertina, il carro del Carnevale di Ronciglione, dedicato a Marco Mengoni
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