MILANO – Il 16 ottobre del 1943 un reparto scelto delle SS tedesche effettuò il rastrellamento nel ghetto di Roma, deportando persone di religione ebraica, tra uomini, donne e bambini; dei 1259 arrestati, 1023 furono deportati direttamente nel campo di sterminio di Auschwitz: soltanto 16 di loro sopravvissero. Papa Pio XII, informato dell’accaduto dalla principessa Enza Pignatelli, mantenne un riservato silenzio; il giudizio storico è ancora sospeso tra il ravvisare nelle scelte della Chiesa un connivente tacere o una voluta apparente inattività, per attuare azioni di solidarietà per le vittime. Hitler non fu molto contento del risultato conseguito dal colonnello Kappler, dal momento che a Roma la comunità ebraica contava tra 8000 e 12000 persone; ma ben più certamente nelle ire del Führer sarebbero incorse tutte le religiose che, impavide ed armate solo di fede e carità, nascosero all’interno dei loro conventi migliaia di Ebrei (circa 5mila secondo i documenti), esponendosi al rischio di ritorsioni.
“L’accoglienza dei perseguitati è per noi, che siamo consacrate, l’unica strada da percorrere”, scrive nel suo diario Suor Ignazia, madre superiore del Convento delle Francescane di Via Poggio Maiano, nonché personaggio dell’ultimo libro di Ritanna Armeni “Il secondo piano”. La suora, insieme alle sue sorelle non ha esitazioni ad accogliere ed a nascondere un gruppo di Ebrei, nonostante sia presente un’infermeria tedesca al piano terra del suo convento. Le famiglie, tra cui ci sono tre bambini, sfuggite miracolosamente al rastrellamento del ghetto vengono nascoste al secondo piano ed a separarle dal nemico c’è solo una scala e l’audacia mite delle religiose che hanno le loro stanze al primo.
Il libro si compone di pagine narrative fatte della quotidianità e delle riflessioni personali delle religiose sul modo di sentire la fede e sull’osservanza delle regole monastiche; nonché del tempo statico dei rifugiati, segnato dal terrore di essere scoperti, dal ricordo e dal dolore per i loro cari uccisi e dalla sottrazione immotivata della normalità della loro vita, ora costretta al buio e ad un’immobilità silenziosa. Si alternano, inoltre, passi in cui sono presenti incursioni storiche, che riportano nomi, numeri, luoghi della realtà della città eterna piegata dalla fame delle tessere annonarie, straziata dalle operazioni dei partigiani e dalla feroce repressione dell’esercito tedesco sempre più crudele; basti un nome ed un luogo per tutti: “L’eccidio delle Fosse Ardeatine”.
“Il secondo piano” non si basa sulla finzione letteraria e romanzata, ma sull’operato di suore realmente vissute, le cui azioni sono state documentate dalla storica Suor Grazia Loparco, docente nella facoltà di Scienze dell’Educazione nella Pontificia Università. Le sue accurate ricerche hanno dato visibilità (grazie anche all’apertura degli Archivi Vaticani) a tanto eroismo, amore e carità; ma soprattutto hanno consentito ulteriormente a destrutturare stereotipi comuni più volte ricorrenti nella Letteratura ed al rovesciamento della percezione più diffusa dell’immaginario sul mondo delle suore.
Da sempre, oltre che alla preghiera, questi ordini di religiose si dedicano al servizio degli altri, fornendo assistenza e ospitalità ai bisognosi, accoglienza ai senzatetto o sostegno alle famiglie in difficoltà; in altri casi queste donne consacrate sono impegnate nel campo medico o in quello educativo, insegnando nelle scuole. II loro vissuto va sempre contestualizzato, come in fondo quello di tutti, e legato alla mentalità del tempo in cui operano; pertanto, in alcuni periodi sono state vittime di soprusi familiari e sociali, private della facoltà di scegliere e di determinare il loro destino, emarginate ed escluse da ruoli apicali, spesso relegate nei conventi a svolgere solo lavori domestici; in altri sono divenute espressione ed esecutrici materiali di mentalità grette e conservatrici.
Tanti gli esempi: dalla Monaca di Monza con quel suo “Sì” ai voti pronunciato per obbedienza all’imposizione paterna e che ha il peso ed il senso di una pietra tombale che si chiude su di lei “lo ripeté, e fu monaca per sempre”, al clichè di donne peccaminose come Suzanne in “La religeuse” di Diderot o ancora a quello della miseria e follia come per la novizia Maria in “Storia di una capinera” di Verga. Anche il cinema ha mediato tanti modelli molto diversi tra loro, passando da suore frivole e corrotte, ad altre aguzzine e intolleranti. Si pensi a Magdalene, bellissimo film del 2002 scritto e diretto da Peter Mullan; la storia ambientata nel 1964 in Irlanda racconta di giovani donne, ragazze-madri, violentate, orfane o solo troppo “vivaci”, che vengono rinchiuse dai familiari in uno dei conventi Magdalene, gestiti dalle Sorelle della Misericordia. Le ragazze subiscono sulla loro pelle l’emarginazione sociale e le angherie fisiche e psicologiche perpetrate, in nome di una presunta buona morale, dai religiosi.
La visione del film porta empaticamente a condividere la sofferenza delle ragazze ed a condannare la crudeltà ed anaffettività delle suore. Contesto simile in Philomena del 2013 diretto da Stephen Frears. Philomena, una ragazza irlandese, viene costretta ad abbandonare suo figlio, dopo il parto, in un convento. Cinquant’anni dopo, la donna, assieme al giornalista Martin Sixsmith, si mette alla ricerca del suo bambino, nel frattempo affidato a una famiglia americana. Il desiderio di riabbracciare il “figlio negato” si conclude con la scoperta della sua morte e così la storia si chiude dove era cominciata: nel convento.
Oggi le suore, che a differenza dei preti non percepiscono lo stipendio, continuano a vivere accanto agli ultimi e per gli ultimi, si occupano dei giovani per la loro educazione, dei malati e dei sofferenti; ma studiano, lavorano ed esprimono la loro opinione sull’economia del pianeta, sulla diffusione della povertà e sull’emarginazione, sull’emergenza climatica anche in consessi internazionali. Nel 1298 Bonifacio VIII con la Bolla “Periculoso” ordinò la clausura per tutte le religiose “presenti e future”; il 15 gennaio 2020, Papa Francesco ha nominato l’avvocato Francesca Di Giovanni come Sottosegretario per il Settore Multilaterale della Sezione per i Rapporti con gli Stati ed il 7 febbraio 2021 Suor Nathalie Becquart, quale Sottosegretario del Sinodo dei vescovi; mentre alla stampa ufficiale del Vaticano da un po’ di anni si è aggiunto un mensile di donne per le donne “Donne Chiesa Mondo”.
Vivere in una società giusta e civile vuol dire, in definitiva , adoperarsi affinché tutti godano degli stessi diritti, di pari opportunità e libertà di scelta ed allora meritano attenzione le considerazioni finali dell’Armeni che nella postfazione, riferendosi alle suore protagoniste del suo romanzo, parla di “donne con una missione che comprende il prossimo” e afferma quanto “il loro femminismo, mai dichiarato tale” sia invece “chiarissimo nel giudizio di merito sugli uomini e sul mondo degli uomini. E sulla Chiesa”.
Adele Reale
Nell’immagine di copertina, il rastrellamento nel ghetto di Roma che portò all’arresto di oltre mille ebrei
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