ROMA – Salvatore Antonio Gaetano, in arte Rino, era proprio come lo vedevamo in tv o nei concerti: scanzonato e irriverente, senza finzioni e senza maschere. Il suo stile ironico e graffiante lo hanno reso unico e inimitabile. Nella sua musica ha sempre espresso se stesso, il suo pensiero e la sua personalità, il suo modo di essere, la sua vera essenza di artista. Nei suoi testi raccontava ciò che vedeva, ciò che viveva, con sincerità e fiducia, senza paura, senza compromessi. Ma come ricordare questo grande personaggio del panorama musicale italiano, nato il 29 ottobre 1950 e purtroppo deceduto il 2 giugno 1981 in un tragico incidente stradale a soli 30 anni, se non rievocando ciò che di prezioso ci ha lasciato: le canzoni?
Proviamo quindi a fare un giochino per capire la grandezza di Rino Gaetano e della sua musica. Vediamo chi riesce ad ascoltare l’incipit dei suoi brani più famosi, ad esempio “Gianna” (https://www.youtube.com/watch?v=D25DJorZ5cA) oppure “Berta filava” (https://www.youtube.com/watch?v=Sn5L1QGcqQ0), senza canticchiarlo o fischiettarlo dopo appena pochi secondi. Impossibile vero? Non ci si riesce e quindi non si vince nulla. A vincere però è come sempre la musica di Rino che da circa 40 anni è in grado di farsi apprezzare anche dalle nuove generazioni di ascoltatori. Ed ancora più particolare è il clamoroso successo sul web che ha avuto in questi ultimi anni la canzone “A mano a mano” scritta da Cocciante nel 1981 ma interpretata da Rino in maniera straordinaria con la caratteristica timbrica della sua inconfondibile voce.
Il brano narra una storia d’amore terminata da tempo: “A mano a mano ti accorgi che il vento ti soffia sul viso e ti ruba un sorriso, la bella stagione che sta per finire, ti soffia sul cuore e ti ruba l’amore”… Ma il ricordo dei bei tempi passati torna a farsi sentire, quando all’inizio della storia i due erano in ristrettezze economiche ma pieni di speranze per il futuro: “A mano a mano si scioglie nel pianto, quel dolce ricordo sbiadito dal tempo di quando vivevi con me in una stanza, non c’erano soldi ma tanta speranza”. E con il passare del tempo i due si allontanano sempre di più, quasi senza volerlo, ma inesorabilmente: “E a mano a mano mi perdi e ti perdo e quello che è stato mi sembra più assurdo, di quando la notte eri sempre più vera e non come adesso nei sabato sera”; poi la richiesta di lui di riprovare a tornare insieme e di mettere al mondo un figlio: “Ma, dammi la mano e torna vicino, può nascere un fiore nel nostro giardino, che neanche l’inverno potrà mai gelare, può crescere un fiore da questo mio amore per te”. Un figlio con lo stesso sorriso di lei: “E a mano a mano vedrai che nel tempo, lì sopra il suo viso lo stesso sorriso, che il vento crudele ti aveva rubato, che torna fedele l’amore è tornato”. (https://www.youtube.com/watch?v=ZkHq7ACv9Uo&list=RDZkHq7ACv9Uo&start_radio=1#t=79)
Nella storia reale forse non c’è stato il lieto fine come il brano lasciava presagire, così infatti rispose il regista Ferzan Ozpetek in un’intervista a chi gli chiedeva perché avesse scelto di utilizzare quel brano interpretato da Rino Gaetano come colonna sonora del suo film “Allacciate le cinture” (2014): “Ho sempre amato Rino Gaetano e la storia della canzone è molto bella. Rino l’ha cantata solo una volta dal vivo, perché aveva visto la sua fidanzata tra il pubblico ma lei a quel punto lasciò il concerto. Il testo del brano è molto forte, ma Rino riesce a cantare quei versi con grande leggerezza”.
Del suo personaggio, delle sue canzoni, del suo modo di interpretarle, dei suoi testi sempre avanti e tuttora attuali, ci manca tutto. Buon compleanno, Rino: che il tuo cielo sia sempre più blu.
Paolo Paglialunga
Grande Artista…non saprei cosa aggiungere che tu non abbia già menzionato.
Onore a questo ragazzo dai mille sorrisi.
Sempre bravo Paolo ,a cogliere gli attimi miglior della nostra storia e a riportarli nei nostri Cuori.
Bravo Paolo grande Rino .. è giusto ricordarlo