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Raffaele La Capria, una vita spesa in nome dell’Amore

di | 2022-06-30T18:50:18+02:00 3-7-2022 6:20|Personaggi, Sezione 5|0 Commenti

NAPOLI –  Come l’amore cresce dentro di te, così cresce la bellezza. Perché l’amore è la bellezza dell’anima. Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori, e là ti cercavo: Sant’Agostino così sottolineava quanto fosse importante il concetto dell’Amore. Che Raffaele La Capria ha espresso in ogni pagina dei suoi lavori. Pochi giorni prima di morire, dichiarava che il segreto per attraversare con saggezza e lucidità un secolo di storia era Amare. La Capria vinse nel 1961 il Premio Strega per “Ferito a morte”. Nel settembre del 2001 ricevette il Premio Campiello alla carriera e nel 2002 gli viene assegnato il Premio Chiara, sempre alla carriera. Nel 2005 vinse il “Premio Viareggio” per la raccolta “L’estro quotidiano”. Nel 2011 e nel 2012 gli è stato assegnato il premio Alabarda d’oro alla carriera per la letteratura e il Premio Brancati.

Dalla terrazza dove viveva in pieno centro a Roma, aveva detto: “Questo panorama ha la profondità che solo il mare sa dare. Sono vicino al Pantheon e mi sento anche un po’ nella mia Napoli. In quest’attico ci viveva già mia moglie Ilaria Occhini. Da quando la conobbi nel ’61 alla serata del Premio Strega, che vinsi per “Ferito a morte”, non ci siamo più lasciati e d’allora ho sempre vissuto qui”. L’amore per Napoli lo manifestava frequentemente, ogni volta che poteva. Scriveva: “Tutte le città sono diverse tra di loro, ma Napoli è più diversa e da questa diversità dipende anche il rapporto sempre ambivalente e spesso doloroso che gli scrittori napoletani intrattengono con la loro città. È più diversa innanzitutto perché i suoi problemi sono diversi e troppo spesso appaiono irrisolvibili… con la ragione”.

Un’intera parete del suo studio è tappezzata con i Meridiani Mondadori, dedicati ai grandi della letteratura e La Capria era fiero di essere tra loro: “Sono l’unico scrittore italiano celebrato in vita con ben due edizioni. Ma non mi piace essere ricordato solo per il premio Strega. In questo studio ho scritto “Lo stile dell’anatra”, “L’estro quotidiano” e “Capri non più Capri” che sono i miei preferiti. Ogni frase è nata sui tasti di quella macchina da scrivere”. Una gloriosa Olivetti Valentine, di un rosso acceso che gli ricordava i tempi legati alla scrittura. Alexandra, figlia premurosa, sceneggiatrice e interior designer che, abbracciando il padre, aveva dichiarato: “L’ascolto gli dà gioia. Insieme parliamo di tutto, dei risvolti della guerra che segue in tv. Per un uomo centenario, anche un’intervista è un modo di renderlo partecipe della vita. Da quando mia madre ci ha lasciato nel 2019, lui ha smesso di scrivere, di dettarmi i suoi pensieri. Lei era la sua prima attenta e severa lettrice”.

Ma qual è il segreto di una lunga vita, di una vita così piena, attraversata con serenità e filosofia? “L’amore. Godere degli affetti, amare ed essere amati. E poi naturalmente la letteratura. Tutti questi libri che mi circondano sono un abbraccio vitale. E poi c’è il buon cibo. Non ho mai perso la voglia della buona tavola: la frittata di pasta mi rimanda all’infanzia con mia madre. Ma l’elisir è anche un buon vino. E con il rosso creato a suo tempo da mia moglie, che sorseggio ogni sera, è come se mi riunissi a lei”.

L’amore tende per natura ad unire. La radice dell’amore, ponendosi come centro della morale e della volontà, non può che generare il bene. Raffaele La Capria ha saputo porre, proporre, con estrema discrezione ma con grande passione, l’origine e il fine della sua vita: l’amore sconsiderato per le sue origini, per il legame con la tradizione che lo ha generato e accompagnato fino alla fine.

Innocenzo Calzone

Nell’immagine di copertina, lo scrittore Raffaele La Capria con la moglie, l’attrice Ilaria Occhini, scomparsa qualche anno fa

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine alla Scuola Secondaria di I grado presso l’Istituto Comprensivo “A. Ristori” di Napoli. Ha condotto per più di 13 anni il giornale d’Istituto “Ristoriamoci”. Partecipa e promuove attività culturali con l’associazione “Giovanni Marco Calzone” organizzando incontri e iniziative a carattere sociale e di solidarietà. Svolge attività di volontariato nel centro storico di Napoli con attività di doposcuola per ragazzi bisognosi; collabora con il Banco Alimentare per sostenere famiglie in difficoltà. Appassionato di arte, calcio e musica rock.

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