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“Restiamo umani”: l’esortazione di Vittorio Arrigoni

di | 2024-04-14T10:27:33+02:00 14-4-2024 5:25|Personaggi, Sezione 6|0 Commenti

PALERMO – Se Vittorio Arrigoni fosse ancora vivo, avremmo forse un’informazione più precisa su quanto succede oggi nella martoriata striscia di Gaza. Volontario, giornalista e reporter, dal 2004 al 2011 fu anche autore del blog Guerrilla Radio, il più letto in Italia durante l’operazione militare israeliana ‘Piombo fuso’ del 2008/2009, quando Arrigoni rimase uno dei pochi, se non l’unico, dei cronisti/testimoni sul campo.

Ma chi fu Vittorio Arrigoni? Prima di diventare un volontario in servizio permanente e un reporter, Vittorio era un ‘normale’ ragazzo lombardo: nato a Besana in Brianza il 4 febbraio 1975, viveva a Bulciago, un paesino in provincia di Lecco, dove, conseguito il diploma di ragioniere, collaborava col padre nell’azienda di famiglia. Spinto anche dal clima di servizio e di solidarietà respirato in famiglia, da ventenne, durante le ferie estive, con organizzazioni umanitarie non governative cominciò a fare il volontario nei paesi dell’Europa dell’Est (Croazia, Russia, Ucraina, Estonia, Polonia, Repubblica Ceca): lavorava nella ristrutturazione di ospedali, nella manutenzione di alloggi per disabili e nella costruzione di edifici per profughi di guerra. Si recò anche in America latina e poi prestò la sua opera in Africa (Togo, Ghana e Tanzania) con una cooperativa impegnata contro il disboscamento delle foreste alle pendici del Kilimangiaro.

Nel 2002 venne inviato con una nuova organizzazione umanitaria a Gerusalemme Est. Nel 2003 entrò a far parte dell’organizzazione International Solidarity Movement e cominciò a interessarsi della questione palestinese e a scrivere le prime corrispondenze: denunciò apertamente le azioni di Israele verso la popolazione della Striscia di Gaza, ma criticò e prese nettamente le distanze dalla politica autoritaria e teocratica di Hamas, nella Striscia, e da quella di al-Fath in Cisgiordania.

A sua insaputa, nel 2005 fu inserito nella lista nera delle persone sgradite ad Israele. Per questa ragione, il 26 marzo di quell’anno, fu fermato alla frontiera con la Giordania e brutalmente picchiato dai militari israeliani. Abbandonato in territorio giordano, fu soccorso da militari giordani. La sua vicenda suscitò un’interrogazione parlamentare  al Ministero degli Esteri italiano. Allora, lo scrittore israeliano Amos Oz affermò che la sua presenza a Gaza era sgradita poiché il volontario avrebbe potuto testimoniare contro Israele per crimini di guerra alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia.

Tornato in Israele a fine 2005 per partecipare all’International Nonviolence Conference, Arrigoni venne arrestato con altri attivisti internazionali all’aeroporto di Tel Aviv. Ferito, dopo un ricovero in ospedale e una detenzione di alcuni giorni, fu espulso e rimandato in Italia. Nei due anni successivi, prestò la sua opera di volontario in Congo e in Libano: nell’estate del 2006 partecipò, come osservatore internazionale, alle prime elezioni libere nella Repubblica Democratica del Congo; nel settembre del 2007 partì in missione umanitaria in Libano.

I funerali di Vittorio Arrigoni

Vittorio aveva ormai a cuore la situazione difficile dei palestinesi nella striscia di Gaza. Vi tornò via mare nel 2008, operando in difesa dei pescatori palestinesi che cercavano di pescare nelle proprie acque territoriali. Intanto, era reporter per PeaceReporter, per il programma Caterpillar di Rai Radio 2, per Il Manifesto e per altre testate italiane e internazionali. Nel 2009 fu pubblicato e tradotto in varie lingue il suo libro Gaza, Restiamo umani, raccolta dei suoi reportage da Gaza. Nel maggio del 2009 venne insignito del Premio Città Sasso Marconi, con la seguente motivazione: «I suoi pezzi, raccolti anche da televisioni e organizzazioni internazionali, sono stati impressionanti per verità, capacità descrittiva in diretta, pietà, solidarietà con le vittime civili (…)». Una delle ultime pubblicazioni nel suo blog, il 4 gennaio 2011, fu il manifesto dei giovani Gaza Youth Breaks Out: segno di protesta e di rivendicazione di libertà e democrazia sia dall’occupazione israeliana sia dall’oppressivo regime di Hamas.

Nella sua limpida indipendenza, va forse cercata una delle cause del suo assassinio da parte di un gruppo terrorista dell’area jihādista salafita, la sera del 14 aprile 2011. Il giorno dopo, il 15 aprile, il suo corpo senza vita fu rinvenuto in un’abitazione di Gaza dalle forze di Hamas. Vittorio aveva 36 anni.

Egidia Beretta, madre di Vittorio

Per dare un’idea dell’uomo, ecco cosa scriveva Vittorio Arrigoni nel 2004 nella lettera a un’amica: “Oltre a lasciare un segno nelle anime delle persone – segno possibilmente indelebile, segno di umana passione, compassione, condivisione delle pene e infinita empatia – ho sempre pensato che sia necessario anche imprimere una traccia più fisica, visibile e che rimanga nel tempo, come la pietra angolare di un ospedale, le fondamenta di un orfanotrofio per bimbi tristemente rinnegati dal mondo. Il motore che mi ha spinto verso luoghi via via meno ospitali a offrire la mia mano e la mia anima al servizio di opere benefiche, non è filantropia … ma la mia nuda umiltà ordina di definirlo egoismo. Perché queste esperienze mi donano la pura essenza del vivere. (…). Bisogna allora lasciare tracce del proprio passaggio nei cuori, innanzitutto dei poveri incontrati e delle vittime di un’ingiusta guerra, mostrando loro come esiste un occidente alternativo, che si sa spogliare dei propri dettami culturali di superbia e arroganza, che sa porsi come accogliente ed empatico, lontano da ogni circuito di sfruttamento e via dalla macchina da guerra che succhia ogni riserva di soldi e di vite umane”.

Arrigoni all’opera da volontario umanitario

Chi lo ha conosciuto, afferma che aveva un rapporto speciale con i bambini, che gli correvano dietro dovunque: “Lo guardavano incantati… forse dai suoi tatuaggi, forse dai suoi occhi e dal suo sorriso che, con loro, tornava fanciullo”. “Era un’affinità spirituale, intima, quasi mistica quella che Vittorio aveva con i ragazzini. Era la gioia nel riconoscersi simili, l’innocenza ritrovata”.

Negli angoli del pianeta straziati da guerra e violenza, possa allora toccare i cuori l’esortazione con cui Vittorio chiudeva i suoi scritti: “Restiamo umani”.

Maria D’Asaro

 

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

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