NAPOLI – Terra straordinaria di eccellenze e bellezze paesaggistiche, Napoli è nota in tutto il mondo per il fascino leggendario del suo passato che rivive in palazzi, case, castelli, Chiese e Cappelle del Centro storico. ‘O Munaciello, la Bella ‘Mbriana, Parthenope, l’amore drammatico di donna Anna Carafa, quello osteggiato tra Capri e Vesuvio, il diavolo di Mergellina, la suggestiva Statua del Cristo velato: sono solo alcune delle tante storie del vasto patrimonio artistico e culturale della città.
La scrittrice napoletana Matilde Serao, nella raccolta “Leggende napoletane”, offre uno spaccato della Napoli esoterica, in cui le credenze popolari si trasformano in personaggi reali. La leggenda “La città dell’amore”, legata alla nascita della città, presenta la bellezza di luoghi unici al mondo, scelti dalla Vergine greca, Parthenope, insieme al suo innamorato, Cimone: “Si chiamava Parthenope, che nel dolce linguaggio greco significa Vergine. Parthenope e Cimone vi portano l’amore… Stretti l’uno all’altra, essi hanno portato il loro amore sulle colline, dalla bellissima, eternamente fiorita di Poggioreale, alla stupenda Posillipo… E’ lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori. Parthenope è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore”.
Camminare lungo le strade di Napoli, esplorare ogni suo angolo, significa entrare in una dimensione temporale indefinita, dove la realtà si confonde con il passato e l’incanto mitologico attrae e seduce il visitatore. Ed è proprio in questi spazi atemporali che può capitare di avvertire la presenza di uno dei più celebri personaggi dell’immaginario popolare, ‘O Munaciello, l’eterno bambino, vestito da monaco che, a seconda dei casi, semina discordia e contrasti oppure fortuna e buoni auspici: “A poco a poco in quei bassi quartieri… si divulgò la voce che ‘O Munaciello avesse in sé qualche cosa di magico, di soprannaturale… Quando portava il cappuccetto rosso era buon augurio, ma quando il cappuccetto era nero, allora cattivo augurio”.
E come non rimanere folgorati dalla bellezza del Cristo velato, nella Cappella del Principe di Sansevero, dalla finezza del velo che fa trasparire ogni minimo dettaglio del corpo tribolato di Cristo? “Sopra un corpo di marmo, che sembra di carne, un lenzuolo di marmo che la mano quasi vorrebbe togliere… Niente manca, dunque, in questa profonda creazione artistica: e vi è il sentimento che fa palpitare la pietra, turbando il nostro cuore, e v’è l’audacia del creatore che rompe ogni regola, e v’è il magistero di una forma eletta, pura, squisita”.
Sono leggende napoletane, storie di fantasia e di folclore, ma possiedono la vera anima della città antica e proprio per questo estremamente significative e coinvolgenti, un bene prezioso da tramandare alle nuove generazioni.
Amalia Ammirati
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