CASERTA – “Finalmente qualcosa comincia a muoversi”. Così potremmo dire, assistendo alle prime denunce per danni ambientali nei confronti di sindaci ed imprenditori senza scrupoli e dignità in provincia di Caserta. Sono troppi anni che partono denunce, s’infittiscono le indagini, ma pare che nulla porti a provvedimenti eclatanti. Sarà la legge che non tutela i cittadini, sarà la lentezza burocratica che non consente di arrivare a conclusioni “meritevoli” di attenzione. Sta di fatto che è talmente alta la rassegnazione dei cittadini e la paura per ritorsioni, che si convive, da anni, con la presenza di terreni e fiumi utilizzati come sversatoi di ogni porcheria.
La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha accertato, tramite indagini aeree e analisi sui campioni prelevati, che negli ultimi mesi continuava ad ingrandirsi una macchia nera costituita dalle acque reflue provenienti dal depuratore intercomunale di Vitulazio, comune dell’entroterra casertano. Interessi economici, delinquenza, ignoranza, cattiveria, vigliaccheria; si è alla mercé di un manipolo di affaristi senza scrupoli che non hanno la faccia di fermarsi di fronte a nulla. Dalla terra dei fuochi al litorale Domiziano, un’intera provincia, quella casertana, marchiata, inquinata, depredata per puro e sporco commercio economico.
I volontari di Legambiente Campania si sono dati appuntamento alla foce del torrente Agnena, a Mondragone in provincia di Caserta, per esporre lo striscione con la scritta “Che vergogna”. Un blitz effettuato in occasione della tappa campana di Goletta Verde, con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione su quanto avvenuto il 6 maggio scorso, subito dopo la fine del lockdown, quando una macchia nera si propagò dalla foce del canale Agnena nel Mar Tirreno, provocando indignazione e preoccupazione nella popolazione. Il depuratore, ritenuto malfunzionante e sottoposto a sequestro, serve anche altri tre comuni (Pastorano, Bellona e Camigliano) e una popolazione in totale di 18.700 persone.
Nell’inchiesta risultano indagati (finalmente) tutti i sindaci, succedutisi dal 2015 ad oggi, dei quattro comuni che si servono del depuratore. Gli inquirenti hanno accertato che episodi simili, ovvero di sversamento in mare di acque reflue non trattate, si erano già verificati in quattro circostanze dal 2004 al 2019.“Con il blitz alla foce dell’Agnena – denuncia Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – vogliamo mantenere alta l’attenzione su foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge e che rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare. In molti casi dietro questi sversamenti c’è la mano criminale ed importante il ruolo di sentinella da parte dei cittadini responsabili. La nostra denuncia sulle carenze depurative vuole provare a superare un deficit cronico, anche per tutelare il turismo e le eccellenze dei territori”.
Si spera che anche quest’ulteriore denuncia non finisca nel nulla come quelle fatte negli ultimi trent’anni, da quando sia Don Luigi Patriciello che Raffaele del Giudice hanno cominciato a porre all’attenzione dei media la gravità di tali nefandezze. Serviranno altri morti? Serviranno altre minacce? Sono stati individuati, con i droni, villeggianti solitari sulle spiagge durante il Covid. Perché non utilizzare i droni per questioni più importanti? Eppure sembra così semplice, basta solo scrutare un po’…
Innocenzo Calzone
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