//Referendum, raccolta firme contro la caccia

Referendum, raccolta firme contro la caccia

di | 2021-07-22T17:49:46+02:00 25-7-2021 7:05|Top Blogger|0 Commenti

Nel precedente referendum contro la caccia, era il giugno 1990, non venne raggiunto il quorum necessario a validare il volere popolare. Ma tra coloro che andarono alle urne (il 43, 3 degli aventi diritto) il 92,20 per cento si espresse a favore dell’abolizione dell’attività venatoria. Adesso gli ambientalisti-ecologisti (e non solo) ci riprovano e a 31 anni di distanza la vittoria del Sì appare ancor più a portata di mano.
La raccolta di firme per il referendum è partita lo scorso primo luglio ed è stata presentata a Roma nella Sala Piccola della Promoteca in Campidoglio dal comitato promotore “Sì Aboliamo la caccia”.
Termine ultimo per firmare è la fine di settembre, ci si può recare all’Ufficio elettorale del proprio Comune oppure ai banchetti organizzati nelle piazze di centinaia di città italiane. Secondo i promotori “L’obiettivo è quello di raccogliere 500 mila firme in tutta Italia necessarie per portare al voto i cittadini e abolire finalmente questa attività”.
“La caccia è violenta, cruenta, sanguinaria – hanno affermato i promotori del referendum – provoca ingenti danni ambientali per i milioni di pallini di piombo e cartucce che vengono abbandonate sul terreno dai cacciatori, inquinano campagne e falde acquifere; è responsabile di uno sperpero di decine di milioni di euro di denaro pubblico per il ripopolamento degli animali selvatici; alla fine della stagione di caccia, nel mese di febbraio, si verifica un ingente abbandono di cani utilizzati dai cacciatori, come registrato dalle Regioni; le stesse Federazioni sportive di tiro (al volo, carabina, pistola, arco, balestra) rifiutano la presenza e la partecipazione di cacciatori o anche di persone che abbiano ucciso un solo animale”.
Il precedente referendum abrogativo sulla caccia in Italia si svolse il 3 giugno del 1990 ed ebbe come oggetto due distinti quesiti: disciplina sulla caccia, il primo; accesso dei cacciatori a fondi privati, il secondo. Un terzo quesito riguardava invece l’uso dei pesticidi, con specifico riferimento alla disposizione che attribuiva al ministro della Sanità il potere di stabilire il limite di tolleranza nell’uso dei pesticidi secondo criteri di discrezionalità pura, in luogo di criteri medico-scientifici.
Il referendum del ’90 sulla caccia fu promosso da Partito Radicale, Verdi, Partito Comunista Italiano, Democrazia Proletaria, Lega Italiana Protezione Uccelli, Legambiente, WWF e altre associazioni ecologiste; i due quesiti sulla caccia ottennero altresì il sostegno del Partito Socialista Italiano, e anche di numerosi esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo.
Ma alle urne si presentò solo il 43,36 per cento degli italiani, ovverosia meno del 50 per cento più uno, e quindi il referendum non ebbe seguito (art.75 della Costituzione) nonostante il 92,20 per cento dei votanti si fosse espresso a favore dell’abolizione dell’attività venatoria.
In Italia il numero delle licenze di caccia è di circa 700 mila con una densità di 2,30 cacciatori per chilometro quadrato. Una percentuale tra le più alte in Europa. Le specie cacciabili in Italia sono 48 e ogni cacciatore ha la possibilità di cacciare un numero massimo di animali per ogni giornata venatoria (carniere giornaliero) e un numero massimo per stagione (carniere stagionale). Secondo la Lav (Lega antivivisezione) “basandoci sul numero dei cacciatori e sui carnieri (il registro del numero di animali uccisi durante una battuta di caccia) delle Regioni Veneto, Lombardia, Sicilia e Toscana, abbiamo elaborato una stima: ogni anno possono venire uccisi legalmente 400 milioni di animali, più di 4 milioni per ogni giornata venatoria, 400.000 per ogni ora, 116 al secondo”.
Ma la cultura ambientalista sta cambiando, diminuisce il numero dei cacciatori con sempre meno giovani che imbracciano la doppietta. Secondo quanto elaborato dalla Coldiretti sui dati Istat e Federcaccia la maggior parte dei cacciatori ha un’età compresa tra i 65 e i 78 anni, e il valore dell’età media continua a crescere.
“Vorrei ricordare – ha aggiunto Paolo Bernini, presidente DPA Onlus Associazione Difesa Protezione Animali – che tantissime vittime sono animali ma ci sono anche tante vittime umane”.
La stagione di caccia 2020-2021 si è chiusa con 14 morti e 48 feriti, ha dichiararlo è l’Associazione vittime della caccia-Avc sul proprio sito on line (“www.vittimedellacaccia.org”) dove si rileva anche che è stata riscontrata “una valanga di illeciti, reati, crimini, crudeltà”.
La stessa associazione precisa che in ambito venatorio ci sono stati 9 morti e 41 feriti, che sono stati in totale 10 i cacciatori morti e 33 quelli feriti mentre fra la cosiddetta “gente comune” – quindi al di fuori dell’ambito della caccia – sono morte 4 persone e 5 sono rimaste ferite.
“Mai come in questa stagione – osserva l’Avc – la Regione Toscana si è distinta per un risultato negativo così impressionante, con ben 11 persone impallinate (3 morti e 8 feriti), incontrastata vincitrice, ha battuto tutti sia per feriti che per morti”. Con 5 vittime (tra morti e feriti) seguono Abruzzo, Sardegna e Sicilia.

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