RIETI – Viaggiare è una passione che tutti coltivano. Conoscere nuovi luoghi e nuove culture è sempre un’esperienza che si rinnova e, per quello che mi riguarda, questa passione sicuramente mi deriva dall’irrequietezza di mio padre che fin da giovanissimo lasciò il suo paese natio per recarsi, senza una meta precisa, come lui stesso spesso raccontava, ad affidare il suo futuro, ad un Paese straniero. Io, essendo nata prematuramente, ho intrapreso il mio primo viaggio alla tenera età di 9 mesi, cullata tra le braccia di mia madre, in un treno diretto in Francia. Anche se davvero molto piccola, devo aver assimilato comunque qualcosa di quel lungo viaggio in treno, perché molto spesso negli anni mi sono ritrovata a pensare ai treni come ad un qualcosa di molto vicino. Il rumore del passare veloce sulle rotaie, il suono del ‘fischio’ che ne annuncia l’arrivo o la partenza, la singolarità dei passaggi a livello e delle stazioni con i rumori sordi dei passi veloci e delle voci dei tanti passeggeri in sottofondo, sono sempre stati per me rassicuranti e familiari.
Nelle tante notti insonni, il passare veloce del treno mi distraeva dai pensieri e mi faceva sentire stranamente più tranquilla. Ed è proprio ad un viaggio in treno che la mia mente mi riporta. Un viaggio organizzato alcuni anni fa in occasione delle festività pasquali in cui decidemmo di trascorrere alcuni giorni a Parigi ed optammo per il viaggio in treno. Il bellissimo treno di allora, Parigi –Vienna, con partenza alle 22 della sera ed arrivo alle 7del mattino alla stazione della Gare de Lyon, in cuccetta a 4, perché tanti eravamo, per guadagnare un giorno in più di permanenza. Ricordo che ero doppiamente entusiasta della cosa, perché portavo a conoscere per la prima volta Parigi anche due giovanissimi familiari che non potevano che rendere ancora più entusiasmante il soggiorno, vista la gioiosa curiosità della loro giovane età e perché avevamo questa lunga notte da passare insieme in treno. Per l’occasione ricordo che portai con me, come sempre del resto nei miei viaggi, un libro da leggere nei momenti di relax, ma questo libro lo portai con maggiore entusiasmo perché mi era stato appena regalato ed ero molto curiosa di iniziare a leggerlo, vista la grande pubblicità che lo precedeva. Dunque, c’erano tutti i presupposti per un piacevole lungo viaggio notturno verso la capitale francese. Una volta sistemati nella nostra cuccetta e partiti dalla stazione Termini di Roma, dopo qualche minuto passò il controllore per i biglietti e per informarci dell’orario di apertura del vagone ristorante ed augurarci un buon viaggio.
Dunque finalmente ha inizio il viaggio. Usciti dalla stazione, dal largo finestrino si cominciano a veder sfrecciare i paesaggi delle periferie e della campagna romana. Si decide di cenare e poi tornare in cuccetta e prepararci per la notte e cercare dormire per arrivare riposati all’indomani: ci attendeva una lunga giornata. Sistemati nei nostri posti ed esaurite le lunghe conversazioni che ci dividevano dal sonno, uno dopo l’altro i miei compagni di viaggio si addormentarono ed io, per conciliare il mio sonno, inizio la lettura del libro, lettura che di tanto in tanto alternavo per guadare fuori dal finestrino, dove il buio si illuminava a volte con le luci dei villaggi o delle città che velocemente si intravedevano nello sfrecciare veloce del treno. Ricordo che la lettura del libro mi prendeva sempre di più. Ogni pagina mi spingeva all’altra e con il passare delle ore il sonno non arrivava, anzi ero sempre più sveglia. Guardavo e sentivo dormire i miei compagni di viaggio ed il silenzio era rotto a tratti solo dal treno che incontrava qualche lunga galleria, lasciandoci al buio, per poi ritornare ad illuminarsi flebilmente. Ed io leggevo e mi immedesimavo sempre più nella storia e nei personaggi che la componevano, ma ero anche attratta dalla finestra che mi trovavo di fronte e da ciò che riuscivo a scorgere. Man mano che si procedeva cambiavano i paesaggi, quando si riusciva a scorgerne qualcuno.
D’un tratto vidi il mare che riuscii a scorgere con il riflesso della luna che lo illuminava quasi a giorno. Poi più nulla e mi immersi di nuovo nella lettura dove un altro paesaggio e altre avventure si intrecciavano: mi sembrava di vivere tutto intensamente, completamente sveglia, in quella cuccetta dove oltre al treno scorrevano veloci differenti vite. D’un tratto fui attratta da uno strano bagliore, che mi distrasse dalla lettura. Bagliore che filtrava dal finestrino, tanto che mi affacciai per guardare meglio e vidi uno spettacolo incantevole: la neve che cadeva a larghi fiocchi e imbiancava il paesaggio. Le montagne delle Alpi, tanto imbiancate da illuminare in maniera quasi sinistra il buio circostante. Uno spettacolo splendido, tanto che feci scorrere il lato del finestrino per vedere e “sentire” meglio, i fiocchi che cadevano. Spettacolo che mi accompagnò per un po’, non saprei quanto, perché ne persi la cognizione di fronte a quell’evento inaspettato. Eravamo in aprile inoltrato.
In quel momento mi girai d’istinto verso i miei compagni di viaggio per renderli partecipi, ma mi resi conto che dormivano beatamente e dunque ricacciai indietro l’entusiasmo e tenni tutto per me. Glielo avrei raccontato qualche ora più tardi. Mi rimisi a leggere mentre la notte pian piano svaniva, fino a che ad un certo punto la tiepida luce del giorno si affacciò e si cominciavano già ad intravedere i paesaggi alternati alle abitazioni, ai ponti, ai fiumi, alle gallerie. Ed io terminai il libro, che non mi aveva affatto delusa, anzi, e nonostante non avessi dormito affatto, ero entusiasta, carica di energia e felice perché la mia avventura era iniziata, prima ancora di giungere a destinazione. Durante una magnifica notte insonne in una cuccetta del treno Parigi-Vienna.
Stefania Saccone
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